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IL Papato Pag.44
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VENTI SECOLI DI PAPATO
L'incesto e le sue variazioni
(le immagini del testo sono in parte originali ed in parte tratte dai testi citati in bibliografia)
Per quel che attiene all'incesto La Chiesa ha assunto nel
corso del tempo strane posizioni.
Premesso che per Tommaso d'Acquino esso costituisce
peccato assai meno grave, per esempio, della
masturbazione,dell'omosessualità,
dei rapporti anali ed orali e del
coitus interruptus
(Summa Theologiae
II-II q. 54 a. 11) e che tale indirizzo è condiviso da Ivo di Chartres
(morto 1116, seguace di Agostino), che considera il rapporto con la propria
madre come "naturale" in quanto aperto alla procreazione, e da molti
altri come Graziano o Pietro Lombardo, sembrerebbe, dalle opere di
B.Häring,
che persino oggi la Chiesa condivida tale tesi.
Malgrado tutto questo l'incesto
(non necessariamente inteso in senso stretto) costituì per lunghissimo
tempo uno dei più validi sistemi per riuscire ad ottenere validi
annullamenti
di matrimoni assolutamente regolari.
Vediamo un pò come successe: nell'antico testamento
(Levitico e Deuteronomio) il matrimonio tra parenti ed affini viene proibito
in un relativamente ridotto numero di casi.
Un uomo non può sposare:
madre, sorella, nipote, zia, matrigna, suocera, nuora, figliastra,figlia e
nipote
della matrigna, figlia della matrigna nata da un marito precedente, moglie del
fratello del padre, moglie del fratello (vivente).
Nel caso invece la vedova del fratello non avesse avuto figli, diventava
addirittura
un obbligo lo sposarla, collaborando a fornire una discendenza (legge del
levirato).
Giovanni il Battista fu , è
vero, decapitato perché aveva rimproverato Erode Antipa per aver sposato
Erodiade, moglie dell'"Erode senza terra", ma soltanto perché
il fratello di Erode, precedente marito di Erodiade,
era ancora vivo
,
non certo in quanto egli (Giovanni) fosse a favore dell'indissolubilità
del matrimonio, sviluppatasi solo con il cristianesimo.
Molti papi, come Gregorio
Magno, si richiamarono a torto al Battista, confondendo ridicolmente fischi
con fiaschi.
I Cristiani, con la loro buffa avversione al sesso ed al piacere (unica
plausibile
spiegazione), riuscirono quindi a sviluppare una quantità enorme di
strane
limitazioni al matrimonio che nessun'altra religione è mai stata in grado
di immaginare, nemmeno sotto il profilo teorico.
Il concilio di Neocesarea (314) stabilì che se una donna
sposa successivamente due fratelli deve essere scomunicata per cinque anni.
Il Sinodo di Elvira (inizi IV sec.) prescrive:"se un uomo sposa la sorella
della sua
defunta
moglie, costei (non lui, si badi bene, ma la sorella
della morta) deve essere scomunicata per cinque anni".
Persino Sant'Ambrogio fece casino quando nel 397 proibì ad un uomo il
matrimonio con sua nipote, facendo riferimento alle prescrizioni del Levitico
e citandole a sproposito.
Nel VI° secolo la proibizione
del matrimonio a motivo d'incesto raggiunge i cugini di terzo grado (eviterei
di approfondire le divergenze tra computo romanico e germanico) e Gregorio
Magno,
proibendo il matrimonio tra figli di fratelli, trova giustificazione
nell'affermazione:"
L'esperienza ci ha insegnato che tali matrimoni sono sterili".
Tuttavia proibire l'incesto sulla base di possibili tare ereditarie della prole
è cosa relativamente recente (lo fanno Tillmann e Häring senza
capire
un tubo di genetica).
Nell'VIII e nel IX secolo si pretese addirittura che i coniugi che si erano
sposati fino al "sesto" grado di parentela, si separassero e si
risposassero
con terzi (alla faccia dell'indissolubilità del matrimonio).
Così per i
sinodi di Verberie (756) e Compiègne (757).
Nell'800 Leone III ordinò di non consentire alcun matrimonio sino al
settimo grado "poiché il Signore si riposò nel settimo
giorno"
(!?).
Una situazione che
in molte località rendeva letteralmente impossibili i coniugii.
L'intera faccenda si ricollega in qualche modo anche ai rapporti "contro
natura" (quindi anche quelli in cui si usano contraccettivi), che, pur
pesantemente condannati dalla Chiesa, offrirono qualche vantaggio nella
complessa
materia matrimoniale.
La decisione di Urbano II, per la quale , diventava lecito sposare una donna
che avesse precedentemente avuto un rapporto contro natura con il proprio
fratello
(l'eiaculazione fuori sede non costituisce impedimento), mise in serio pericolo
tutte le possibilità di annullamento, basate sull'impedimento di
"cognazione",
che veniva utilizzate sino ad allora.
Infatti già nel 757 veniva stabilito che se una donna sposa il fratello
di un uomo con il quale ha avuto in precedenza un rapporto immorale (che
significa:anale,
orale, in posizione inversa, con contraccettivi, etc.) tale matrimonio non
è
valido (vedi il ridicolo parere di Icmaro di Reims). Il ragionamento (?!) alla
base di questa tesi è confuso e complicato dal fatto che la Chiesa aveva
sino ad allora sostenuto che l'unico rapporto che rende valido ed indissolubile
il matrimonio è quello teso alla procreazione (completo, con emissione
seminale in vagina, uomo sopra/donna sotto).
Gregorio VII (XI sec.) riuscì infine nell'annullamento dei matrimoni
incestuosi (regolamentandolo) insieme all'eliminazione del matrimonio dei preti.
In seguito alla quantità enorme di problemi, anche legali e successorii) che la cosa provocava Alessandro III (morto 1181) dichiarò che se un matrimonio nel quarto grado era durato più di diciott'anni non poteva più essere impugnato e papa Lucio III (morto 1185) concesse, in un caso specifico, di lasciare in vita anche un matrimonio nel quinto grado.
Nel 1215 Innocenzo III ridusse la proibizione al quarto grado,
riuscendo però, nel caso dei neobattezzati lettoni (per i quali era abitudine
e costume sposare la vedova del fratello), a creare un casino indicibile stabilendo:"
se la vedova aveva figli di primo letto il matrimonio doveva essere annullato
se lei o il marito volevano essere battezzati.
Se la
donna non aveva figli di primo letto il matrimonio poteva continuare in via
eccezionale. Ma nessun uomo, dopo il battesimo, poteva sposare la propria
cognata".
In sostanza la vedova con figli (piccoli o grandi che fossero) perdeva, insieme
al marito/cognato, l'unico suo mezzo di sussistenza.
Capitò anche che
qualche lettone, dopo una lite coniugale, decidesse di farsi battezzare.
Ci furono dispense (Alessandro VI a Manuele del Portogallo [1500], a Caterina
d'Aragona [1503 - originò la separazione della chiesa Anglicana]) e
proibizioni
(nel 1468 al Delfino, futuro Luigi XI e ad Enrico VIII. d'Inghilterra).
Il concilio di Trento (1545-63) confermò il limite del quarto grado e
soltanto nel 1917 ci fu una riduzione al terzo (riportando la situazione a come
era nel V° secolo, cioé millecinquecento anni prima).
Nel 1983 cadde
anche la proibizione relativa alla cugina/o del padre, che diventava sposabile.
In tale anno (1983) cessò anche l'impedimento relativo
alla parentela "spirituale", quella che impediva il matrimonio tra
battezzando e padrino, tra padrino e genitori del battezzando (con sanzioni
pesanti che arrivavano alla penitenza ecclesiatica a vita), allargata poi anche
al cresimando ed al consorte del padrino.
Una roba assolutamente ridicola e
senza costrutto spirituale alcuno (frutto della stessa logica pervertita ed
idiota che spedisce alle fiamme eterne i bambini non battezzati), peraltro
già
mandata in malora con ragionevoli giustificazioni anche da Lutero nel 1520 (La
cattività babilonese della Chiesa).
Curiose le giustificazioni dell'aumento delle proibizioni dell'incesto
(rispetto alle regole veterotestamentarie) portate da San Tommaso
:"poiché
per natura l'essere umano ama i suoi consanguinei; se vi si aggiungesse anche
l'amore derivante da un legame sessuale, la passione sarebbe eccessiva e ci
sarebbe il massimo grado della libidine, e ciò si oppone alla
castità"(Summa
Theologiae II-II q. 154 a. 9) - e "l'aumento dell'amicizia" viene
moltiplicato dal fatto che il matrimonio è circoscritto a persone non
imparentate - e "la nuova legge dello spirito e dell'amore" (rispetto
alla legge mosaica) rende necessario che "gli esseri umani si tenessero
ancor più lontani dalle realtà carnali e si dedicassero alle
realtà
spirituali".
Con questa sequenza di frescacce il buon Tommaso riesce a
giustificare tutto ed il contrario di tutto: indissolubilità del
matrimonio,
dissolubilità dello stesso, sette gradi, quattro gradi, castità,
fecondità, amicizia senza passione, con più passione ma non
troppa,
monacizzazione dei laici e necessità di fare figli.
Un bel personaggio, capace sempre di fornire pareri a cottimo ed a seconda del committente o dell'aria che tirava.
A soli fini di chiarimento vorrei precisarVi che (secondo quanto
si è appreso dalla genetica) "in natura" non esistono
limitazioni
generalizzate all'incesto (e l'uso del termine incesto per gli affini è
assolutamente improprio).
La cosa viene normalmente evitata dai mammiferi e
da molti animali superiori, limitatamente ai rapporti genitori/figli, solo
quando
esistono ragionevoli (si fa per dire) alternative e cioè sono presenti
altri maschi e/o femmine della specie disponibili ed in ottima salute.
Se i
partners in giro non sono "buoni" qualitativamente, si preferisce
sempre il rapporto parentale con il maschio o la femmina dominante.
La riuscita (genetica) della prole non dipende quindi dalla
relazione parentale o meno dei genitori, ma dal loro corredo genetico.
Se non
esistono difetti rilevanti la cosa è "geneticamente"
accettabile
(pur con tutte le ragionevoli considerazioni in ordine al "rilassamento
della selezione" [Bodmer/Cavalli-Sforza - Genetica Evoluzione Uomo]).
Nel lungo periodo la faccenda può infatti presentare problemi ed evidenziare danni "nascosti" del corredo genetico, ma la cosa non può essere generalizzata ed in alcune regioni/circostanze presenta addirittura qualche (raro a dire il vero) vantaggio selettivo.
Resta naturalmente l'assoluta improprietà di un rapporto che, "eticamente", non può essere considerato a priori come corretto proprio in conseguenza della disparità di posizioni tra gli ipotetici coniugi: i figli subiscono un pesante "imprinting" che ne condiziona la capacità di giudizio e l'affettività, rendendo loro difficile effettuare scelte e valutazioni obiettive, i genitori, per ragioni opposte, cadono nella medesima problematica abusando delle propria posizione dominante e perdendo il necessario realismo (vorrei evitare di impelagarmi in valutazioni morali/religiose/culturali).
Se a tutto ciò si aggiunge l'assenza dell'indispensabile e necessario distacco educativo e del disinteresse personale (difficile da conservare in un rapporto di "passione") questo genere di rapporti, cosiddetti "incestuosi", sembrano comunque rappresentare una relazione da evitare in via generale.
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