IL GIRADISCHI

Io immagino (veramente ne sono certo almeno quanto Voi) di non essere del tutto normale!
Tra i vari danni di cui dispone il mio corredo cromosomico è di rilevante impatto il "conservazionismo". Cioé l'orrida e maniacale fissazione che ci costringe a non buttare via niente.
Io conservo tutto (o quasi tutto. I residui alimentari, per ovvie ragioni di profumazione, li getto anch'io) e, piuttosto di cestinare un oggetto od un abito, cerco di trasformarlo in qualche altra cosa.
Buona parte dei miei familiari (cioé tutti) provano un sano disprezzo per questa mia particolare fobia. A parte i libri, che sembrano rappresentare un valore e "devono" persino essere riparati, tutto il resto, quando passato di moda, risulta ciarpame. Cioé materiale in grado, nelle condizioni ottimali, anche di offendere lo sguardo. La Strega, talvolta ed in rare circostanze, ha accettato l'idea di conservare e riutilizzare gioielli preziosi debitamente "rimodernati". I miei figli, l'Orso e l'Anaconda, si liberano periodicamente di tutto il possibile, accusando carenze di spazio vitale. E tutti, quando sono distratto o assente, cercano di buttare via la mia roba, confidando nella mia quasi totale mancanza di memoria.

La faccenda assume spesso le connotazioni di una vera e propria guerra, combattuta a volte seguendo Clausewitz ed altre Sun-Tzu.

Naturalmente devo riconoscere che la faccenda ha delle pieghe molto ingombranti, perchè la mia forma maniacale si spinge sino al conservare anche apparecchiature, macchine ed oggetti oramai assolutamente inutilizzabili, persino modificando la loro naturale destinazione d'uso.

L'ultimo oggetto in ordine di tempo è un vecchio giradischi, completamente disintegrato ed ereditato da mio padre (i miei fratelli avrebbero buttato via tutto, insieme ad un centinaio di dischi di gommalacca più antichi di me) che ho cercato di riparare in tutte le maniere possibili senza alcun risultato.
L'ho persino portato ad un esperto (credo) di restauro di tali obsolete apparecchiature, ed il disgraziato personaggio ha provveduto, astutamente, a tagliare ed asportare tutti i fili elettrici interni rendendo impossibile il funzionamento persino dell'unica cosa che funzionava: gli altoparlanti.

Malgrado tutto non sono riuscito a buttarlo.

Ora l'ho affidato ad un restauratore di mobili, che provvederà a incerare e lucidare la cassa di legno (è veramente una roba vecchiotta) ed io già mi immagino ad aprirlo per osservare tutti quegli strani meccanismi, quelle misteriose cinghiette fatte di materiali che come li tocchi si polverizzano e quelle curiose rotelline dentate che avrebbero, anche loro, bisogno del dentista.

So perfettamente che non lo riparerò mai, ma chissà quanto tempo riuscirò a passare pasticciandoci dentro (sempre che, a tradimento, non me lo facciano sparire nei cossonetti dell'Amiu).

Beh!

Ognuno si diverte come può.

 

Genova, maggio 2003






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Marco Capurro

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