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IL Papato Pag.32
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VENTI SECOLI DI PAPATO
Il Pontefice Che Amava Il Mondo
(le immagini del testo sono in parte originali ed in parte tratte dai testi citati in bibliografia)
Non parve affatto un miracolo quando , nel 1958, Angelo Roncalli uscì sulla loggia di San Pietro per dare il suo augurio "Urbi et Orbi" alla città ed al mondo. Sembrava di più una benigna nonna italiana che il Sommo Pontefice.
Pio XII aveva abituato i cattolici ad una maestosa Presenza e ad un cervello affilato come un coltello. Roncalli sembrava un papa succedaneo, un vecchio che sarebbe durato qualche anno, finché i cardinali non avessero trovato qualcuno con cui rimpiazzare l'irrimpiazzabile (Pio XII, il papa politico). Poteva probabilmente trattarsi di Montini di Milano, una volta confidente di Pio. Se solo Montini fosse stato cardinale quando cominciò il Concilio avrebbe già potuto diventare papa in quel momento (anche se il Cardinal Siri, di Genova, era un avversario da non sottovalutare. Uno splendido conservatore, che fu capace di accettare in toto Giovanni XXIII ed il suo messaggio, pur non condividendolo affatto).
E poi il nome scelto da questo amabile personaggio? Giovanni XXIII. Non c'era stato un papa Giovanni da 500 anni, anche se era stato uno dei nomi più amati dai papi precedenti. Era il nome del Battista e del discepolo prediletto di Gesù. Inoltre c'era già stato un Giovanni XXIII e, come abbiamo visto, Baldassarre Cossa, il pirata , era stato anche la ragione dello sparire del nome dalle scelte dei nuovi papi. Deposto nel Concilio di Costanza nel 1415 (ve ne parlo a pagg. 21 e 22) era tuttora seppellito nel battistero ottagonale della cattedrale di Firenze (tomba disegnata da Donatello). Roncalli spiegò la scelta con il fatto che, per quanto ne sapeva lui, i "Giovanni" non erano mai durati molto, ed essendo lui parecchio oltre i settant'anni gli era sembrata una scelta appropriata. La situazione era invero assai più strana perché , lasciando da parte il Cossa, Giovanni XVI fu un antipapa, e non esiste un Giovanni XX perchè il papa che avrebbe dovuto chiamarsi così decise invece per Giovanni XXI, credendo che ci fosse stato un papa extra con quel nome nel nono secolo (si trattava della fantastica Papessa Giovanna). Così lo stupore di molti quando Roncalli scelse di chiamarsi Giovanni XXIII invece di Giovanni XXIV° non era giustificato perchè lui sarebbe stato solo il XXI dei papi con quel nome.
Vorrei non starvelo a menare con i tratti salienti della sua vita, ma credo sia inevitabile per comprenderne la personalità.
Nacque il 25 novembre 1881 a Sotto il Monte, vicino a Bergamo. Suo padre, Giovanni Battista, era un povero contadino e Angelo era il terzo di redici figli (il maschio più anziano). Fu battezzato nello stesso giorno della nascita in Santa Maria in Brusico, portatovi di corsa dallo zio Saverio, ma la registrazione comunale precedette il battesimo perché il prete della parrocchia era fuori in visita.
La sua vita familiare (da ragazzo) era vivida, piena di movimento e di fede.
Ritornava annualmente in famiglia "per ritemprarsi", come spesso diceva. Egli
stesso racconta:" Non c'era mai pane alla nostra tavola, solo
polenta;
ne vino, e carne assai di rado. Solo a Natale e a Pasqua potevamo avere un
pezzetto
di torta fatta in casa...eppure quando un povero si presentava alla porta e
tutti noi venti aspettavamo impazienti la minestra in tavola, mia madre trovava
sempre posto ed occasione per farlo sedere a mangiare con noi.
Il povero non era uno sconosciuto, naturalmente.
Agli occhi
di Marianna Roncalli era lo stesso Gesù.
Con enormi sacrifici la famiglia lo mandò a studare
al seminario giovanile di Bergamo e nel 1900 entrò al Collegio Cesarola
di Roma. Fu ordinato il 10 agosto 1904 e, ottenuto il dottorato in Teologia,
divenne segretario del liberale vescovo di Bergamo, posto che ricoprì
per nove anni.
Partecipò come ordinanza medica alla prima guerra mondiale.
Nel 1922 incontrò , per caso, nella Libreria di Milano Monsignor Achille
Ratti, direttore della medesima e futuro Pio IX, che lo prese in simpatia.
Tre anni dopo era vescovo ed entrava nel corpo diplomatico.
Per coloro che lo immaginano come un bonario semplicista, ricordo che Giovanni XXIII parlava correntemente Latino, Greco, Francese e Bulgaro. Capiva e si esprimeva in Spagnolo, Turco e Rumeno. Leggeva Inglese, Tedesco e Russo. Ed era uno straordinario diplomatico, che serenamente e con quieta intelligenza insisteva sulla necessità di libertà e sul rispetto dei diritti di ciascuno:"benedetti siano i mansueti perché essi erediteranno la terra, benedetti siano i "pacificatori" perché essi saranno chiamati i bambini di Dio". Altra sua espressione era "Legum servi sumus, ut liberi esse possumus"(Cicerone). Siamo soggetti alla legge al fine di essere liberi. Nobile espressione di saggezza romana che ben rappresenta la necessità di cercare il cambiamento attraverso la modifica delle regole sociali e nel rispetto della legge.
E' stato senza dubbio il Papa Giovanni che resterà nella storia. Tutto in lui , tranne l'altezza, era grosso:occhi, orecchie, bocca, naso, collo, cuore. Soprattutto il cuore. La sua faccia era come un puzzle composito, ma il suo cuore era uno dei capolavori del Signore.
Uomo del mondo non perse mai la capacità di essere bambino
e di guardare al futuro.
Il suo orientamento verso il futuro e l'assenza totale di paura
furono i grandi doni che portò al papato. Nel suo discorso di addio ad
Auriol (dopo otto anni di rettorato del Corpo Diplomatico), disse:" Se
noi conserviamo una fede ferma, un invincibile ottimismo e cuori sensibili ai
sinseri appelli alla fratellanza umana e cristiana, noi tutti abbiamo il diritto
di essere senza paura e di credere all'aiuto di Dio". Amore, amicizia e
ottimismo erano virtù che aveva in abbondanza. E come i suoi alleati
lo vedevano così, altrettanto facevano i suoi oppositori, che rifiutavano
di chiamarlo "nemico". Lui era al di fuori di queste categorie.
Herriot, leader del Partito Radicale, disse di lui:"se tutti i preti fossero come il Nunzio Roncalli non ci sarebbero più anticlericali".
Quando divenne Patriarca di Venezia, il Presidente Auriol insistette
per consegnargli personalmente il cappello rosso, nel corso di una cerimonia
all'Elieseo, e Roncalli disse che a Venezia, nella sua casa, ci sarebbe sempre
stata una lampada accesa per i suoi amici.
Il canadese Generale Vanier gli rispose:" Noi siamo tutti
Vostri amici e quando verremo a Venezia la prima cosa che guarderemo sarà
la lampada accesa nella casa del Patriarca. Sappiamo che avremo solo da bussare
e ci sarà aperto.".
Come Patriarca Roncalli visse diversi anni di pace e di serenità. Il suo ottimismo era contagioso e produceva effetti pacificatori. Sembrava il massimo di una lunga carriera:dieci anni a Sofia (Bulgaria), dieci a Istambul, otto a Parigi, il suo ultimo impegno. Si aspettava probabilmente di finire i suoi giorni a Venezia, come Giuseppe Sarto prima di lui ed anche lui si sbagliava
Ci vollero undici votazioni nell'ottobre del 1958 per eleggerlo
papa, ma ci volle molto meno per comprendere che era differente da tutti gli
altri
papi. Prima di tutto era un essere umano, poi era un umile cristiano e poi, da
ultimo, era
un cattolico Cattolico (universale). Era il papa del Mondo.
Alcuni dissero addirittura che sembrava addirittura un papa non italiano, per
il maggior rilievo
concesso alle vicende del Mondo piuttosto che a quelle italiane, come sempre
confusamente rissaiole ed inconcludenti.
La Curia si lamentò amaramente per i suoi presunti cedimenti ai comunisti, alle eresie ed ai nemici religiosi di molti secoli e così fecero le destre estreme. Concesse persino un'intervista, in un delicato momento politico, alla Izvestia (principale quotidiano moscovita), diretta allora dal figlio di Khrushiov, provocando la furia belluina dei cardinali e dei prelati più retrivi.
La verità è che non era particolarmente interessato a salvare l'Italia dal comunismo, ma piuttosto a divulgare il Vangelo di Cristo a tutta l'umanità e soprattutto alla Chiesa.
Dove i suoi predessori avevano combattuto il mondo, l'avevano denunciato, avvisato, condannato, Giovanni XXIII l'amava, lo incoraggiava e gli sorrideva come un cherubino.
Giovanni era un grande "artista dello spirito". Diede
una nuova dimensione al cattolicesimo, utilizzando i vecchi mezzi che aveva
a disposizione. Molti , soprattutto tra i Cardinali, e uomini astuti come il
Cardinal Heenan non furono in grado di coglierne l'originalità e la
grandezza
e lo criticarono duramente come fosse un "semplice".
Sicuramente lo era ma era anche una delle menti più
acute del suo tempo ed il suo non perdere contatto con il Vangelo gli permetteva
di mantenere sempre il rapporto con il mondo intero.
Rappresentò la dimostrazione che si può essere un santo e saper fare il proprio lavoro contemporaneamente.
La verità lo rappresenta meglio di mille leggende. Il Santo Stefano del 1958 si recò a Regina Coeli (la prigione) e disse ai reclusi:"Voi non potete venirmi a trovare e così sono venuto io da Voi.". Ad un bimbo che gli scriveva di sapersi decidere sul cosa fare da grande, se il papa o il poliziotto, rispose:"Sarebbe più saggio per te studiare da poliziotto. Tutti quanti possono fare il papa, visto che, come puoi vedere, anche io lo sono diventato." Aveva l'abitudine di girare per i giardini a tutte le ore, così i visitatori della cupola di San Pietro cercavano sempre di guardare se lui stesse passeggiando nei giardini, visibili dalla cupola."Cosa succede?" domandò Giovanni ad un preoccupato ufficiale della sicurezza. "Vogliono vederVi, Santità.""E perchè no?" chiese Papa Giovanni sinceramente stupito."Non sto mica facendo niente di sbagliato, credo?"
L'umanità di quest'uomo e la sua capacità di comprensione, tenendo conto del ruolo ricoperto, hanno dello straordinario. Del magico, vorrei dire, senza tema di essere blasfemo.
Sia lui che Pio X erano di origine contadina. Sia lui che
Sarto erano santi uomini, senza personali preoccupazioni, senza macchie private.
Uomini dedicati e pieni di umiltà personale eppure incredibilmente
differenti.
Dove Pio esigeva, per il suo ruolo, assoluta obbedienza e persino
sottomissione, sentendosi obbligato ad imporre la sua autorità quale
rappresentante di Cristo in terra, Giovanni non esigeva nulla, nulla temendo
tranne di agire diversamente da come Gesù avrebbe agito.
Non esisteva in lui contraddizione tra essere papa ed essere
buon cristiano. Lui non era null'altro che il "buon pastore".
Al suo annuncio di aver convocato un Concilio, nel gennaio 1959, i cardinali erano stupefatti che chiedesse loro consiglio. Non ne avevano da dargli. Per troppo tempo erano stati abituati a seguire i comandi dei papi piuttosto che a collaborare. E perché avrebbero dovuto mostrare qualche entusiasmo? L'unico Concilio in quattrocento anni era servito a proclamare l'infallibilità del papa. Perché Giovanni voleva un nuovo Concilio ed a cosa gli sarebbe servito?
Le resistenze furono moltissime, anche all'interno della Curia, ma niente
arrestò Giovanni.
Nell'ottobre del '62 presenziò, con lacrime di gioia agli occhi, alla seduta
d'apertura.
Si diceva che se tutti i papi fossero stati come lui, tutti quanti avrebbero
fatto la coda per diventare cristiani, ma le cose non furono affatto facili.
La resistenza della vecchia Guardia, con le condanne e gli anatemi, fu
grandissima. Ottaviani, Spellman, McIntyre, Godfrey opposero strenue obiezioni
allo spirito di comprensione e di libertà che Giovanni andava diffondendo,
tanto da indurre, in una particolare occasione, il cardinal Léger ad alzarsi in
piedi e rispondere duramente alle reazionarie istruzioni di Ottaviani: "Dovrete
fare il lavoro (di contenere lo spirito di novità) da solo. Se la Vostra
attitudine è questa, Voi siete l'unico ortodosso qui e tutti noi altri siamo
eretici. Arrivederci." .
La prima sconfitta della Vecchia Guardia fu dovuta al coraggio di due
cardinali, Frings di Colonia e Liénart di Lille, che si opposero alla
composizione delle Commissioni, con membri tutti nominati dalla Curia.
Giovanni, guardando l'evolversi della situazione sulla televisione in circuito
chiuso, deve aver sorriso come Monna Lisa. La Curia, che aveva così a lungo
controllato l'indirizzo della politica della Chiesa, non la rappresentava più.
Molti passi avanti vennero posti in essere nel corso del Concilio, anche se
nessuna reale modifica strutturale alla catechesi venne materialmente apportata.
Le resistenze al nuovo furono troppo forti e l'idea che, al termine del
Concilio,
la Curia avrebbe comunque ripreso in mano le fila politico/religiose del potere era
troppo consolidata perché si potesse realizzare una "Nuova Chiesa". I colpi
inferti alla vecchia struttura furono però tremendi. L'intervento di Massimo
IV, Patriarca di Antiochia e della Chiesa Orientale che emerse come figura di
rilievo, modificò neanche tanto sottilmente gli atteggiamenti ed i comportamenti
di adeguamento al nuovo da assumere di fronte all'evoluzione civile.
Le questioni poste sul tappeto della discussione, aborto, catechismo,
irrilevanza delle strette e dure regole di comportamento imposte a fedeli per
i quali non avevano ormai alcun senso, e persino l'astrusità di un concetto di
paradiso che era poco meglio di un monastero medioevale, vennero messe in
discussione.
Quando la prima sessione conciliare terminò, nel dicembre del 1962, nessuno dubitava più che la Chiesa stesse entrando pienamente nel XX secolo.
Nel marzo 1963, tra le furenti critiche della Curia, Giovanni ricevette il
Premio Balsan della Pace, con l'appoggio completo dei quattro membri sovietici
del comitato di nomina. Fu accusato di essere un cripto-comunista, di avere
sminuito il prestigio del papato per aver accettato un premio di terza
categoria da nemici della fede.
Nella medesima primavera del '63 Giovanni pubblicò la sua enciclica "Pacem in
Terris", con la quale dava sostanzialmente il benvenuto al progresso e
proclamava il diritto di ogni uomo di "venerare Dio secondo i dettami della
propria coscienza e di professare la propria religione sia privatamente sia
pubblicamente".
Egli distrusse definitivamente l'idea che l'errore non ha diritti, come
sostenuto per secoli dall'Inquisizione, rimpiazzandola con quella che gli
esseri umani hanno ricevuto da Dio diritti che nessuno può togliere loro.
Nella stessa epoca cominciò a mostrare i sintomi della malattia che l'avrebbe
ucciso nel giugno del 1963.
Lasciò un vuoto che nessuno è stato in grado di colmare.
Rese attraente la bontà e la santità, rese cattolica la Chiesa, diede al
cattolicesimo un nuovo cuore ed un nuovo spirito ed anche se non riuscì a
completare il suo gesto d'amore nessuno di noi potrà dimenticarlo.
Il Concilio era ancora in corso perciò quando, il 17 giugno,
venne nominato il suo successore, Giovan Battista Montini, che prese il nome
di Paolo VI.
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