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IL Papato Pag.23
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VENTI SECOLI DI PAPATO
L'approssimarsi della tempesta
(le immagini del testo sono in parte originali ed in parte tratte dai testi citati in bibliografia)
Nel quindicesimo secolo non una voce si levava in difesa del papato e, con
uomini come Francesco della Rovere sul trono, non è difficile immaginare perché.
Francesco divenne Sisto IV nel 1471. Aveva diversi figli, chiamati, secondo
il costume dell'epoca, "i nipoti del papa". Sisto concesse a tre nipoti ed ad
altri sei parenti il cappello cardinalizio. Tra i vari beneficiari c'era anche
Giuliano della Rovere, futuro Giulio II.
Il favorito di Sisto era Pietro Riario, che lo storico Theodor Griesinger
ritiene fosse figlio suo e della sorella. Di sicuro il neo papa dimostrava
un'allarmante affetto per il ragazzo. Tanto da nominarlo vescovo di Treviso,
cardinale arcivescovo di Siviglia, patriarca di Costantinopoli, arcivescovo di
Valencia e, da ultimo, arcivescovo di Firenze (dove risiedevano i suoi mortali
nemici: I de Medici)
Fino a quel momento Pietro, che era stato un semplice francescano, ogni anno
cuoceva il proprio unico saio per eliminare i parassiti.
Diventato cardinale cambiò radicalmente. Si trasformò in uno spendaccione su
larga scala, in un donnaiolo, che manteneva amanti nella ricchezza più
sfrenata, tanto da far preoccupare persino i diaristi dell'epoca. Morì giovane
completamente scoppiato dai vizi.
Opera di Sisto fu la cappella che porta il suo nome (Cappella Sistina), nella quale attualmente avvengono tutte le elezioni papali. Da ricordare il fatto che la predetta Cappella Sistina ne ha viste di tutti i colori: dai cardinali che bivaccavano, si pestavano e si intrattenevano sino ai cavalli di Napoleone, che la utilizzò come stalla.
Sisto fu anche il primo papa a concedere una licenza "legale" ai bordelli di
Roma, che gli portavano trentamila ducati all'anno in imposte, ed a concedere
ai preti di tenersi una compagna contro pagamento di un'apposita tassa.
Un'altra fonte di guadagno era quella rinveniente dai permessi concessi ai
ricchi di consolare certe signore in assenza dei mariti. Ma era nel campo delle
indulgenze che Sisto mostrò tutto il suo genio: egli fu infatti il primo che
pensò di poterle liberamente applicare ai morti. Questo costituì una illimitata
fonte di guadagno alla quale nessuno dei suoi predecessori, neanche i più
avidi, aveva mai pensato.
La cosa aveva implicazioni teologiche straordinarie perché il papa, creatura di
carne e sangue, affermava di avere potere nella regione della morte. Anime
tormentate per il loro peccaminoso comportamento da viventi, potevano ora
essere liberate dai tormenti del Purgatorio sulla sola parola del papa, posto
che i loro affezionati e religiosi familiari pagassero la giusta mercede. Chi
si sarebbe rifiutato di compiere un atto di carità cristiana verso le persone
amate? Padri, mariti, amanti, parenti, tutti cercavano di tirare fuori dal
purgatorio i loro cari spendendo quanto necessario.
Con la minaccia e la descrizione di luoghi orribili (il purgatorio era rappresentato come luogo di sofferenza) tutti erano indotti a credere che il perdono papale avrebbe condotto i loro cari in paradiso. Il potenziale di corruzione era enorme. In precedenza buona parte del reddito della Curia e del papato proveniva dal commercio di reliquie, che, peraltro, non erano inesauribili anche se facilmente falsificabili. La grandezza di Sisto risiede nel suo essere riuscito a scovare un bene assolutamente illimitato e non consumabile, il cui prezzo poteva essere adattato a tutte le borse e che non costava assolutamente nulla. Ai fedeli non era richiesto pentimento, preghiera o altro, solo il pagamento del controvalore (adattabile alle possibilità di ciascuno).
L'invenzione del Purgatorio, del quale non esiste citazione alcuna nelle scritture sacre, era elemento sostanziale di questo fruttuosissimo commercio papale. La semplice riflessione che se il papa può liberare un anima per denaro, la può ben liberare anche senza denaro, se ne può liberare una , le può anche liberare tutte e , se non lo fa, è un mostro tiranno - come giustamente rilevò Simon Fish (A Supplicacyion for the Beggars- 1529) , pareva non venire eseguita da alcuno.
Tanto per peggiorare le cose,come già detto, nel 1478 Sisto pubblicò anche la Bolla che istituiva l'Inquisizione nella Castiglia. Nel 1482 duemila eretici furono bruciati nella sola Andalusia.
Sisto morì nel 1484 e qualcuno disse, dato il temperamento guerrafondaio dimostrato dal papa, che era stato ucciso dalla pace.
Il suo successore, Innocenzo VIII, provvide ad emettere la Bolla Spagnola contro gli ebrei, che , secondo quanto detto da "Il Dizionario Cattolico" provvide a fornire lavoro all'Inquisizione per secoli. Malgrado le richieste crescenti decise di non fare nulla contro il concubinaggio del clero, tanto che qualcuno, ironizzando, scrisse:"Sua Santità si alza la mattina dal suo letto di puttane per aprire e chiudere i cancelli del Purgatorio e del Paradiso". In punto di morte sembra abbia fatto sperimentare su di sè (dal suo medico ebreo, che lui credeva avesse magici poteri) la trasfusione del sangue di tre giovani (tutti morti inutilmente, anche se lautamente pagati "da vivi", perchè appena morti Burchard, suo segretario, si riprese i denari). Ma non eravamo ancora arrivati in fondo all'abisso.
Si ritiene che il catalano Rogrigo Borgia abbia commesso il
suo primo omicidio quando aveva dodici anni, uccidendo a pugnalate un coetaneo.
Non sembra avesse alcuna riservatezza nemmeno per quanto riguarda le faccende
amorose, ma, sfortunatissimo, suo zio era il pontefice Callisto III, che
provvide,
nel 1456, a nominarlo arcivescovo di Valencia, la più importante diocesi
spagnola.
Rodrigo era già famoso per fare sesso indifferentemente con una signora e le
sue due bellissime figlie (una delle quali era la sua amata Vanozza Cattanei)
Richiamato a Roma per diventare cardinale, a ventisei anni, e vice cancelliere
della Chiesa un anno dopo, non potendo sostenere il dispiacere dalla lontananza
dalle sue amanti le sistemò a Venezia.
Alla morte dello zio il nuovo papa, Pio II, gli ruppe un poco le balle
ironizzando
sul fatto che "gli si addiceva non aver altro in testa che piaceri voluttuosi",
ma , nel complesso, Rodrigo superò il regno di ben quattro papi, riuscendo a
farsi eleggere nel 1492 con il nome di Alessandro VI, dimenticandosi tra l'altro
che Alessandro V era stato inserito tra gli antipapi e quindi ufficialmente
"non esisteva".
Nella lotta per l'elezione venne spesa una vera fortuna. Sul della Rovere erano
stati impegnati 200.000 ducati dalla Francia e 100.000 da Genova, ma il Borgia
, pur spendendo fino all'ultimo quattrino riuscì a prevalere.
Si dice che dopo l'elezione, Giovanni de Medici abbia detto al Cardinal
Cibo:"Ora siamo nelle grinfie del lupo più selvaggio che il mondo abbia mai
visto. O scappiamo o lui, senza dubbio alcuno, ci divorerà.". Il cardinal della
Rovere fuggì immediatamente, per ritornare solo dieci anni dopo, quando il
Borgia era già morto.
Del Borgia si sa quasi tutto, delle sue amanti, dei suoi molti figli (quasi tutti regolarmente riconosciuti, bisogna dirlo), della sospettata relazione con sua figlia Lucrezia e del feroce e crudelissimo Cesare, modello del Machiavelli per "il Principe"
Sembra che Alessandro avesse intenzione di condurre Cesare fino al papato, con le varie nomine a vescovo, a cardinale e con le ripetute Bolle emanate al fine di regolarizzarne la posizione pubblica.
Ma Cesare doveva essere troppo anche per il padre, tanto che sembra che anche la morte di Alessandro conseguisse ad un erroneo tentativo di avvelenamento (erroneo perché non diretto al padre) che Cesare sbagliò.
Gli anni del papato del Borgia, a rileggerne la sequenza e gli eventi che si
verificarono nel loro corso, hanno un qualcosa di estremo, di "off limits" ,
del genere di quell'orologio che pubblicizzano in tv. Tutto era portato
all'eccesso: gli omicidi, gli avvelenamenti, le orgie, i rapporti incestuosi,
la sifilide e le malattie veneree, i mariti ammazzati perché inutili o
fastidiosi. Insomma un mondo di viziosi violenti dei quali Rodrigo non era
certamente il peggiore.
Le questioni politiche di potere condizionavano poi anche la pubblica verità,
come quando per poter far risposare Lucrezia (per ragioni politiche) Alessandro
cercò di far annullare il precedente matrimonio con Giovanni Sforza per
"matrimonio non consumato per impotenza del marito". Tutta Roma ne rise per
mesi dato che lo Sforza rifiutò di cooperare, affermando la consumazione
abbondante, la sua virilità ed offrendo anche pubbliche dimostrazioni, mentre
Lucrezia era conosciuta come "la più gran puttana che Roma abbia mai
conosciuto".
La morte di Alessandro per avvelenamento fu orrenda ed il cadavere fu descritto
dall'ambasciatore Giustiniani, veneziano, "come il più orribile, mostruoso e
brutto corpo morto che si sia mai visto, senza ogni forma o apparenza di
umanità". Qualche ora dopo la morte il corpo esplose vapori sulfurei da tutti
gli orifizi ed era tanto puzzolente che fu difficile trovare qualcuno che lo
mettesse nella bara e lo trasportasse in San Pietro, da dove, peraltro, fu
espulso nel 1610 (ora è deposto nella Chiesa Spagnola di Via di Monserrato).
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