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VENTI SECOLI DI PAPATO

Qualcosa sulla donna

(le immagini del testo sono in parte originali ed in parte tratte dai testi citati in bibliografia)

Anche a cercare di essere onesti riesce difficile non vedere la pesante misoginia della Chiesa ed i suoi tremendi riflessi nella nostra vita.
Ancora oggi capita di ascoltare dei cazzoni in tonaca che pontificano sulla castità prematrimoniale, sulla necessità di fare figli "benedetti dal Signore" (che non avranno nulla da mangiare), sull'orrendo peccato della contraccezione e sull'omicida abominio dell'aborto.
La cosa strana è che, almeno per quanto riguarda la donna, le cose non erano poi così male nel I secolo. In seguito, malgrado in origine le donne abbiano partecipato attivamente alla diffusione della chiesa
Paolo riferisce (1 Cor. 11,5) che le donne predicavano come gli uomini. Feba (Rom, 16,1 segg.) era diaconessa, come Paolo. Prisca era "collaboratrice in Cristo". Giunia (che poi subì una manipolazione transessuale, diventando Giunio) viene da Paolo definita "insigne tra gli apostoli"(Rom. 16,7) e la Bibbia stessa, letta correttamente, mostri per la donna maggiore considerazione del cristianesimo
, è certo che la nostra religione ha attuato un progressivo soffocamento ed una progressiva interdizione delle donne, in un processo arrestatosi soltanto oggi, in occidente, e non grazie, ma malgrado la Chiesa.

Si potrebbe sostenere che alla base di quest'opera di diffamazione stia essenzialmente la loro (delle donne) contrapposizione al sacro come soggetti impuri.
Clemente Alessandrino, stabilendo persino come le donne devono vestirsi e comportarsi, definisce la donna come oggetto di vergogna. Le impone il velo fuori dalla casa.
Le Costituzioni apostoliche (380) prescrivono che possa comunicarsi solo con il velo.
Papa Nicola I ordina che esse possano comunicarsi solo velate e nel VI° secolo si richiederà che anche le loro mani siano coperte. Crisostomo impone che essa sia sempre velata e "nascosta con ogni cura".
Le parole di Paolo, relative all'acconciatura patriarcale ebrea (capelli raccolti in trecce poi coperte da un fouland di lana), viene stravolta dai suoi interpreti successivi.

Anche per Ambrogio le donne devono velarsi "in modo che venga assicurato il suo pudore e la sua onestà".
Nel sinodo di Elvira (IV secolo) si prescrive che le donne non possano né scrivere né ricevere lettere a proprio nome. Nel sinodo di Gangra (IV sec.) si vieta loro il taglio dei capelli. Clemente Alessandrino sostiene che , per quel che riguarda l'attività sportiva, le donne devono solo esercitarsi a filare ed a tessere, eventualmente aiutando a cuocere il pane ed andando a prendre in dispensa ciò che serve all'uomo (Paedagogus III, 50, 1).
Crisostono le definisce ancora :"il sesso femminile è debole e leggero", e vede la loro salvezza solo nei figli, al contrario di Ambrogio che ne raccomanda la verginità.

Nelle Costituzioni apostoliche (già citate, raccolta del IV sec. inserita nel Decreto di Graziano del 1140) si dice:" noi non concediamo che le donne esercitino in chiesa il ministero dell'insegnamento; esse devono solo pregare ed ascoltare i maestri. Poiché il nostro maestro e signore Gesù Cristo ha inviato soltanto noi dodici per ammaestrare il popolo ed i pagani e mai invece ha inviato donne, quantunque non ne mancassero. C'erano infatti con noi la madre del signore e sua sorella e anche Maria Maddalena, e Maria di Giacomo e Marta e Maria, le sorelle di Lazzaro, Salomé ed alcune altre. Se pertanto fosse stata cosa conveniente, egli stesso le avrebbe chiamate. Ma se l'uomo è il capo della donna, non è opportuno che il resto del corpo domini il capo" curioso è il fatto che in molti vangeli gnostici ed apocrifi la situazione sia quasi rovesciata. In Tommaso, per esempio, le donne appaiono quali discepole predilette e così in altri. La Chiesa prima distrusse ed emarginò tutti gli scritti paleocristiani, nei quali la donna riceveva connotazioni paritarie (o addirittura superiori) agli uomini, poi la ridusse ad un cencio senza alcun valore, anzi, ad una fonte di vergogna, miseria e peccato.
Le donne dovevano sempre restare silenziose. Pregare anche in silenzio poiché "non concedo alla donna di parlare in chiesa".
Le donne non possono battezzare o esercitare altri ministeri sacerdotale perché "la madre di Gesù non ha battezzato il proprio figlio".
Tertulliano dispone che le donne non insegnino e non battezzino (+ 220).
Laodicea (sinodo IV sec.) dichiara che "le donne non possono avvicinarsi all'altare". Il sinodo di Nimes proibisce il ministero sacerdotale delle donne, come pure papa Gelasio (lettera del 494) ed i sinodi di Nantes (658), Nibisi (orientale 485), Aquisgrana (798).
Esse (le donne) non possono cantare in chiesa (San Bonifacio + 754). Parigi (829) le cazzuola ulteriormente deplorandone il comportamento.
La seconda pseudoisidoriana (lettera falsa scritta nell'850 ca.) attribuita a papa Sotero (168-177), che ordina che alle donne sia impedito di toccare vasi e lini santi, venne ripresa da Graziano nel 1140 ed è rimasta fino ad oggi tra i documenti di maggior importanza per combattere la "pestilenza" costituita dalle monache e dalle donne in generale.

Persino nell'ipotesi degli eventi più tragici e riferiti esplicitamente alle mogli del clero sposato (F.Quaranta "Preti sposati nel medioevo") l'ottica con la quale la donna viene considerata manifesta connotazioni tragiche. Il patriarca Fozio (IX sec.), trattando diffusamente il caso delle mogli dei chierici rapite dai Saraceni, ridotte schiave e forzate a subire le voglie dei loro padroni, descrive il comportamento da tenere una volta che le stesse siano state riscattate e riconsegnate ai coniugi, limitando la loro accettazione soltanto al caso nel quale le donne abbiano"sempre" opposto piena e totale "resistenza", ed anche in quel caso raccomanda loro di chiudersi in convento per non dare adito a malignità. Insomma mazziate e cornute. Interessante anche (ibidem) la testimonianza di Giovanni Mosco (VII sec.) che raccontando di alcuni cristiani palestinesi a cui erano stati rapiti mogli e figli, afferma che quando i briganti rilasciarono i loro familiari, si ripresero soltanto i figli, rimandando indietro le mogli violentate ed ormai "corrotte".

Ricordiamo che ancora nel 1917 il Codex Iuris Canonici (CIC) stabilisce che mai il ministrante alla messa sia una donna e "sotto pena di peccato mortale è proibito che la donna che ministra (nel caso ci sia una giusta causa) si avvicini all'altare".
E Giovanni Paolo II, nel 1980, scrive nel suo Il dono inestimabile :"non sono permesse alle donne le funzioni dell'accolito (ministrante)".
Persino per Pio X, ribadendo la proibizione per le donne, i canti in chiesa dovevano al massimo utilizzare dei castrati (ai quali comunque, come agli uomini sterili, era proibito il matrimonio sin dal 1587 ad opera di quel mostro di Sisto V° [disposizione revocata solo nel 1977]).
Come dice la Ranke-Heinemann : "questa chiesa virile è degenerata in un cristianesimo avvizzito" e "la fede cristiana si è fossilizzata nel credo del celibato".

Vale la pena di ricordare le drammatiche ed amarissime parole di Ernst Bloch nel 1936: " le donne non possono entrare in chiesa con le braccia nude, tuttavia ebrei nudi possono scavare la propria fossa ". Ricordiamo ancora che quando i sacramenti si cristallizzarono nel numero di sette (XII sec.), il matrimonio venne considerato a parte, in quanto utile solo come rimedio contro il peccato e privo della capacità di trasmetter grazia alcuna.

Nel Malleus Maleficarum le donne (assai più dedite alla stregoneria, in quanto assai più deboli) sono le "avversarie dell'amicizia", "una punizione inevitabile", "un pericolo familiare", "un difetto della natura".
Il loro maggior contenuto d'acqua (Aristotele, Alberto Magno e Tommaso d'Aquino) le rende "incostanti e malfide".
La loro inferiorità è indicata anche dal nome (femina):"il termine femina , infatti, deriva da fe minus. Fe= fides, fede; minus=meno; perciò femina=colei che ha meno fede".
Gli inquisitori arrivano ad affermare che quasi tutti i regni della terra sono caduti a causa delle donne (citando Troia), che esse sono per natura bugiarde, adescatrici ed assassine e che "la loro gola, cioé il loro parlare, è più viscido dell'olio, ma poi è più amaro dell'assenzio".

I due imbecilli (Institor e Sprenger) concludono che "tutto accade per cuncupiscenza, che presso di essa (la donna) è insaziabile" è " tre cose sono insaziabili e la quarta, che non parla mai..., cioé l'apertura dell'utero" (spero mi perdonerete un commento volgaruccio, da giovanotto affamato degli anni '50/'60, :fosse vero!).

Alberto Magno (maestro e guida di Tommaso d'Aquino) parla della donna con un astio ed un disprezzo che raramente verrano raggiunti dai successivi teologi. Nelle sue "Quaestiones super de animalibus", teorizza addirittura che la ritrosia ed i rifiuti della donna agli inviti ed alle oscene proposte dei maschi costituiscano un'accorta manipolazione, messa in atto al fine di sembrare caste, mentre in realtà la loro bestiale concupiscenza le porta a desiderare l'atto che sembrano rifiutare. Il vecchio demente merita di sicuro il titolo di "patrono ufficiale dei violentatori", oltre a quello di principe degli antisemiti (che gli deriva dalla distruzione impietosa del patrimoni dottrinale ebraico ,da lui decisa e sottoscritta nel 1242, con il rogo di Parigi) vennero bruciati duecentoquaranta carri di libri talmudici, provocando altri roghi consimili in tutto il mondo cattolico ed il tramonto dello studio ebraico sul Talmud

Trascuro di parlare della castrazione civile e normativa che tutto questo ha comportato: impossibilità di possedere alcunchè (sottoposte a tutela perenne), problemi successori ed ereditari, obbligo di obbedienza, privazione dei figli , percosse, una vita da bestie. Il tutto condito squallidamente dalle ingenue ed innocenti dichiarazioni effettuate ogni volta che la Chiesa decide di decidere diversamente:"La Sacra Congregazione della Fede ha sempre sostenuto l'opinione...", "La Santa Madre Chiesa ha sempre avuto a cuore...","Il Santo Padre, seguendo la continua tradizione dei suoi santi predecessori , ha deciso...", "Il Sant'Uffizio ha stabilito anche in questo caso, come sempre fatto in precedenza ,...","La Santa Inquisizione ha bruciato, come sempre ,..."
La spaventosa ingerenza del cristianesimo nella vita laicale ha provocato sofferenze della gente minuta, e particolarmente delle donne e dei bambini, che non hanno nulla da invidiare agli orrori descritti nei capitoli precedenti.


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