FREDDO!

Un freddo pazzesco!
E il bello è che non fa nemmeno tanto freddo.
Non capisco come mai e me lo chiedo sotto un cumulo di coperte e con tre o quattro borse d'acqua calda che mi sono preparato da solo, dato che la Strega, l'Anaconda e l'Orso temono la mia dipartita ma non ritengono abbia bisogno di assistenza per dipartire (in sostanza si tratta di una sorta di letto di carboni ardenti, visto che, violando le istruzioni degli utili attrezzi gommosi, uso solo acqua bollente).

Erano esattamente trentanove anni, sette mesi e quattordici giorni che non sentivo così freddo (e siamo solo a +2. Probabilmente un calo metabolico).
Ora che sono al calduccio posso ricordare: si trattava di un maledetto trasferimento da Aosta (caserma Battisti) al Susa (battaglione, credo la 34a compagnia) di un paio di allievi ufficiali (uno ero io), un paio di allievi sergenti ed una dozzina di soldati.
Trasferimento iniziato alle ore 04.00 del mattino nel cazzo di cassone di un cazzo di camion telonato dell'esercito.
All'arrivo, malgrado fossimo ammucchiati gli uni sugli altri come in un orgia bellica (per riscaldarci un minimo), eravamo congelati. Rifiutando con decisione di presentarci a rapporto (eravamo pesantemente armati) passammo molte ore nello spaccio della truppa a bere cordiale ed alcoolici diversi.

Alla fine eravamo talmente brilli che, finalmente, se anche avevamo freddo, non lo sentivamo affatto.
Naturalmente l'operazione congiunta Aosta (SMA - scuola militare alpina)/ battaglione Susa (Nato, etc.etc.) andò a farsi fottere e a noi (noi allievi ufficiali) fecero un culo così (ricordo ancora un tal Cap. Palla che voleva denunciarci, anzi, strangolarci).

Da allora (da sottufficiale e da ufficiale, cioè nei restanti undici mesi di naia di complemento), avendo capito la legge basilare della tattica bellica (restare vivi), sono riuscito a mandare a farsi fottere altre tre manovre di battaglione, due manovre coordinate di reggimento ed una di brigata. Però i miei soldati erano tutti salvi, in buona salute ed avevamo beccato tutti gli obiettivi.
Insomma finiva sempre che quelli che avrebbero dovuto vincere, perdevano (in queste stupide esercitazioni si sa sempre prima chi deve vincere. Io dovevo perdere tutte le volte, così mi giravano parecchio le balle). E si incazzavano tutti come matti! tutti tranne il Generale Tua (si chiamava così e, credo, comandava la Divisione), che mi difendeva e mi salvava il culo (io, almeno un po', cercavo di farmi cacciare per finire prima) affermando:
"Capurro lasciatelo stare! lui è la farfalla del nostro reggimento e saltella di fiore in fiore succhiando il nettare che voi, deficienti, avete lasciato di qua e di là. Non lo beccherete mai!" (in verità mi beccai io quattro mesi di arresti su sei mesi da sottotenente e vice-comandante di compagnia [il comando era vacante, così facevo anche le veci]).
Quando mi congedarono il mio stato di servizio era uno dei più di merda mai assegnati ad un ufficiale che non fosse stato spedito in galera per omicidio o per rapina a mano armata.

Ma i miei uomini sembravano adorarmi (forse anche perchè ogni sabato e domenica firmavo cinquecento permessi, per tutti,...tanto il lunedì ero sempre agli arresti) e, ancora adesso, dopo tutte le traversie passate, sono abbastanza fiero delle mie cazzate militari (e delle relative brillanti sbronze).

 

Genova, dicembre 2005

 




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Marco Capurro

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