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VENTI SECOLI DI PAPATO

Un concilio, un papa imbarazzante ed il problema del papato

(le immagini del testo sono in parte originali ed in parte tratte dai testi citati in bibliografia)

Il vento favorevole della buona sorte di Cossa girò con Sigismondo, l'imperatore di fatto in quel momento (venne nominato solo nel 1433), che lo anticipò convocando un Concilio con il precipuo scopo di ridurre il numero dei papi in circolazione. Il posto era la città fortificata di Costanza, sul lago omonimo, situata in Germania più o meno al confine con la Svizzara e la data era il 1414 (durò fino al 1418). Nel giro di pochi mesi il numero degli abitanti della ridente cittadina salì da seimila a sessantamila e poi a centoventimila.

Quando il clero si riuniva era cosa saggia scegliere un posto vicino all'acqua, fosse fiume, lago o mare, anche al fine di potersi liberare facilmente dei cadaveri. Il Lago di Costanza ne ricevette oltre cinquecento mentre il Concilio era in sessione; anche il Reno conserva molti segreti. Un'altra necessaria caratteristica era che il luogo della riunione fosse ampio abbastanza da sistemare il grande numero di prostitute che scoprivano subito come il clero avesse bisogno dei loro servizi assai più dei militari e pagasse molto meglio. All'epoca del Concilio si calcola che in Costanza ce ne fossero 1200 che lavoravano a tempo pieno.

Il giorno di Tutti i Santi del 1414 Giovanni XXIII, quarantottenne pirata rivestito d'abiti dorati, celebrò messa e pregò aprendo ufficialmente il Concilio. Erano presenti trecento vescovi, circa trecento teologi ed un gran numero di cardinali.

Il rettore dell'università di Praga, Huss, a cui Sigismondo aveva garantito un salvacondotto, venne immediatamente arrestato su ordine di Cossa e regolarmente imprigionato. Era una lezione per tutti, specialmente per Papa Benedetto (soprannominato "benefictus", ossia falso) e Papa Gregorio (chiamato "errorius", cioè sbaglio).

Giovanni XXIII aveva preso un rischio nel traversare le Alpi ed entrare nel territorio controllato dall'imperatore, ma aveva in tasca abbastanza voti da sentirsi sicuro. C'erano più vescovi italiani che tutti gli stranieri messi insieme. Quello che lo rovinò fu il fatto che il Concilio decise di votare per nazione invece che per "testa". La sua maggioranza venne immediatamente spazzata via e Sigismondo, arrivato a Costanza il giorno di Natale, gli ordinò di dare le dimissioni.

Cossa prese visione dell'atto di accusa rivoltogli che conteneva un ricco campionario delle sue "colpe" (dovevano aver raccolto la testimonianza di tutte le Maitresses d'Europa) e, sentite le richieste inglesi di bruciarlo per eresia, decise di mollare, a patto che gli altri due papi facessero lo stesso. Travestito da sposa lasciò Costanza di notte, pensando che senza papa non si potesse tenere il Concilio. Nel gruppetto di cardinali che lo seguirono e raggiunsero nel suo nascondiglio a Schaffausen c'era anche Oddo Colonna, che poi sarebbe diventato papa, a cui fecero subito seguito le guardie imperiali che lo catturarono e ricondussero indietro a far fronte alle accuse.

Il Concilio assunse piena autorità e fece quell'unanime dichiarazione che condizionò la Chiesa sin d'allora:"Il Santo Concilio di Costanza...dichiara, primo, che è riunito nel nome dello Spirito Santo, che costituisce un Concilio Generale rappresentante la Chiesa cattolica e che, di conseguenza, trae la sua autorità direttamente da Cristo; che tutti gli uomini di ogni rango e condizione, compreso il papa stesso, sono tenuti ad obbedirgli in materia di fede, di conclusione di uno scisma e di riforma della chiesa di Dio sia nel suo capo, sia nei suoi membri."

Enea Silvio Piccolomini , Pio II, scrisse:"Nessuno può in alcun modo dubitare del fatto che un Concilio sia superiore ad un papa". Perché qualcuno dovrebbe dubitarne? L'insegnamento più antico della Chiesa afferma che un Concilio Generale è supremo in fede e disciplina. Sulla base di questo più di un papa è stato condannato per eresia.

Il Concilio cominciò con il deporre Benedetto, che era già scappato a Peñiscola. Giovanni XXIII fu il prossimo. Egli si rifiutò di cedere, ma i Padri Conciliari, pur ammettendo che lui era il vero papa stabilirono che la chiesa era più importante del papa, e, riducendo le accuse da 54 a cinque, lo condannarono.
Gibbon in The Decline and Fall rileva:"Le accuse più scandalose furono soppresse; il Vicario di Cristo venne accusato solo di PIRATERIA, ASSASSINIO, VIOLENZA CARNALE, SODOMIA ED INCESTO". Era ben noto che l'unica forma di esercizio fisico che il papa faceva era quella a letto. L'assoluzione dal crimine di eresia deriva probabilmente dal fatto che Cossa non aveva mai mostrato abbastanza interesse per la religione da poter essere classificato come eterodosso.

Il 29 marzo 1415 i sigilli del papa vennero frantumati con un martello ed a lui, in considerazione del rispetto dovuto ad un ex-papa, vennero comminati solo tre anni di prigionia.

Il povero Huss, innocente, serio, casto, incorruttibile venne invece ingiustamente bruciato sul rogo da stupidi domenicani che non avevano nemmeno mai letto le sue opere.

Infine il novantenne Gregorio XII, dopo aver ufficialmente convocato un Concilio che era già riunito da molti mesi, diede le dimissioni.
Ora tutti i tre papi erano stati sistemati per le feste.
Non essendoci accordo tra Sigismondo, che voleva riformare la Chiesa prima di nominare un papa (pensava che nussun papa poteva farlo), Enrico V d'Inghilterra ed il re di Francia, venne nominato papa Oddo Colonna, che assunse il nome di Martino V. Il Colonna , che aveva la carica di diacono, ricevette i voti sacerdotali due giorni dopo essere diventato papa.
Martino, che non aveva nessuna voglia di riformare qualcosa, fece di tutto per andarsene prima possibile da Costanza e tornare a Roma. Di fatto , non appena Cossa venne rilasciato dalla sua confortevole prigione ad Heidelberg e ritornò a Firenze, Martino provvide subito a farlo vescovo di Frascati e ardinale di Tuscolo, riinsediando nel clero questo assassino e violentatore confesso.

Il desiderio di Martino di ritornare a Roma, sciogliendo il Concilio, era anche determinato dal cercare a tutti i costi di evitare che il Concilio assumesse decisioni che in qualche maniera sminuissero la sua autorità.
La questione sarebbe rimasta irrisolta e sospesa, almeno per quanto attiene ai papi, fino al Primo Concilio Vaticano, quattrocentocinquanta anni dopo, che sostenne che credere nella supremazia e nell'infallibilità papali è indispensabile per la salvezza dell'anima.
C'è da chiedersi cosa sarebbe successo se questo dogma dell'infallibilità e della supremazia papale fosse esistito prima del Concilio di Costanza. Probabilmente l'assenza di questo "principio", attualmente centrale per il cattolicesimo romano, salvò la Chiesa dal papato in quel momento cruciale.

In realtà Costanza non salvò la Chiesa. Si concluse senza una singola seria riforma e nel giro di poche settimane dal ritorno a Roma, Martino aveva già rimesso in moto il normale andazzo curiale.
L'intera cristianità era preoccupata. Nel decimo secolo, malgrado tutti quei papi adolescenti, adulteri, traditori ed assassini, il papato era un fenomeno locale. Il capo di una potente famiglia romana metteva sul trono papale il suo amato figliolo, che durava giorni, mesi o anni, per essere poi eliminato da una famiglia rivale.
Ma dall'undicesimo secolo, con Gregorio VII, il papato aveva imposto il suo marchio sulla cristianità e predisposto un controllo quasi completo sull'intera chiesa. La corruzione raggiunse livelli mai visti. Lo storico T.A.Trollope, nel suo libro "I Conclavi Papali", afferma: "Poche elezioni papali, se pure ce n'è qualcuna, sono state men che simoniache...L'invenzione del Sacro Collegio è stata, assolutamente, forse la più feconda sorgente di corruzione della Chiesa." Molti cardinali si recavano ai conclavi in Roma con i loro banchieri e portando i loro oggetti di maggior valore. Se venivano eletti papa la torma romana invariabilmente saccheggiava le loro abitazioni portandosi via tutto.

Rarissimamente erano scelti per le loro opere religiose e, quasi tutti, dovevano l'elezione ad intrighi e scambi di favori. In epoca rinascimentale tutti quanti avevano le loro "compagne" e amanti. Una volta eletti papi cercavano solo di arricchire se stessi e la propria famiglia. Uno di loro, Clemente IV, un vedovo, nel 13° secolo vendette migliaia di italiani del sud a Carlo d'Angiò in cambio di un tributo di 800 oncie d'oro.
La Curia era composta da uomini che avevano pagato per avere il posto e assolutamente dovevano recuperare i loro soldi, cosa che facevano con tutti i mezzi possibili, scomunica compresa. Era la Curia che stabiliva le tariffe della simonia e c'era un prezzo per tutto, parrocchia, abbazia, indulgenza, etc. Nel sedicesimo secolo intere diocesi erano vendute dai vescovi per recuperare soldi e di alcune si conoscono persino gli acquirenti (in genere banchieri, come i Fuggers in Germania). Le dispense papali erano un'altra fonte di denaro: dispense per la quaresima, dispense per sposarsi tra consanguinei,dispense per non andare a messa. Nel periodo rinascimentale il clero era incredibilmente corrotto, ignorante e puttaniere. Sembra che il peggior insulto per un erudito laico fosse di essere chiamato "prete".

Nel 1432, malgrado gli sforzi disperati della Curia per evitarlo, un Concilio di vescovi si tenne a Basilea che decise quanto segue:
Da ora in avanti tutte le nomine ecclesiastiche devono essere eseguite secondo i canoni della Chiesa; tutte le simonie devono cessare. Da ora in avanti tutti i preti, di qualsiasi rango, devono liberarsi delle loro concubine e chiunque non lo faccia entro due mesi, fosse pure il vescovo di Roma (il papa), verrà privato del suo ufficio....l'amministrazione ecclesiastica dovrà cessare di dipendere dal capriccio palale...gli abusi di bandi e scomuniche da parte dei papi dovranno cessare...la curia romana, e cioè i papi, dovranno cessare di chiedere compensi per gli incarichi religiosi...il papa non dovrà pensare alle ricchezze mondane a solo a quelle del mondo che verrà.
Si trattava di roba forte...troppo forte. Il papa regnante, Eugenio IV, convocò un proprio Concilio a Firenze, che stabilì che :"Basilea era un covo di mendicanti,....apostati, ribelli blasfemi, uomini colpevoli di sacrilegio e che, senza eccezione, meritavano di essere cacciati indietro all'inferno al quale appartenevano."
Occorre ricordare che questo è anche il secolo di Sisto IV e di Rodrigo Borgia (Alessandro VI).


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