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VENTI SECOLI DI PAPATO

Il Papato: la fine o un nuovo inizio

(le immagini del testo sono in parte originali ed in parte tratte dai testi citati in bibliografia)

Il piccolo vecchio con i capelli bianchi e la faccia rotonda venne svegliato da un colpo di cannone. Cercò di alzarsi da letto e la porta della sua camera venne aperta. Il cardinal Antonelli, segretario di Stato, si inchinò prima di entrare e rispose alla domanda inespressa del Papa:"E' cominciato Santità. Kanzler opporrà una certa resistenza, come avete ordinato, ma....".
Pio non nutriva dubbi, il Signore avrebbe comunque preservato la Città Eterna da quei vandali piemontesi alleati di Satana.
Ordinò subito di predisporre un incontro del corpo diplomatico, che avvenne a metà della mattinata seguente. Era il 1870 e l'evento in discorso era diventato inevitabile, sebbene Pio IX continuasse a credere che il futuro sarebbe stato identico al passato.

Pio IX, Giovanni Mastai Ferretti, era stato un papa che aveva dato molte speranze alla cristianità, ma aveva saputo anche abilmente deluderle.
Aveva iniziato nel 1846, con la reputazione di un liberale. Si diceva che nella sua casa di famiglia persino i gatti fossero nazionalisti (allora , in tempi di ideali di unità d'Italia, la cosa era modernissima). Poco dopo la sua elezione fece passare una legge di amnistia per i prigionieri politici e gli italiani pensarono per qualche tempo che veramente Dio avesse cominciato a prendere a cuore le loro faccende.
Aspre montagne a nord, due vulcani a sud, continui terremoti ed un papa nel bel mezzo della penisola erano state dure prove per tutti. Ma l'illusione che il papa, per non dispiacere ai suoi gatti, si facesse guida dell'unità di una nazione e di un popolo sbandato durò molto poco.

Dopo solo due anni dalla sua nomina una rivolta repubblicana lo costrinse a fuggire a Gaeta, nel Regno di Napoli, e, nei due anni d'esilio, modificò definitivamente le sue simpatie indirizzandole verso una destra estremamente reazionaria.
Il suo unico e principale consigliere, il cardinal Antonelli, figlio di un bandito napoletano, era noto soprattutto per i suoi amorazzi e sembra essere stato il tipo di uomo per cui era più facile uccidere che perdonare.

Malgrado qualche anno dopo gli venisse anche offerto di capitanare una federazione degli stati italiani, cosa che lui rifiutò piattamente, Pio IX° si oppose invece con estrema decisione ad ogni forma di libertà e ad ogni mutamento costituzionale. Tesaurizzò invece disperatamente quegli Stati Vaticani che avevano portato alla Chiesa soltanto corruzione e guerre immotivate.

All'epoca di Pio lo Stato Vaticano era il retrivo baluardo della repressione. Non c'era libertà di pensiero o di espressione. I libri erano sotto censura. Gli ebrei erano chiusi nei ghetti e la giustizia veniva amministrata a piacimento del clero, con spie, inquisitori, polizia segreta ed esecuzioni anche per reati minori. Era governato da una piccola oligarchia ecclesiastica, corrotta e viziosa e sempre in nome di Sua Santità.

Secondo Lord Macaulay, che li (stati pontifici) visitò nel 1838 : "...la corruzione infetta tutti i pubblici uffici...Gli Stati del papa sono, credo, quelli governati peggio in tutto il mondo civilizzato; e l'imbecillità della polizia, la venalità dei pubblici impiegati, la desolazione e l'abbandono della campagna, saltano agli occhi persino dei viaggiatori più distratti." .
Trent'anni dopo la popolazione era pronta per la rivolta.

Molte volte Pio era stato pregato di salvare l'Italia ed il papato, ma aveva sempre fatto orecchie da mercante, considerando diabolica la civiltà "moderna". E lui con il Diavolo non voleva avere rapporti.

Persino la petizione di 12.000 preti presentatagli nel 1862, che gli chiedeva di leggere i segni dei tempi, portò solo ad una severa repressione/punizione per ciascuno di loro.
Persino dopo la conquista della città da parte di Cadorna, oltre a rifiutare la richiesta di un incontro fattagli da Vittorio Emanuele la sua unica risposta fu di scomunicarlo, usando ancora una volta quest'arma in maniera indebita ed ingiusta.

Nei suoi otto anni residui di papato continuò persistentemente a dichiararsi "Il Prigioniero del Vaticano" facendo squallidamente circolare santini nei quali appariva in una sudicia cella su di un duro pagliericcio. A parte il fatto che le offerte al pontefice salirono alle stelle (sembrò quasi essere un'astuta operazione di marketing), naturalmente la verità era molto diversa: la sua autoprigione (nessuno lo costringeva a restare all'interno del Vaticano) era lussuosa e ricca di amplissimi e splendidi giardini. Aveva di sicuro più spazio lui da solo che tutti gli ebrei romani messi insieme. Un poeta dell'epoca scrisse prosaicamente:"Il papa è prigioniero di se stesso."

Le "leggi delle Guarentigie" del 1870, offrirono al papa una ricca e generosa sistemazione, alla quale Pio continuò indefessamente a rispondere con il famoso: NON POSSUMUS (non possiamo), come se fosse stato invitato a mangiare carne il venerdì santo. E, malgrado fosse ormai nota e dichiarata la falsità della documentazione relativa alla donazione di Costantino ed al potere di San Pietro, ad essi continuò a riferirsi senza tregua.

Un paio di mesi prima dell'invasione di Roma Pio aveva presieduto il Concilio Vaticano , senza dare spazio o voce ai pochi dissidenti (quasi tutti i 532 vescovi ed i cardinali vivevano a spese del Vaticano e non disponevano di altre fonti di sostentamento), deliberando, con un colpo che riportò la Chiesa indietro di oltre cinquecento anni, la statuizione dell'infallibilità papale.

Esaminando la storia del papato salta agli occhi che i maggiori danni "reali" alla cristianità nel suo intero non li hanno fatti i papi cattivi, come Benedetto IX o Alessandro VI, ma quelli santi, come Gregorio VII, Pio V e PIO IX.

Il vescovo Strossmayer disse in una delle sessioni conciliari: "Il Concilio manca di verità e di libertà...Un concilio che non si cura dell'antica regola della necessità di una unanimità morale e comincia a decidere su proposizioni di fede in base a criteri di maggioranza, secondo la mia interna convinzione, perde il diritto di limitare la coscienza del mondo cattolico come condizione della vita o della morte eterna."
La Bolla PASTOR AETERNUS condusse, come logica conseguenza, a scomunicare illustri professori di teologia, uomini come Döllinger di Monaco, solo perchè continuavano a dire quanto era già stato detto nel corso del Concilio, e gli studiosi cattolici che promuovevano la ricerca scientifica, la libertà religiosa o la democrazia dovettero pagare un duro scotto per le loro scelte ideali. Portò a condannare le costituzioni degli stati moderni, l'eguaglianza dei cittadini dinnanzi alla legge, i progressi scientifici, il suffragio universale, il voto delle donne, la libertà di religione, etc.etc.

La crudele decisione conciliare (contraria a tutte quelle precedentemente assunte) che stabilisce che il papa, quando esercita la pienezza del suo ufficio e definisce la dottrina per l'intera Chiesa, è infallibile di per se stesso e non per il consenso della Chiesa, provocò più danni che altro. Sembrava quasi che la fede provenisse dalla fonte inesauribile rappresentata dal papa e non derivasse invece dalla comunità cristiana.
La Curia ne fu deliziata.
I burocrati del Vaticano avevano temuto (evitandone la convocazione) un Concilio per oltre trecento anni ed ora vescovi e cardinali avevano regalato loro, senza battere ciglio, l'intera Chiesa, abdicando contemporaneamente alla propria indipendenza e capacità di giudizio. Ora La Curia non doveva più chiedere permessi a nessuno perchè i "pastori di uomini" (i vescovi) si erano trasformati in "pecore".
I commenti degli intellettuali e dei politici più saggi furono pesanti ma alcuni evidenziarono il fatto che non si era trattato di una decisione religiosa , ma "politica".
Il papa aveva affermato il suo dominio "assoluto" in una terra ed in un reame dove nessun monarca terreno poteva esercitare potere: lo spirito.


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