topo gonzo
aveva deciso: un viaggio d'istruzione era quello che gli serviva (il suo mononeurone
aveva lavorato oltre i limiti del topesco). Così, fatto il pieno di amarone,
partì, attraverso i meandri fetidi e sotterranei delle sue cloache, alla volta
di Tebe. Seguite le debite indicazioni ed uscito allo scoperto, il topo incontrò
due tizi. Uno, enorme, correva oltre i monti e ritornava con grossi macigni,
di cui aveva fatto un'enorme collina; l'altro, assai minuto, teneva un'aborto
di chitarra (almeno così sembrava al topo) in mano e se ne stava lì a fare un
cazzo. Topo gonzo,scorse una serpe accanto al tizio minuto e, atteso che il
gigante si fosse allontanato, e tanto per farsi bello e tronfio, avvisò: "guarda,
nanetto, che hai una serpe repellente a due zampe di distanza". Il giovane lo
osservò con distaccata curiosità, e poi:"veramente" rispose "io mi chiamo Anfione
e la serpe schifosa, come Lei la definisce, sarebbe mio padre" e aggiunse "ma
Lei è veramente topo gonzo?". Il Topo, fierissimo della sua fama di spregevole
nullità, non si schernì:" Certo che lo sono! e sono amico di CazzTrain e di
Giulietto Chiesa,...persino Romeo Casti legge il mio blog" Anfione prese con
calma la sua cetra, suonò tre note, ed un masso gigantesco si alzò lestamente
dalla catasta e, presa la mira, spiaccicò topo gonzo. Poi Anfione si rivolse
alla serpe: "Papà Cadmo, prendi nota: avvisare i vesciconi che il loro fesso
di elezione è stato spiaccicato un'altra volta".
LE MURA DI TEBE
La favola insegna che i topi gonzi devono farsi i cazzi propri, e non rimproverare
agli altri mancanze che sono soltanto loro.
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