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IL Papato Pag.37
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VENTI SECOLI DI PAPATO
I pionieri del divorzio
(le immagini del testo sono in parte originali ed in parte tratte dai testi citati in bibliografia)
Che la Chiesa cattolica sia contraria al divorzio è un fatto unanimamente riconosciuto. Il Vaticano generalmente non concede accrediti ad ambasciatori o diplomatici se essi sono divorziati o sposati con persone divorziate (il bando non è però assoluto). Possono tranquillamente essere protestanti, atei, persino agnostici (e questo è veramente strano: che per la Chiesa siano preferibili gli atei (i senza dio) agli agnostici (quelli in sospensione di giudizio)) ma è necessario ed opportuno che matrimonialmente parlando siano al di sopra di ogni sospetto.
L'opinione che la Chiesa non permetta mai il divorzio è condivisa da quasi tutti, cattolici compresi, sebbene molti sussurrino dietro alle spalle che la chiesa lo conceda sotto differenti apparenze. Persino i cattolici divorziati esternano questa opinione di assoluta illiceità del divorzio.
Essi evidenziano come elemento d'orgoglio il rifiuto di Papa Clemente VII ad Enrico VIII, quando decise di abbandonare Caterina d'Aragona per l'attraente Anna Bolena (poi allegramente decapitata). Per essere precisi Enrico aveva domandato l'annullamento del suo matrimonio, un favore che Alessandro VI aveva garantito senza indugio alcuno alla figlia Lucrezia dopo tre anni di matrimonio abbondantemente consumato.
Enrico poteva anche accampare discrete ragioni, sicuramente migliori di quelle usate da sua sorella Margherita, regina di Scozia, per fare annullare il proprio matrimonio. Mi sembra inutile elencare le molteplici ragioni che possono giustificare la cessazione della vita matrimoniale. Si può passare da quelle sentimentali (cessazione o insussistenza dell'amore, dell'affetto o della tolleranza reciproca) a quelle penali (violenze e prevaricazioni, percosse, violenze e sevizie dei figli, comportamenti delinquenziali, etc.etc.) per finire a quelle sanitarie (malattie veneree, aids, pazzia, sclerosi, arteriosclerosi, manie e/o fissazioni religiose). La follia di un precetto che dispone "Ciò che Dio ha unito, nessuno uomo divida", sembra saltare agli occhi per le inique conseguenze che può comportare.
Appare evidente che il Clero (celibe) non riesce a comprendere l'impossibilità materiale di riconciliare condizioni di vita divenute assolutamente intollerabili. Alcune situazioni coniugali non sono più "vita" in senso stretto. Rappresentano fattispecie di "non vita", dalle quali è assente anche quel minimo rispetto di se stessi e degli altri che ci permette di considerarci esseri umani etici. Un'altra eterna prigione, costellata di sevizie e di torture che potrebbero farci impazzire.
La realtà è che la Chiesa, ufficialmente, non ammette il divorzio (o meglio : la dissoluzione del vincolo) in una sola specifica fattispecie: un matrimonio consumato tra due cristiani. Inoltre il papa è assai distante dall'essere assolutamente contrario al divorzio in ogni forma e circostanza, visto che ritiene di essere l'unica persona che può garantirlo.
Lo strano è che il divorzio, così come la tortura, venne reintrodotto in Europa proprio dal Papato, nel sedicesimo secolo, dopo che era stato considerato fuori legge per diversi secoli nei quali le norme religiose avevano avuto il sopravvento su quelle civili.
Bonifacio VIII° (1294-1303) asserì che tutte le creature sono soggette al romano pontefice e che il suo papale potere si estende su TUTTI i matrimoni, anche a quelli tra infedeli, giudei, musulmani o non credenti. Tutti loro sono soggetti al pontefice, che può sciogliere i loro vincoli matrimoniali per la salvezza delle loro anime. Parrebbe che un vecchio celibe, che vive nel palazzo del Vaticano, sia l'unica persona autorizzata da Dio a sciogliere i matrimoni, cosa che non fa in tutti i casi, ma soltanto quando ci sia uno specifico interesse della comunità cattolica. Una bella incongruenza!
Negli anni 1940, '50, Pio XII estese il suo potere di sciogliere i matrimoni ad un grado impensabile per i cattolici di solo una generazione prima. Tutti i precedenti Concilii della Chiesa lo avrebbero deposto e condannato per eresia. Dato per scontato che il papa può sciogliere tutti i matrimoni, tranne quell'unico "consumato e tra due cristiani", è nel suo potere sciogliere anche questo? Molti papi in passato l'hanno fatto e senza provocare particolari sconquassi.
Peraltro è così fasullo l'insegnamento che la Chiesa non cambia mai che un cristiano del terzo secolo sarebbe rimasto stupefatto dalle dottrine medioevali in merito, ed un clerico del medioevo dagli odierni insegnamenti.
L'insegnamento di Gesù nel vangelo di Matteo (bibbia ebraica) sembra chiaro:"E' stato detto: chiunque divorzi da sua moglie gli sia permesso scrivere il certificato di divorzio. Ma io Vi dico che chiunque divorzi da sua moglie, eccetto che nel caso di "non castità" (grec. "porneia"=fornicazione, prostituzione, lussuria. In specifico contesto anche apostasia) , la rende un'adultera; e chiunque sposa una divorziata commette adulterio."
La frase in rosso è omessa negli odierni vangeli cattolici, mentre la si ritrova costantemente in tutte le altre edizioni della bibbia ed in quelle cristiane più antiche .
In precedenza Egli aveva anche detto, rispondendo ai farisei:"Mosè Vi diede questo precetto (quello di divorziare) per la durezza del Vostro cuore, ma all'inizio non era così. Ed io vi dico: chiunque divorzi da sua moglie, eccetto che nel caso di "non castità" (porneia) , commette adulterio."
Di nuovo la frase in rosso appare omessa in tutti i nuovi (si fa per dire, perché siamo nel dodicesimo secolo) vangeli cattolici, mentre la si ritrova in tutte le altre edizioni.
Lo strano è che i teologi cattolici non discutono sul testo reso pubblico ed ufficiale, ma sul significato profondo della frase omessa, come se sapessero o dessero per scontato che quello è il testo corretto.
Certo è che la Chiesa orientale garantisce tuttora il divorzio in caso di infedeltà coniugale e si tratta di una tradizione confermata in tutti i sinodi unitari sino al 1054, anno dello scisma (rottura formale con Roma). Dall'epoca della Riforma (sedicesimo secolo) solo la Chiesa Cattolica ha conservato la proibizione assoluta del divorzio, persino nel caso di abbandono assoluto del coniuge mentre le altre confessioni cristiane lo permettono.
Contrariamente a quanto si crede la Chiesa Cattolica non ha mai stabilito ufficialmente (per via conciliare) che un matrimonio cristiano "consumato" non possa essere sciolto. L'ambigua e contorta asserzione fatta nel Concilio di Trento (1563) "se alcuno dice che la (cattolica) Chiesa erra quando insegna...che il vincolo del matrimonio non può essere sciolto, sia egli colpito da anatema" evidenzia il problema di mettersi in aperto contrasto con la Chiesa Orientale e con tutto quanto stabilito dai precedenti Concilii ecumenici unitari (il rilievo fu sollevato dall'ambasciatore della Republica Veneziana ed i vescovi ne tennero ben conto).
Recentemente molti studiosi hanno suggerito che entrambe le confessioni religiose siano in errore nell'interpretare gli insegnamenti di Gesù in chiave "normativa". Gesù viene considerato quasi come Mosè: un legislatore, un emanatore di norme divine. E questa è la ragione per cui le quattro cose che ha detto vengono intese come principi sostanziali dell'ordinamento canonico (in alcune occasioni, mentre in altre appaiono, a piacere dell'interprete, come fonti di "indirizzo").
Nel Sermone della Montagna, proprio prima di parlare di matrimonio, Gesù dice: "se la tua mano destra commette peccato tagliala e gettala; è meglio perdere un arto che mandare tutto il tuo corpo all'inferno". Il povero Origene (uno dei grandi Padri greci della Chiesa) obbedì alla lettera (evirandosi, tagliandosi il pene). La Chiesa disapprovò il suo comportamento per paura che desse il via ad una nuova moda, ma Cristo di certo non desiderava che i suoi seguaci si tagliassero via a pezzi. Diversa è la questione quando papi, teologi e Padri definirono come "luogo reale" un fuoco infernale che non cessa mai. Questo era un errore ben più grave e ricco di conseguenze drammatiche dello sbaglio di Origene. A parte i problemi fisici legati ad un fuoco che brucia eternamente, a corpi che bruciano senza interruzione e senza consumarsi ed a qualcuno che prova pene corporali eterne prima che il suo corpo risorga nel Giorno del Giudizio, immensi sono i problemi etici.
Come può qualcuno essere punito eternamente per un atto compiuto nel tempo? La giustificazione che Dio è eterno e perciò un offesa contro di Lui è altrettanto infinita sembra inadeguata, visto lo spread tra condannante e condannati. Certo se io fossi eterno, immortale ed infinito come Dio, la punizione sarebbe forse più adeguata, ma dubito che in quel caso Dio sarebbe in grado di punirmi. E poi come possono i genitori riunirsi allegramente in Paradiso, sapendo che i propri figli e figlie arrostiscono all'inferno? Questo fatto non riduce la loro gioia mentre si godono la vista di Dio? l'ingiustizia di un bambino morto prematuro spedito a soffrire pene eterne mi renderebbe impossibile sopportare la vista di Colui che a tanto lo ha condannato.
Per gli studiosi sopra citati la soluzione è semplice: Gesù non va preso alla lettera in relazione alle fiamme eterne. Si riferiva probabilmente al terreno cimiteriale del Gehenna, all'esterno di Gerusalemme, che fumava e bruciava ininterrottamente alimentato dai rifiuti della città e dai corpi dei criminali crocifissi (Sitz im leben). E in relazione al matrimonio Egli parlava profeticamente , suggerendo un'interpretazione ideale di un rapporto materiale, ma senza pretendere che le sue parole fossero intere "alla lettera".
Lo strano è che la Chiesa trae dal Sermone della Montagna regole universali che non ammettono eccezioni, ma tali regole in effetti non ci sono.
Il sermone, infatti, era indirizzato da Gesù, un ebreo, ai suoi compatrioti ebrei (nessuno dei quali era battezzato e nessuno probabilmente si sarebbe mai fatto battezzare spontaneamente), che potevano tranquillamente divorziare secondo quanto prescritto dalla loro legge ebraica e dai dieci (si fa per dire) comandamenti impartiti da Dio attraverso Mosé (dalle cui norme di comportamento Gesù mai si discostò). In sostanza Gesù proibiva (o criticava intrinsecamente) il divorzio a persone alle quali la Chiesa ed i Papi hanno regolarmente permesso di divorziare: gli ebrei.
Secondo quanto prescritto dal nostro canone religioso gli ebrei potevano e possono tranquillamente divorziare, sia per la loro legge, sia perché è espressamente a loro permesso con l'approvazione papale. Se si convertono poi non esistono problemi di nessun genere: il divorzio è sempre accordato.
Sembra un po' come cambiare le regole del gioco a seconda delle circostanze.
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