IL Papato Pag.39

RICERCA PER PAGINA

 

questo sito è a costruzione progressiva (a puntate)

VENTI SECOLI DI PAPATO

Divorzi papali:nozze consumate e nozze non consumate

(le immagini del testo sono in parte originali ed in parte tratte dai testi citati in bibliografia)

Più o meno a metà del dodicesimo secolo a papa Alessandro III venne presentato, dal vescovo inglese di Exeter, un indovinello. Un nobile della sua diocesi aveva in passato fatto una promessa ufficiale di matrimonio. Poco prima delle nozze però egli sentì la vocazione religiosa. C'era quindi un conflitto tra la sua promessa di matrimonio e la vocazione a servire Dio come monaco. Alessandro, che era il giurista di maggior prestigio del suo tempo, diede alla questione una soluzione senza precedenti e senza alcuna logica, dando il via ad una follia canonica che dura fino ad oggi. Secondo il papa il nobile era obbligato a mantenere la sua promessa di nozze. Subito dopo le nozze però e senza aver avuto alcun congiungimento carnale, doveva abbandonare la moglie ed entrare in monastero. Soltanto un celibe maniaco, cresciuto in una tradizione antitetica al matrimonio, poteva elaborare un così meschino scherzo. Alessandro sostenne che il matrimonio, in accordo a quanto sostenuto da Graziano, sarebbe stato valido in quanto non è la consumazione che rende valido il sacramento. Anzi si trattava del matrimonio "ideale" in quanto assolutamente virginale. Era poi diritto del nobiluomo seguire la sua vocazione religiosa abbandonando la moglie, come già fatto da santi eremiti e monaci.

Per Alessandro, insomma, necessità, bisogni, onore della sposa e della sua famiglia non contavano assolutamente nulla.

Alla questione posta dagli studiosi su come fosse possibile rompere unilateralmente il matrimonio, Alessandro rispose che si trattava di differenza di valore tra due "beni" ed il bene religioso (la vocazione) era maggiore dell'inferiore bene costituito dal matrimonio.

Con questo sistema Alessandro sembra configurare la possibilità che il matrimonio, per esempio, tra Maria e Giuseppe (genitori di Gesù), definito virginale, fosse uno dei matrimoni "scioglibili". E d'altra parte sottintende che affinché il matrimonio sia indissolubile occorrono 1) volontà di sposarsi (consenso) e 2) fare sesso (consumazione). E la cosa crea ulteriori problemi perché viene da chiedersi come possa un elemento da sempre definito come "peccaminoso", e cioé il sesso, rendere il matrimonio talmente santo da diventare indissolubile. Forse invece di dire "Ciò che Dio ha unito l'uomo non divida" sarebbe stato meglio dire "Ciò che la lussuria ha unito l'uomo non divida."

A causa di questo scherzetto di Alessandro entrò nel Canone Religioso (Concilio di Trento, 1563) una nuova categoria di matrimoni "solubili", nei quali la vocazione religiosa scioglieva il vincolo coniugale.

Da quell'epoca qualche studioso fanatico cominciò ad ipotizzare che se un semplice uomo, con una professione di fede, poteva sciogliere il proprio matrimonio, figurarsi cosa poteva fare un papa i cui poteri erano pressoché divini.

Cosa che regolarmente successe. I due casi in questione sono citati da Antonino, arcivescovo di Firenze, e le due bolle che sciolsero le nozze vennero emesse da Martino V (1417-31). I casi sembrano ai nostri occhi moderni (perché all'epoca, sebbene non creduti veri dai contemporanei, furono come un pugno in faccia) anche abbastanza giustificati. Nel primo un uomo si accorge, subito dopo le nozze e senza averle consumate, che sua moglie è incinta di un altro uomo. Lui domanda lo scioglimento per potersi risposare con una vergine. Nel secondo un uomo si era sposato per procura. Nel viaggio per raggiungerlo la moglie viene catturata dai pirati. Il marito non la incontrò mai e probabilmente non l'avrebbe più rivista. Ad entrambi fu concesso lo scioglimento.

E' bene evidenziare che Antonino era contemporaneo di Martino V e che citò i due casi senza documentazione ma non venne creduto da nessuno. Le due bolle papali, che dimostravano la verità della sua citazione, rimasero segrete per 5 secoli venendo alla luce solo ai primi del novecento.

L'mpossibile giustificazione teologica fornita ad un atto di scioglimento che nel Sermone della Montagna (che, come interpretato dai cattolici, sostiene che nessun uomo può sciogliere quello che Dio ha Unito) va, come al solito a parare in quel "Tu sei Pietro....". Il papa è il vicario di Cristo (prima era il vicario di Pietro, ma poi....) e quindi già nel discorso della Montagna Gesù aveva inteso conferire questo potere di scioglimento ad un tizio che per cinque secoli si sarebbe dichiarato vescovo di Roma, poi vescovo principale della Cristianità, poi Papa, poi papa infallibile, etc.etc.. in una follia narcisistica di superpoteri.

Resta l'incongruenza di un "contratto" o "legame" che viene definito ufficialmente dalla Legge e dalla Dottrina cattolica come suggellato dalla LEGGE DIVINA (tale per cui nemmeno Dio lo vuole spezzare o può fare eccezioni) mentre il Papa dichiara invece di avere il potere di annullarlo. Sembrerebbe che il Papa sia addirittura più potente di Dio.

Naturalmente nel XVII secolo questa pratica di sciogliere i matrimoni non consumati era diventata quasi normale (nel senso che si verificava con certa frequenza), ma cosa dire allora dei matrimoni regolarmente consumati?

Non sto qui a romperVi le scatole sul passaggio della lettera di San Paolo che viene utilizzata come base dello scioglimento di matrimoni consumati. Mi limiterò a dirvi che, rigettando le tesi di Sant'Agostino, Gregorio il Grande sostenne che nel caso di matrimoni tra cristiani ed infedeli la cosa era possibile (la teoria era di un giurista romano, ex ebreo convertito, di nome Isacco). Naturalmente questa tesi creava molti problemi e questioni ed offriva il destro ad un mucchio di scioglimenti ottenuti artatamente. La norma entrò subito nei "Decreta" di Graziano e, nel 1142, divento parte del diritto canonico. Anche Innocenzo III la confermò nel suo decreto "Quanto te" del 1199.

Sembra che il punto cruciale fosse che tale tipo di matrimonio non veniva annullato da Chiesa o Papa , ma dal fedele medesimo (che si separava dal coniuge "non cristiano", in quanto abbandonato da questi), anche se sia Urbano III sia Celestino III (fatto assai poco conosciuto) sostennero invece che anche i matrimoni consumati "tra cristiani" potevano essere sciolti.

L'atteggiamento dei pontefici, da Paolo III a Gregorio XIII, fu di poco dissimile nei territori delle missioni, dove il potere di sciogliere vincoli matrimoniali venne usato a piacere e con le giustificazioni più eterogenee.

Tanto libero divenne il comportamento (segreto fino al 1900) dei papi in questo settore da provocare anche qualche crisi interna (la pubblica sconfessione dell'opinione di F.P.Kenrick, arcivescovo di Baltimora, convinto della possibilità di scioglimento, negata invece pubblicamente dal Vaticano).

Naturalmente quando i "decreta" di Paolo III, Pio V, Gregorio XIII, vennero alla luce ci si accorse che Kenrick aveva ragione e qualcuno si chiese dove potesse finire l'assoluto potere dei pontefici di fare quello che volevano, quando volevano.

 


Il Papato Pag.39


Site Counter
Bpath Counter



Timedsurgery...la soluzione ai tuoi problemi estetici


......
Per informazioni rivolgersi a:

Marco Capurro

info@capurromrc.it
Via Granello, 3/7
Genova, GE 16121
Italia
Italian WebSPACE motore Multisoft

trademark OCRAM™    WEB BASE :PUNTO PARTENZA


Google





hosted by Aruba