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Ho mantenuto le notazioni esplicative delle lettere originali, credo aggiunte dal colonnello Efisio Simbula , consegnate dattiloscritte a mia nonna, la marchesa Immacolata Doyno in Spolidoro, dopo la sua proposta di assegnazione della medaglia d'oro a Rurik (conservo anche gli originali di mio zio, scritti su brandelli di carta di vario genere e di varia provenienza).
Le mie note ed i miei commenti sono invece in color mattone ed in carattere ridotto al fine di distinguerli dagli originali. Alcune delle indicazioni sono presenti solo nella prima lettera, nelle successive saranno evitati.


LETTERE DALLA PRIGIONIA

(materiale originale)

14/10/44 (GENOVA - MARASSI E CASA DELLO STUDENTE).

Mamma adorata e carissimi, riprendo oggi a scrivervi. L'incidente di ieri si è risolto soddisfacentemente per l'intervento di chi saperte e che mi assiste con una certa regolarità. Grazie per tutto; per l'amore e l'intelligenza con cui agite. Sono solo preoccupato se penso alla pena (e non solo pena) che vi costerà procurarvi certe cose. Basta del pane in più quando è possibile, ma non vostre privazioni. La mia salute è buona. Angustia l'incertezza del futuro: ma lievemente. Assilla il pensiero di tutti voi, che vi affannate, in particolare Mamma e Flora, le due donne di casa, le quali hanno già rispettivamente la cura di Elmyr e di Roberto, per non parlare degli altri. Sono nella cella n.7 della 4a sez., un tempo non lontano adibita ad infermeria e quindi non molto sordida. Ve lo dico perchè i muri nereggiano qua e là dei miei scritti: reminiscenze di Liceo e più remote ancora, che ho evocate per tenermi compagnia in certe ore lunghe di giornate più lunghe. In un angolo vi sono cinque o sei mattonelle, altri miei ricordi, tutte cose senza importanza direte voi, ma la mia vita qui è impastata, per così dire, di cose senza importanza. Comunque sono cose che possono interessarvi.
Sapeste come è commovente il barlume di gioia - talvolta ferina - dei compagni detenuti che passano davanti alla mia cella e vedono il mio numero segnato col rettangolino (I), l'improvviso tranquillizzarsi di chi si sente meno in pericolo. A quest'ora avrete saputo che sono sereno e che ho cercato di esserlo in ogni momento. All'ufficiale tedesco che mi interrogava e che mi diceva che ero demoralizzato, ho risposto che non mi demoralizzavo per così poco (II). Anche io so di non fatto niente di male. Appunto per ciò sono stato preoccupato. Ma vi ho detto appena un poco. Oggi domenica 15 - la festa di Nadir - vi penso molto e vi sento vicini. Naturalmente anche voi mi sentite vicino e - zu schön war zu sein - diceva quel critico tedesco. Ma aproposito di tedesco, mi viene in mente una poesiola che mi aveva insegnato Mariano, semplice e bella. Comincia e termina così: " Ich möchte wieder heimwãrts gehen - den alten Weg nach Hause". Io desiderei di nuovo andare verso casa, per la vecchia via di casa. Questo è il mio pensiero costante. Bacio Mamma e voi. Abbraccio tutti.
Rurik

I) riconosco una certa aria di famiglia per il lieve sarcasmo che traspare osservando come la mala sorte altrui (il rettangolino di cui parla Rurik identificava i detenuti politici pericolosi, destinati al peggio) abbia un effetto corroborante verso coloro che non l'avevano.

II) Rurik (come mia madre Flora, Yorick e, credo, Elmyr parlavano e scrivevano correntemente il tedesco e varie altre lingue).


quinta lettera.................................................................settima lettera


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