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IL Papato Pag.28
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VENTI SECOLI DI PAPATO
L'errore di Clemente XI
(le immagini del testo sono in parte originali ed in parte tratte dai testi citati in bibliografia)
La corte di Clemente era nel suo palazzo di Monte Cavallo, assai più fresco del Vaticano e lontano dai pestilenziali (in senso stretto) vapori romani.
Nel mercoledì santo del 1715 volle recarsi a Roma, dove, nel giorno seguente in San Pietro, venne letta di fronte alla folla la Bolla, "In Coena Domini", nella quale venivano scomunicati eretici, scismatici, pagani, pirati del Mediterraneo, e tutti coloro che non obbedivano al papa o non gli pagavano le tasse dovute.
Questa Bolla risaliva al 1372. Pio V l'aveva dichiarata legge eterna della Cristianità nel 1568 ed era stata confermata da tutti i papi fino a Clemente XIV° (1769-74), che, senza spiegazione alcuna, l'aveva lasciata cadere.
La Bolla esponeva, oltre alle scomuniche, la principale eresia papale:il Papa ha completo dominio sull'intero mondo Cristiano, secolare e religioso (opinione mai ufficialmente abbandonata dal Vaticano).
Clemente XI era un papa dal carattere inquieto, anche tempestoso ed i suoi infiniti anatemi venivano presi dai suoi contemporanei come un indice di santità e di rigore morale e spirituale.
In verità era un papa insicuro ed instabile. Non sapeva bene cosa fare ne quando farlo. Quasi tutte le sue decisioni più importanti erano frutto di manipolazioni da parte di terzi (cioé la Curia o chi per essa). In apparenza persona modesta , con frugali abitudini di vita, che diceva messa tutti i giorni e giornalmente si confessava (altro segno di insicurezza), Gian Francesco Albani aveva accettato il papato nel novembre del 1700, a cinquantuno anni, soltanto su incitamento di quattro religiosi (cardinali), dei quali, per loro fortuna, non si conosce il nome.
Alcune delle sue infinite condanne sono ragionevoli, la maggior parte sono ridicole ed eretiche:
Sorvolando su "Unigenitus", la sua costituzione del 1713 nella quale condannava il Giansenismo in Francia, mi permetto di citarne alcune:
-La lettura delle Sacre Scritture è lecita a tutti gli
uomini.CONDANNATA
-I cristiani devono santificare il giorno del Signore (domenica
e feste comandate) leggendo libri santi, in particolare le Sacre
Scritture.CONDANNATA
-Levare
il Nuovo testamento dalle mani dei Cristiani e come levare loro la parola di
Cristo.CONDANNATA
-proibire ai cristiani di leggere le Sacre Scritture e come
proibire l'uso della Luce ai figli della Luce e punirli con una specie di
scomunica.CONDANNATA
-La
paura di una ingiusta scomunica non deve impedirci di fare il nostro
dovere.CONDANNATA
Quest'ultima merita un commento perchè, in accordo con quanto sostenuto
da Voltaire, significa che Dio ci ordina di non fare mai il nostro dovere
se/quando
abbiamo paura di una ingiustizia. E' sufficiente obbedire al papa e uno va
tranquillo
qualunque orrenda cosa capiti ai suoi cari , ai suoi vicini o ai suoi simili
e qualunque indegnitą venga perpetrata sotto i suoi occhi.
Una volta presa la corsa Clemente non lasciò dubbi sulla sua direzione:"Dichiariamo, condanniamo e vietiamo tutte queste proposizioni come false e capziose, offensive per le orecchie pie, scandalose, perniciose, sporche, ingiuriose per la Chiesa e per le sue pratiche, non solo oltraggiose per la Chiesa ma anche per i poteri secolari, sediziose, empie, blasfeme, sospette di eresia e fomentatrici di eresie ed anche incoraggianti eretici ed eresie e persino scismi, erronee, spesso già condannate e, da ultimo, anche eretiche in senso stretto, contenendo varie eresie chiaramente indirizzate all'innovazione".
Clemente, come molti pontefici, riteneva che meno si discuteva meglio era. Roma aveva parlato, Roma sapeva la verità.
Due anni dopo (1715) fece pubblicare "Ex illa Die", la Bolla che, unica nel suo genere, probabilmente ci salvò dalla catastrofe della sovrappopolazione.
Nel tremendo conflitto tra gesuiti e domenicani per il controllo della predicazione cinese (nel quale i gesuiti fanno la parte dei buoni, perché ragionevoli, saggi, colti , tolleranti nelle stupidaggini, mentre, come al solito, i domenicani fanno la parte dei retrivi e degli inquisitori) Clemente , segundo le indicazioni dei domenicani vietò ai milioni di cinesi convertiti di praticare i loro riti tradizionali (nemmeno equivalenti, teologicamente, alla nostra festa dei defunti). Malgrado il grande favore precedentemente accordato (il cristianesimo è una religione i cui principi sembrano sempre favorire il potere dominante. Si veda l'immagine del gregge di pecore e del pastore) la risposta finale dell'imperatore cinese a questa decisione presa da un cretino privo di conoscenza del Sitz im leben, nel 1717, fu di espellere tutti i missionari, distruggere tutte le chiese e costringere tutti i convertiti (milioni) a rinunciare alla loro fede (cattolica). E' facile immaginare di quanti abitanti potrebbe disporre oggi la Cina se, come l'Irlanda o la Polonia, fosse una nazione prevalentemente cattolica (senza aborto, senza divorzio, senza contraccezione).
Solo nel 1939 Propaganda Fidei rovesciò, come nulla fosse e senza rilievi esplicativi, la decisione di Clemente, il cui errore è di un ordine difficilmente valutabile. Sarebbe un po' come sostenere che i cristiani sono idolatri perché baciano la mano ai cardinali o al papa (che se la fanno baciare come minus habens, privando di dignità baciati e baciatori) o adorano la croce o le reliquie. Per fortuna, è il caso di dirlo, in Cina ci sono i comunisti altrimenti saremmo già un paio di miliardi in più.
Da tutta questa pappardella e dalle pagine precedentemente esposte mi sembra
emerga evidente l'assoluta fallibilità dei papi (sia che parlino ex
cathedra,
sia no) e l'assoluta impossibilità di stabilire quando ed in quali
condizioni
il pontefice abbia titoli per vantare una qualche ragionevole capacità
di rappresentare il vero.
Sicuramente nessun papa ha potuto parlare ex cathedra prima del 1302 e molti
arrivano ad allungare il periodo di "carenza" di infallibilitą sino a tutto
il 1854, l'anno di Pio IX, il papa infallibile prima di esserlo (Vaticano I).
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