Malvino
il Pavone si recò da Era (sarebbe Giunone), mal sopportando che non gli avesse
concesso il potere ed il canto dell'usignolo Ratzinger (oddio! nella versione
Crozza, sembra più un gracchio che un usignolo, ma la favola è mia e basta);
questo (Ratzinger) suscitava ammirazione ed odio, sentimenti estremi, in tutti
gli uccelli, fessi e non, mentre lui, Malvino, lo prendevano per il culo non
appena scriveva due righe (infatti cancellava tutti i commenti). Quella frescona
della dea, per consolarlo, disse:" Ma tu lo vinci in voltagabbaneria, lo vinci
in grandezza ed in pedanteria; lo splendore dello smeraldo rifulge sul tuo collo
e dispieghi, con le tue piume variopinte, una coda tempestata di gemme (che
per altro non valgono una sega, n.d.f.)". "A che cosa mi serve", rispose il
Pavone Malvino, "una muta e cangiante beltà, se del mio canto e dei miei scritti
non frega un tubo ad alcuno?". E la Dea rintronata "Il Fato, quel simpatico
mascalzone, vi ha assegnato le parti: a Te la voltagabbaneria, la pedanteria,
la ripetitività e quello schifo di coda, all'aquila la forza, al corvo la profezia,
i presagi favorevoli alla cornacchia, se vista da sinistra, e tutti sono contenti
delle proprie doti. Non pretendere quello che non Ti è stato dato, perchè la
speranza delusa non si trasformi in lamentela".
MALVINO E RATZINGER
La favola dimostra: a) Malvino il Pavone è un gran rompiballe, b) Giunone, la
cornuta, la pensa come un principe medievale c) CazzTrain e topo gonzo sono
fessi
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