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IL
Papato Pag.13
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VENTI SECOLI DI PAPATO
Il dominio della paura
(le immagini del testo sono in parte originali ed in parte tratte dai testi citati in bibliografia)
Il Terrore iniziò presto, con Gregorio IX, che divenne papa nel 1227. Conte di Segni e membro della famiglia di Innocenzo III, egli aveva più di 80 anni e durò altri quattordici.
Al Concilio di Tolosa, in Linguadoca, un paio di anni dopo, Gregorio decretò che gli eretici dovessero essere consegnati al braccio secolare ai fini dell'esecuzione della pena. "E' dovere di ogni cattolico - disse - perseguitare gli eretici."
Persino l'imperatore Federico, non credente e non osservante, divenne un feroce avvocato dell'ortodossia al solo fine di evitare preoccupanti rotture di scatole.
Nell'anno 1232 Gregorio pubblicò la Bolla che formalizzava l'Inquisizione. Il normale clero era troppo tollerante ed inetto. Occorreva una struttura che prendesse in mano la situazione con decisione. Gli eretici dovevano essere bruciati e, se si pentivano, dovevano essere imprigionati a vita.
Nell'aprile del 1233 Gregorio limitò gli inquisitori agli ordini mendicanti, ma presto l'onore andò ai Domenicani (mi risulta comunque che ci furono anche inquisitori francescani (?)). Il 27 luglio 1233 nominò i primi due inquisitori a tempo pieno - Pietro Seila e Guglielmo Arnald. Furono i primi di una lunga sequenza di persecutori della razza umana.
Nel 1239, due anni prima della morte di Gregorio, il Domenicano Robert le Bougre investigò nello Champagne sul vescovo Moranis, finendo per mandare 180 persone, vescovo compreso, sul rogo.
Non si può nemmeno parlare di ritorno della barbarie ,perché nel 384 un Sinodo in Roma aveva condannato con decisione l'uso della tortura e Gregorio Magno, nel sesto secolo, aveva ordinato ai giudici di ignorare qualsiasi testimonianza prestata sotto "pressioni" o torture.
La cosa era però iniziata con Gregorio VII e la sua infallibilità. I papi che seguirono legiferarono in maniera da colpire e punire ogni possibile distorsione nella fede e nella disciplina ed ogni differenza interpretativa.
Innocenzo IV contribuì con la sua Bolla "Ad extirpanda", che legalizzava l'uso indiscriminato della tortura. Da quel momento ogni disobbedienza , anche nel pensiero, diventava punibile.
La favola che oggi ci viene raccontata di una Chiesa che difende i diritti dell'uomo viene smentita in maniera assoluta dalla storia. Nei documenti sta scritto: Gli eretici non hanno diritti, possono essere torturati senza scrupoli o limiti. Essi devono essere messi a morte.
E per tre secoli non un solo papa si oppose a questo insegnamento/ordine impartito e valevole dovunque si trovassero cristiani.
All'inquisizione medioevale ogni cosa era permessa. Gli inquisitori domenicani erano soggetti solo al papa, non sottostavano nè ai vescovi, nè alla legge civile e, negli stati pontifici, erano accusatori, torturatori, polizia e giudici. Il loro principio guida era: meglio che muoiano un centinaio di innocenti piuttosto che sfugga un solo eretico.
Per espresso ordine dei papi era loro proibito avere "pietà". Erano stati avvisati che qualsiasi errore avessero commesso la responsabilità sarebbe stata del pontefice. Quindi operavano con animo sereno e senza preoccupazione alcuna. Solo un secolo addietro è stato possibile visionare il libro guida "ufficiale" degli Inquisitori, il "LIBRO NERO", volgarmente detto "IL LIBRO DEI MORTI".
Esso recita così:"Se una persona confessa essa è colpevole per la sua confessione, se non confessa sarà egualmente colpevole sulla base di testimonianze. Se uno confessa tutto ciò di cui è accusato, è senza dubbio colpevole di tutto, ma se confessa solo una parte, dovrà comunque essere colpevole di tutto, dato che, comunque, con la sua confessione, ha dimostrato di essere colpevole anche del resto delle accuse...La tortura fisica si è dimostrata il mezzo più efficiente e salutare per condurre al pentimento spirituale. La scelta del metodo di tortura viene lasciata al Giudice Inquisitore, che la stabilirà sulla base dell'età, del sesso, e della costituzione della parte. Se, nonostante tutti i mezzi impiegati, lo sfortunato accusato continua a negare la sua colpa, egli deve essere considerato vittima del diavolo, e, quindi, non merita compassione dai servi di Dio, né pietà o indulgenza dalla Santa Madre Chiesa; egli è un figlio della perdizione. Lasciamolo morire tra i dannati."
Secondo il "Libro Nero" un figlio deve tradire i genitori, una madre deve tradire i figli. Non adeguarsi a ciò costituisce un "peccato" contro il Sant'Uffizio e merita la scomunica e l'inferno.
E' curioso il fatto che , nel corso delle torture, fosse formalmente vietato uccidere o mutilare gli imputati (naturalmente gli incidenti capitano).
Un aspetto rimarcabile di quest'orrore è che anche i testimoni potevano tranquillamente essere torturati, qualunque fosse la loro età.
Nel sesto Concilio Generale si era deciso che la chiesa poteva "anatemizzare" vivi e morti. Così gli inquisitori non si limitavano ad imputati vivi, ma istruivano processi e condanne anche per imputati morti (qualcuno da addirittura settant'anni), che venivano regolarmente condannati e bruciati.
Stimolo non indifferente a queste procedure era il fatto che i beni degli accusati venivano acquisiti e requisiti dagli inquisitori. Anche gli eredi perdevano tutto. Tutto quanto veniva sequestrato veniva diviso, pagate le spese agli scrivani ed ai boia, tra tesoro papale ed inquisitori stessi (metà e metà).
Qualche papa, come Nicola III (1277-80), ammassò una fortuna.
Gli inquisitori non persero un solo caso. Quando non si riusciva a provare la "colpa" non si dichiarava comunque "innocente" l'imputato. In ogni caso era e doveva essere colpevole.
Voglio tralasciare le procedure utilizzate per prelevare le
povere vittime e la descrizione delle pratiche processuali.
Ricordo solo ancora quanto segue:
-Pasquale II (1073-85), citando una falsa lettera di Sant'Ambrogio,
decise:"chiunque
non sia d'accordo con il papato è senza dubbio un eretico.
-Lucio III (1181-5) stabilì che ogni differenza tra i cattolici era peccato
mortale, minando l'autorità della Chiesa.
-Innocenzo III stabilì che chiunque prende alla lettera la parola di Gesù e
limita le sue risposte a Si o No è un eretico e merita la morte.
-Innocenzo IV, autodefinendosi "praesentia corporalis Christi", stabilì che
chiunque mancasse di rispetto a Lui o ai suoi decreti era, per forza di cose,
un eretico.
-Bonifacio VIII stabilì che "ogni essere umano deve fare quello che gli dice
il papa".
Ricordo ancora che morirono
in migliaia, cristiani ed ebrei, che costituivano una ancor più facile preda,
vittime senza problemi, poveri e ricchi, in tutta Europa e, come tutti sanno,
non solo in Europa. Insieme all'accusa di eresia venivano portate accuse di
sacrilegio, blasfemia, stregoneria, sodomia, mancato pagamento delle tasse al
papa ed al clero (naturalmente non si trattava di usura in questo caso).
L'ultima
ingiustizia era costituita dall'accusa di "pensare" in maniera eretica. Per
l'Inquisizione anche il dubbio o la tentazione interiore meritavano la morte.
Quasi come separate inquisizioni vanno considerate quella Spagnola, che fece molte migliaia di vittime innocenti, tra eretici, strghe ed ebrei, e quella Romana, a cui dedicherò il mio prossimo "commento".
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