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La guerra sotterranea - The hidden war
meditazioni sul contesto
Fatto salvo il fatto che non sono il primo a ritenere che l'attuale struttura socio-familiare (e di conseguenza gran parte delle relative sovrastrutture sociali e politiche) sia stata temporalmente preceduta, con caratteristiche anche parzialmente formalizzate ed in epoca proto storica (ed in parte anche storica), da una diversa forma di associazione tra esseri umani e premesso altresì che gran parte delle ipotesi di lavoro qui riportate non mi appartengono (nel senso che altri le hanno elaborate e sviluppate prima di me, sia pure con conclusioni raramente concordanti) (Contenau.G, Budge E.A.W., Thomson G., Bachofen, Fromm Erich, Borneman E., Jones, McLennan, D'eaubonne F., Morgan L.H., Cantarella E., Reed E., Rudolph K., Nietzsche F., Jung C.G., Engels F., Neumann E., James E.O., Campbell J.) , credo che alcune riflessioni possano essere di qualche interesse.
IPOTESI DI LAVORO
La teoria da me presa
in considerazione presuppone che in un epoca situabile temporalmente tra 5
e 15 mila anni orsono (presumibilmente aspetto terminale di un periodo antecedente
di circa 20/30 mila anni) , per ragioni strettamente collegate alle caratteristiche
proprie di una vita tribale condotta in condizioni di instabile stanzialità,
la struttura sociale non corrispondesse a quella attuale.
A tutt'oggi la struttura prevalente sembra
essere piramidale, maschiocentrica, fortemente competitiva e con sistemi di
comunicazione interpersonale così formalizzati da poter essere definiti
ritualistici. Una rilevante quantità di quanto costituisce "oggetto"
delle precitate comunicazioni tra maschi della specie o da maschi a femmine
o è assente o è connotato in termini di "potere" e
fortemente astratto. Tutta l'elaboratissima semantica utilizzata dalle femmine
viene dispersa o ignorata quando usata nei confronti dei maschi, che, semplicemente,
non "conoscono" questo linguaggio e non sono in grado (per molteplici
ragioni) di utilizzarlo in maniera coerente e funzionale. Peraltro il "linguaggio"
delle donne non è privo di connotazioni violente o brutali, ma questi
aspetti sembrano venir tenuti sotto stretto controllo e i medesimi "impulsi"
comunicativi che tra uomini si tradurrebbero inevitabilmente in un confronto
fisico, quando utilizzati da donne si limitano a strutturare diversamente
la "relazione" tra i comunicatori. A questo proposito mi sembrano
importanti da ricordare anche le ipotesi di interazione esposte da J.C.Smith
nel suo articolo "Science of Matriarchy", relative all'inferenza
nel rapporto tra i sessi dei complessi genetici ( http://www.artemiscreation.com/scienceofmatriarchy
).
Nella sostanza ritengo
che la posizione della donna nella comunità primitiva, e per logica conseguenza
la comunità medesima, avesse connotazioni e caratteristiche che Le conferivano
(alla donna), sia pure forse informalmente, una posizione di preminenza.
Vedasi l'imponente materiale archeologico,
artistico e letterario che fa riferimento all'aspetto generatore della Madre/Terra.
Nel modello cosiddetto "tribale", proprio in conseguenza di tale posizione , ritengo che la "tribù" stessa non rispecchiasse strutturalmente gli odierni prevalenti modelli gerarchici e che gli stessi rapporti tra "tribù" diverse o di differente estrazione geografica non fossero necessariamente improntati a posizioni conflittuali o competitive, peraltro sempre possibili tra appartenenti ad una medesima specie. (Bornetti M., Huxley A., Jacoby F., Hutchinson R.W., Gimbertas M., Manselli R.). Si trattava, in sostanza, di modelli strutturali differenti, non necessariamente definibili con il termine "matriarcato".
LE RAGIONI
La documentazione scritta ed orale disponibile , secondo quanto recentemente sostenuto, pare offrire materiale sufficiente ad ipotizzare ed impostare interpretazioni diverse da quelle classiche in ordine alle società, per così dire, pre-storiche
Alcune motivazioni
alla base di questa ipotesi o interpretazione difforme da quella classica
sono di carattere biologico (vedasi il rilevante margine di sopravvivenza,
le superiori qualità immunitarie e le straordinarie capacità adattive
che le donne sembrano presentare, anche se non con continuità ed in tutte
le circostanze, rispetto agli uomini) altre sono di carattere sperimentale
e pratico (vedasi come, in una popolazione essenzialmente nomade, anche se
non necessariamente non stanziale , gli elementi cosiddetti "parzialmente
raccoglitori" [le femmine della specie, necessariamente obbligate ad una maggiore
stanzialità dalla filiazione e dall'allevamento della prole] sopravvivano
[escludendo la mostruosa mortalità da parto, probabilmente compensata
da una maggiore fecondità] più a lungo e meglio dei soggetti "cacciatori/raccoglitori").
Altre motivazioni sono legate alla cruda questione della sopravvivenza della
specie (è ben noto che, sia pure scherzando, parte significativa dei genetisti
ritiene che la "specie" sia costituita dal cosiddetto "pool" genetico ed in
situazioni di spietato stress, quali quelle ipotizzabili in un contesto durissimo
ed altamente selettivo quale quello proprio dell'età in discorso, i soggetti
che assolutamente meritano e ricevono maggior protezione, a volte anche prima
dei piccoli, sono coloro che tali piccoli producono) e le ultime, ma non le
meno significative (vedi l'imponente documentazione storica e antropologica
relativa ai miti della Dea madre nelle culture primitive ed ai suoi riflessi
in epoca storica) rimangono quelle legate alla battaglia sotterranea, non
per il potere strutturato, di per se stesso, non significante per le donne,
ma per una libera, cosciente ed autonoma sopravvivenza condotta nel corso
degli ultimi diecimila anni da movimenti "sovversivi", che cercavano di recuperare
un possibile precedente sistema di valori sociali, andato perso con la stanzialità
definita e l'agricoltura o sopraffatto da un nuovo sistema
di potere direttamente controllato dai maschi della specie.
Occorre tenere presente che società
nelle quali le donne agiscono come agenti autonomi (prescindendo dal contesto
giuridico in oggi costituito dal mondo occidentale) o addirittura come soggetti
prevalenti (sempre, nemmeno troppo curiosamente, in maniera scarsamente autoritativa)
sono conosciute sia in epoca storica (sciti, minoici, rasna [etruschi], egizi.
hausa. p.e.) sia in epoca moderna, tra i cacciatori/raccoglitori (Hedza [Tanzania],
Kush, Huadrani e Cuiva [Sud America], Chukchi [Siberia], Nayak e Paliyan [India],
Agta e Batak [Filippine], Batek [Malesia], Pintupi e Warlpiri [Australia],
e tra le popolazioni parzialmente stanziali come i Berberi e i Tuareg [Nord
Africa], Bijagos e Tobo [Africa Occ.], Beduini arabi, Vandinoi [Mar dei coralli],
gli isolani delle Tonga e delle Samoa [pacifico], delle Marquisas, gli abitanti
di Malabar [India], i tibetani ed i Mosuo [Cina]. Persino diverse popolazioni
nordamericane erano matrilineari e posedevano conseguenti strutture sociali
(Cherokee, Irochesi, Uroni, Navajo, Mohawk) così come alcune popolazioni
messicane. Di norma trattasi di società ospitali e pacifiche che adottano,
da un punto di vista relazionale, uno strano miscuglio tra il comportamento
definito da Maynard-Smith della "colomba" e del "vendicatore",
privilegiando il primo. Alcune di esse, quando hanno affrontato la questione
di autodefinire la loro struttura sociale in un linguaggio moderno (termine
usato malamente. Intendo un linguaggio delle società moderne) hanno
optato con sicurezza per il termine "matriarcato", pur precisando
che la distribuzione del potere non aveva carattere assoluto.
CONTINUA...
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RICHIAMO A PAGINA DI RACCONTINI-
immagini da ESCHER :
RICHIAMO A
PIETRO ANNIGONI- alcuni inediti :
RICHIAMO A GUSTAVE DORE'
-alcune incisioni :
RICHIAMO A GENOVA
1761 - descrizione di F.SCOTTO :
MAPPE ANTICHE DELLE
CITTA' ITALIANE- da F.Scotto "Itinerario d'Italia" :
GESU' CRISTO - alcune
ipotesi sulla figura storica :
I VOLTI DEL DIAVOLO - DEVIL'S
FACES
MAPPE ANTICHE, PLANISFERI,
MAPPAMONDI
COBBOLE SRIMATE
OPINIONI
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