Quest'affare richiede una spiegazione. Quando, nel 2002, recidivai per la quarta volta, probabilmente (che orribile presunzione questo "probabilmente") mostrai (inconsciamente o, meglio, senza rendermene conto) qualche traccia di sconforto (oggi, 2004, subisco la quinta recidiva, e mi rendo ben conto del disagio, chiamiamolo così, che mostro) ed una sera trovai sulla mia scrivania questa lettera. Mi pare saggio rileggerla anche ora.

UNA LETTERA DALL'ANACONDA

Amore mio,
sei incazzato, depresso, saturo oltre tutti i tuoi limiti di tolleranza e forse, anche se con me non lo ammetteresti mai, anche un po' disperato.
Io, quindi, per peggiorare (ma spero di no) ulteriormente il tuo stato emotivo ho deciso di trasmetterti alcuni dei miei pensieri.
Anzitutto vorrei spiegarti cosa c'è dietro alla mia frase, ormai un po' ritrita :"tu non mi lasci??".
Egoisticamente prima di ogni altra cosa ho la consapevolezza che mai, mai più, nella vita potrò avere il privilegio (perchè è indiscusso che pochissimi al mondo lo hanno) di essere amata in modo così assoluto, totalizzante e sereno come tu sei in grado di amarmi; questo non solo perchè sei mio padre, ma perchè sei tu, in quanto individuo, che hai questa incredibile capacità di riconoscermi come una parte di te e, in quanto tale, di accettarmi sempre per quello che sono. Ed è questa consapevolezza che, se da un lato mi spaventa, perchè ho paura di non essere in grado (qualunque sia il tempo in cui ti avrò con me) di ripagarti almeno in parte, dall'altro mi da una forza che spesso stupisce anche me.
Tu sei la mia vita, e non perchè senza di te non sopravviverei , ma xchè il tuo amarmi, sempre, mi ha plasmato, mi è entrato nelle ossa e nel sangue e mi permette di non diventare quello che nella vita non vorrei essere.
Questa è un'altra delle cose che mi spaventa: ogni tanto dentro sento una crudeltà, un desiderio di fare del male che ho il timore di non poter nascondere; so che non l'ho preso da te e, per quanto possa lamentarmene, so anche di non averlo preso dalla mamma (io nella mia rabbia sono più fredda e, forse anche per questo, più cattiva). Eppure il solo fatto di essere amata da te (non per quello che ti aspetti da me, xchè so che non hai pretese su di me, ma solo l'essere amata) mi permette di essere più buona, più generosa con gli altri (ho tanto io, grazie a te, che loro non hanno che non ha alcun senso desiderare di far loro del male).
Questo vuol dire "essere la mia serenità".
Ma, e questo te l'ho già detto in un'altra lettera, perchè quello che più amo ed ho amato di te sono i tuoi difetti, e non perchè siano particolarmente belli, ma perchè tu, nonostante quelli, resti sempre la persona meravigliosa che sei e che io so di non poter mai diventare.
Ti amo, questo lo sai, e lo faccio al punto che la tua sofferenza o il tuo dolore mi fanno male come se fossero i miei e perchè, se per la tua malattia io non sono in grado di fare molto, almeno per il tuo dolore dovrei essere in grado di darti quel sollievo che hai ampiamente meritato per ogni azione della tua vita.
Non sono in grado di esprimerti in modo compiuto i miei sentimenti ma vorrei poter ameno pensare che tu li avverta, che tu senta intorno a te il mio amore, il mio affetto e il mio disperato desiderio di essere migliore, non perchè tu vuoi che io lo sia, ma perchè io voglio esserlo per te.
Per questo ti dico: "tu non mi lasci??".
E in fondo c'è anche il desiderio, se mai avrò qualcuno (bimbo, bimba o bimbi) da amare come tu ami me, che sia tu a trasmettergli quel rispetto per ciò che ci circonda, quella capacità di meravigliarsi o restare affascinati anche dalle più piccole cose che io potrei forse spiegargli razionalmente ma che tu sei in grado di donare agli altri solo mostrandogli dove devono guardare.
Questa mia non vuole essere un'incitazione alla vita; tu non ne hai bisogno e comunque, se ti amo, ogni tua scelta deve essere accettata da me, ma solo una manifestazione di ciò che provo.
Non posso dirti vivi, combatti, resisti (sopratutto se tu senti di non poterlo fare), ma posso dirti che io ti amo comunque, che questo sarà sempre certo, ovvio, come lo è respirare e che lo sarà x sempre.

Simona

 

Genova, febbraio 2004





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