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VENTI SECOLI DI PAPATO

I recenti insegnamenti della Chiesa

(le immagini del testo sono in parte originali ed in parte tratte dai testi citati in bibliografia)

La Chiesa nacque all'epoca dell'Impero romano ed i romani avevano nei confronti del divorzio un approccio molto più liberale del nostro. Cicerone divorziò da sua moglie soltanto perché aveva bisogno di un'altra "dote". Augusto costrinse il marito di Livia a divorziare, mentre lei era gravida, solo per poterla sposare lui. Le mogli, secondo quanto dice uno scrittore romano, erano come scarpe: le tieni in posti dove la gente non le veda e , se ti fanno male o si sciupano, ne prendi un altro paio. San Gerolamo (347-420) racconta di una donna che si stava sposando per la ventitreesima volta ed era la ventunesima moglie del suo nuovo marito. Evidentemente il matrimonio costituiva un legame abbastanza casuale che potevi sciogliere quasi a piacimento.

Al contrario la Chiesa insisteva sul fatto che gli atti sessuali fossero proibiti fuori del contesto di una relazione permanente e , quando la cristianità ebbe basi stabili, i matrimoni vennero consacrati con una cerimonia speciale. Fino al decimo secolo però non era necessario o obbligatorio alcun intervento da parte della Chiesa. Dal decimo secolo fino al Concilio di Trento (1563) il contratto matromoniale cade sotto il controllo del Clero e dopo il Concilio dei Trento viene anche formalizzato il relativo "sacramento" e la forma cerimoniale del matrimonio. Da quell'epoca il matrimonio era valido solo se contratto mediante lo scambio del consenso di fronte al parroco (o un suo delegato) ed a due testimoni. Però solo nel 1908, con l'enciclica NE TEMERE, questa regola divenne universalmente diffusa nelle confessioni cattoliche.

L'Impero malgrado alcuni tentativi di limitare la pratica del divorzio, attuati sia da Costantino sia da altri , lasciò sostanzialmente inalterata la normativa relativa fino al dodicesimo secolo, conservando il divorzio nelle proprie norme civili ed anche chi cercò di porre dei paletti (come per esempio Carlomagno, divorziato però egli medesimo) non ne fece conseguire alcuna penalità per i divorziati (insomma era un reato senza pena).

Soltanto dopo il dodicesimo secolo , quando l'Europa divenne completamente cristiana, la Chiesa e lo Stato riuscirono ad accordarsi per proibire il divorzio. La Chiesa aveva avuto finalmente partita vinta, ma la cosa più strana è che poi non fu lo Stato ma la Chiesa a cominciare a rendere instabile la finalmente raggiunta istituzione del matrimonio.

I matrimoni misti (tra cristiani e pagani) sono un area nella quale si sono verificati, in questi ultimi duemila anni, strardinari mutamenti. Sin dall'inizio la Chiesa li proibì come contrari al vangelo. Come poteva un cristiano unirsi a qualcuno che, egli pensava, era destinato dalla sua assenza di fede all'inferno eterno? Come poteva un cristiano accettare che i suoi figli crescessero sotto l'influenza pagana, magari pagani essi stessi e destinati al fuoco incessante? Prima del cristianesimo le differenze religiose erano considerate con grande leggerezza. Soltanto il cristianesimo è così fiscale da considerare gli "infedeli" solo come materiale combustibile e, incidentalmente, portare all'umanità una paura della morte assolutamente sconosciuta prima della sua "divina" dottrina.

I padri della Chiesa definirono il matrimonio tra un cristiano ed un pagano in modi variabili da "adulterio" a "fornicazione". Appena diventato religione principale il cristianesimo ridusse il matrimonio tra un ebreo ed un cristiano a peccato capitale (meritevole di morte) ed i matrimoni tra cristiani ed "altri" come "crimini" . Graziano (XXI secolo) sostenne che i matrimoni misti erano contrari alle prescrizioni divine e se un cristiano entrava in un legame simile doveva separarsi immediatamente. Pietro Lombardo , teologo, affermò che i matrimoni misti erano nulli ed inesistenti. Dal Concilio di Trento sino al 1900 fu l'Inquisizione a provvedere affinché nessun cattolico sposasse liberamente una protestante.

In alcune nazioni, come Inghilterra e Germania, tali unioni erano però inevitabili, costituendo i cattolici una minoranza e fruivano quindi di una tacita accettazione. Clemente VIII, nel 1604, permise ad un principe cattolico di sposare una principessa protestante "per il bene comune" (strana contraddizione quella tra "bene comune" ed "evento intrinsecamente peccaminoso"). Ma, per minimizzare i pericolosi effetti di tali sposalizi i cattolici avevano specifiche obbligazioni da rispettare: cercare di convertire il partner, allevare i figli come cattolici e confermare il tutto per iscritto.

Nel diciannovesimo secolo occorreva un permesso della Chiesa per sposare un protestante sia in Germania sia in Inghilterra (permesso che veniva però facilmente concesso). Ciò che la Chiesa aveva condannato "in toto" ora diventava un fatto relativamente comune e quello che era stato proibito in quanto intrinsecamente diabolico e contro la legge divina , ora veniva scritto nella legge canonica.

Quando nel 1858 Pio IX° disse che la Santa Sede permetteva queste "detestabili e pericolose" nozze solo per gravi motivi, risultò poi dalle motivazioni elencate da Propaganda Fide che esse avevano veramente carattere di ridicola rilevanza. Per esempio la dispensa era concessa automaticamente quando la donna aveva più di 24 anni (superadulta).

La Chiesa sembra volerci insegnare questa strana lezione: quando la Chiesa cattolica cambia radicalmente, dice che immutabili principi vengono applicati benignamente a mutate circostanze; quando essa rifiuta di cambiare - come nel caso attuale della contraccezione e del divorzio per i cattolici - essa sostiene che i suoi immutabili principi (quelli di cui sopra) non permettono cambiamenti in nessuna circostanza.

Ma la Chiesa attraversa ed ha attraversato nel corso del tempo serie interminabili di incongrue ed inspiegabili contraddizioni persino nelle procedure di scioglimento dei vincoli matrimoniali , sia consumati sia non consumati.

 


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