Topo gonzo
era felice. Aveva inserito nel suo blog, quasi senza bisogno di consultazioni
con i suoi sodali, CazzTrain e Giulietto Chiesa, un importante commento sulle
tasse. Adornato di citazioni storiche (tra le quali ricordiamo Quintino Sella
e Giovanni Senzaterra), il commento era una brillante e sarcastica critica al
risibile comportamento della c.d.l., la quale, sbattuta fuori dal governo in
aprile, si arrogava infantilmente i meriti dell'aumento di gettito del primo
semestre dell'anno in corso. Peccato che quella stessa destra, forcaiola, non
avesse avuto l'onestà di farsi carico dell'aumento del debito pubblico, verificatosi
da aprile ad agosto del medesimo anno. Per l'esultanza, per aver scoperto come
impedire i commenti ai soggetti non registrati e per la globale risonanza delle
sue riflessioni sull'uso del congiuntivo, topo gonzo, ebbro di amarone e di
felicità, decise uscire a festeggiare. Purtroppo si era dimenticato del primo
grande rientro, e così, il dì seguente, l'amico equanime ed equivicino CazzTrain,
preoccupato per il mancato e consueto scambio di email mattutino, lo dovette
raccogliere col cucchiaino dall'asfalto del GRA.
TOPO GONZO E LE TASSE
La favola dimostra poco o niente. Che topo gonzo sia un fesso, oramai, è faccenda
internazionalmente nota.
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