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Papato Pag.16
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VENTI SECOLI DI PAPATO
La "QUESTIONE" giudea
(le immagini del testo sono in parte originali ed in parte tratte dai testi citati in bibliografia)
Papa Paolo IV, che odiava visceralmente gli ebrei, aveva lavorato incessantemente per ore, sorbendo il vino scuro e denso come melassa della sua amata Napoli. Presto ebbe terminato la sua opera. Il 17 luglio 1555, appena due mesi dopo la sua elezione, egli pubblicò "CUM NIMIS ABSURDUM" , una bolla che normalmente non appare in alcuna delle antologie dei documenti papali, in quanto marchio cruciale e crudele nella storia dell'antisemitismo.
In ragione di questa Bolla, Paolo riteneva di meritare un abbraccio "accademico" che ricevette dal suo nipote favorito, il Cardinale Carlo Carafa, con il commento:"Il suo braccio era immerso nel sangue fino al gomito". Non è una cosa sorprendente che durante il suo breve pontificato la popolazione di Roma quasi si riducesse a metà. Gli ebrei, che non avevano dove fuggire, pagarono lo scotto della sua bigotteria.
Ho già raccontato della relativa tolleranza che accompagnò i primi secoli dopo Cristo, anche se uno dei papi più ricchi di gentilezza, Gregorio Magno, inventò la riduzione di un terzo del fitto per cercare di convertirli. "Anche se loro verranno a noi con poca fede, certamente ci sarà maggior fede nei loro figli, che saranno battezzati, così che se non conquisteremo i genitori, avremo almeno i bambini. Peraltro qualsiasi riduzione degli affitti in nome di Cristo non deve essere considerata una perdita":
CUM NIMIS ABSURDUM stabilisce che gli assassini di Cristo, gli Ebrei, sono schiavi per natura e devono essere trattati come tali. Per la prima volta negli Stati Pontifici gli ebrei vennero confinati in un area particolare, chiamata ghetto, ad imitazione della Fonderia Veneziana. Vennero obbligati a vendere le loro proprietà ai cristiani a prezzi stracciati; nei casi più favorevoli realizzarono il 20% del valore, nei peggiori una casa veniva scambiata per un mulo e un vigneto per un vestito. Venne loro proibita ogni attività commerciale , compreso il commercio del grano, mentre era loro permessa la vendita di cibo e di vestiti di seconda mano.
Era loro permessa una sola sinagoga per città. A Roma ne vennero distrutte sette su otto, in Campagna diciotto su diciannove. I loro libri, compreso il Talmud, erano già stati requisiti e distrutti. In pubblico vennero obbligati ad indossare un cappello giallo. Furono obbligati a parlare solo in Italiano o Latino e ad usare unicamente queste lingue nei documenti scritti. Era loro vietato dare impiego a cristiani, anche solo per accendere il fuoco durante il sabato. Era loro vietato dare o ricevere trattamento medico a e da cristiani e non dovevano MAI essere chiamati con l'appellativo di "signore".
Pur mostrando una istintiva predilezione a vivere tra loro, l'essere costretti in una zona ristretta come bestiame, il dover rientrare al coprifuoco, il non poter possedere ne terra ne casa, doveva apparire agli Ebrei dell'epoca minacciosamente differente.
Gli ebrei romani vennero costretti in una zona malarica e soggetta ad inondazioni accanto alla riva del Tevere. Rinchiusi in un cerchio di cinquecento metri, vi sopravvivevano in cinquemila. L'impatto della Bolla fu terrificante. Nel giro di poco tempo ci furono ghetti a Venezia, Bologna, Ancona, etc.etc.. Nel 1556, proprio ad Ancona, furono bruciati 26 marranos, ebrei convertiti provenienti dal Portogallo ai quali i precedenti pontefici avevano assicurato libertà di fede.
Paolo morì nel 1559, ma la sua Bolla diede la stura ad un atteggiamento che continuò per secoli. Nel 1566 Pio V° battezzò personalmente due ebrei adulti ed i loro tre figli con cinque cardinali come padrini. Nel 1581 Gregorio XIII raggiunse la sorprendente conclusione che:" la colpa degli ebrei nel rifiutare ed uccidere Cristo aumenta ad ogni generazione, giustificando la loro perpetua schiavitù".
Tralascio la descrizione dei singoli casi di persecuzione e maltrattamento di cui esiste documentazione, ma ricordo che la superstizione cristiana che "chiunque fosse responsabile del battesimo di un infedele si guadagnerà il Paradiso" produsse rapimenti di bambini e bambine ebrei, che , una volta battezzati, non "potevano" più, per legge, essere riportati nel ghetto e nel loro naturale ambito familiare.
Lo spazio limitato dei ghetti costringeva a sopraelevare le costruzioni, con conseguenti frequenti crolli ed incendi. L'igiene era , obbligatoriamente, scarsissima confermando il mito che la puzza degli ebrei spariva solo con il battesimo.
Nel suo "De Morbis Artificum" (1700), Ramazzini descrive accuratamente i disturbi che affliggevano la popolazione ebrea dei ghetti. Dalla sua opera si trae l'inevitabile conclusione che i papi furono responsabili di generazioni di sofferenze delle quali non si trova traccia nei libri di storia.
La faccenda andò avanti, tra alti e bassi e continue sofferenze, fino alla presa di Roma del 1870 da parte delle truppe italiane. Undici giorni dopo la caduta di Roma, il 2 ottobre 1870, un decreto Reale conferì agli ebrei la completa libertà che era stata loro negata dal Papato per millecinquecento anni.
Con questa azione l'ultimo ghetto ufficiale in Europa era stato smantellato. Gli ebrei devono aver pensato che le loro sofferenze erano al termine, ma come avrebbero potuto immaginare che la loro ora più buia doveva ancora venire?
Il cristianesimo aveva fatto l'opera di preparazione perseguitandoli per la loro religione, il fascismo li avrebbe perseguitati per la loro razza. Malgrado le grandi differenze, le somiglianze tra i decreti di Innocenzo III e Paolo IV da una parte e le Leggi Nuremberg del 1935 dall'altra, sono indiscutibili.
Mentre Pio XI era ben cosciente del fatto che Gesù, Maria e Giuseppe erano ebrei e si oppose al nazismo ed al fascismo, scrivendo anche una forte enciclica, che rimase impubblicata dopo la sua morte, il suo successore era più prudente.
Eugenio Pacelli, Pio XII, esperto di diritto canonico come il padre ed il nonno, era stato nunzio papale a Monaco e poi a Berlino (dove era stato testimone dell'avvento delle camicie brune). Il 2 marzo 1939 fu eletto papa e, quando nel 1941 i tre quarti degli ebrei italiani avevano ormai perso tutti i loro beni, la scena era pronta per la più vergognosa di tutte le encicliche papali: quella che non è mai stata scritta.
Malgrado le persecuzioni e gli assassini di ebrei fossero ormai sistematici non una parola inequivoca di condanna venne mai pronunciata dal Vaticano. Le labbra Romane, usualmente così pronte a condannare ogni minima deviazione dalla fede, ogni errore, magari per quanto attiene al sesso o all'interpretazione dei testi, erano fermamente e permanentemente serrate.
Mi scuso di tralasciare la ricca documentazione che dimostra la perfetta conoscenza da parte del papa di quasi tutti gli episodi meritevoli di condanna, ma sono disponibile a citarli a chi lo desiderasse. Quello che è certo è che il Pontefice si astenne dal qualsiasi intervento persino quando i Nazisti perseguitarono ed indirizzarono ai forni gli ebrei sotto il suo stesso naso. (vedi anche: Nazismo e Male )
Nell'ottobre/novembre del 1943 oltre 8.000 ebrei italiani vennero estradati ad Auschwitz, senza commenti ufficiali della Santa Sede (che pure ne nascose alcuni nei giorni successivi). Gli italiani ne nascosero quanti fu possibile (cosa pericolosa , ma facile visto che erano praticamente indistinguibili).
Persino il massacro delle fosse Ardeatine del marzo del 1944, non provocò reazione alcuna da parte del Papa, l'unico che, forse, avrebbe potuto intervenire per salvare i disgraziati ostaggi. Dell'orribile massacro la Radio vaticana non diede notizia.
Non ci sono spiegazioni per tutti i molteplici interventi che il papa avrebbe potuto fare, in modo vario e molteplice, sui cristiani osservanti e sugli stessi fanatici nazisti, al fine di rallentare o ridurre l'olocausto, e che invece non vennero posti in essere. Forse la coscienza di essere una nullità di fronte ad un Pio XI; ma persino un omuncolo , di fronte ad episodi di quella portata, avrebbe dovuto trovare la forza di opporsi.
Giovanni XXIII venne eletto dopo l'imbelle Pio, e, rappresentando la quintessenza di un essere umano, sembrò inondare di luce per tutto il corso del suo pontificato sia la Chiesa sia l'umanità, amata in blocco.
Il documento pacificatore che aveva preparato sugli ebrei (morì prima di farlo pubblicare) venne modificato ed alterato irrimediabilmente dal suo successore, Paolo VI°, che persistette pubblicamente (sermone della domenica di Passione del 1965) nell'accusa di deicidio per il popolo giudeo.
Malgrado i modesti passi operati da Giovanni Paolo II, persino oggi, nel marzo del 2000, nel documento "Memoria e Riconciliazione . La Chiesa e gli errori del passato", non si trovano tracce di scuse, giustificazioni o riconoscimenti di responsabilità da parte della Chiesa, anzi, apparentemente, l'unico soggetto meritevole di ricevere una domanda di "perdono" risulta essere Dio, mentre per quanto attiene alle "lacerazioni" tra cristiani e le "relazioni tra cristiani ed ebrei" si parla di "relazioni tormentate" , si parla "a giusto titolo" di "solidarietà nel peccato di divisione"e, relativamente agli ebrei, di "bilancio piuttosto negativo".
Se non ci fosse da nascondersi per la vergogna, verrebbe da ridere!
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