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IL Papato Pag.20
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VENTI SECOLI DI PAPATO
La Bestia Nera
(le immagini del testo sono in parte originali ed in parte tratte dai testi citati in bibliografia)
Mi scuso di essermi perso dietro alla questione delle odierne
scuse ecclesiastiche, fino ad arrivare a streghe, eretici e Galileo, di cui
però parlerò presto.
Per il momento torno indietro al 1294, anno in cui Benedetto Gaetani venne incoronato
papa Bonifacio VIII.
Iacopone da Todi, il poeta che scrisse il famoso "Stabat Mater", bellissimo
inno ecclesiastico, commentò che nessun nome era più inadatto di quello: Benedetto
non esibiva affatto una "buona faccia" (Bona Facies/Bonifacio).
Molto alto e duro, egli aveva, a ottant'anni, gli occhi più freddi che si siano mai visti in un uomo. Il cardinal Llanduff disse di lui:"E' tutto lingua ed occhi, il resto di lui è completamente corrotto". Rifiutava udienze per personali antipatie e ridicolizzava disgraziati con difetti fisici o intellettuali. Aveva improvvisi attacchi di furore che scaricava su chiunque avesse vicino. F.M.Powicke lo definì così:"Era ammirato da molti, temuto da tutti, amato da nessuno".
Era calvo, con le orecchie a ventola su di volto incendiato dall'arroganza di colui che sa di non avere eguali. "Il seno del Romano pontefice - egli disse - è la fonte ed lo scrigno di ogni legge. Questa è la ragione per la quale la cieca obbedienza alla sua autorità è essenziale per la salvezza".
Nel Giubileo del 1300 dicono di averlo sorpreso seduto sul
trono di Costantino mentre ripeteva incessantemente:"Io sono il pontefice, io
sono l'imperatore."
I suoi abiti erano i più costosi, ornati di gemme e pellicce. Quando parlava,
sputacchiava attraverso il largo spazio interdentario lasciato da due denti
mancanti nella mascella superiore. Il suo predecessore, Celestino V aveva detto
di lui:" Tu ti sei insinuato sul trono come una volpe, regnerai come un leone
e morirai come un cane".
Pochi papi sono riusciti ad arricchire la propria famiglia come Bonifacio. Un diplomatico Spagnolo affermò:"Questo papa si preoccupa solo di tre cose:una lunga vita, una ricca vita, una ben arricchita famiglia intorno a lui." Conosciuto come "Magnanimus Peccator" , non perse tempo a nominare cardinali tre suoi nipoti ed a farli ricchissimi con terreni e proprietà. Secondo Dante questa "bestia" mutò la tomba di San Pietro in una fogna.
Un libertino se ce n'è mai stato uno, tenne una volta come amanti, contemporaneamente, una donna sposata e la figlia di questa. Una delle sue battute sembra essere stata:"Fare del sesso è come sfregarsi le mani". Invecchiando diede sempre più spazio al suo secondo hobby, quello di fare soldi. Il Medico spagnolo che gli salvò la vita divenne il "secondo" uomo più odiato di tutta Roma.
L'unica preoccupazione che lo tormentava era il pensiero che
tutti credevano che avesse convinto con l'inganno il suo predecessore a dare
le dimissioni. Si tratta di una delle storie più strane e curiose di tutta la
storia della Chiesa e cominciò alla morte di Niccolò IV, nel 1292. Nel Conclave
tenutosi subito dopo a Perugia gli undici elettori non riuscirono ad accordarsi,
divisi tra il Colonna e l'Orsini.
Benedetto Gaetani se ne stette in disparte, senza partecipare alla disputa.
Dopo due anni di temporeggiamenti egli dichiarò di aver ricevuto una lettera
da un santo eremita , Pietro da Morrone, che abitava in una caverna in Abruzzo.
Chiese quindi di offrire finalmente alla Chiesa un papa santo e propose di fare
papa Pietro. Una comitiva di cardinali si recò in Abruzzo, guidata da Pietro
Colonna, e, tra la puzza di santità del luogo (doveva essere un bel fetore,
quello di uno che non si lavava e non si cambiava mai d'abito), conferì il papato
al sant'uomo. Pietro di Morrore accettò prendendo il nome di Celestino V. Non
volendo risiedere a Roma che giudicava licenziosissima, stabilì la sua Sede
Santa a Napoli.
Gaetani, con la scusa di metterlo più a suo agio, gli costruì
all'interno del Castello Nuovo una celletta di legno nella quale, come disse
un suo contemporaneo, il papa si nascondeva come "un fagiano nel sottobosco".Non
capiva un tubo di politica, non parlava il latino e ,quando doveva spostarsi,
o andava a piedi o a dorso di mulo.
I cardinali si resero conto subito del loro errore: Celestino oltretutto donava
ai poveri e non aveva nessuna sensibilità verso la simonia. In poco tempo avrebbe
mandato la Chiesa in fallimento.
Non sapendo che cosa fare si rivolsero al Cardinal Gaetani che provvide subito
a fare un buco nel muro della cella del papa e ad infilarci una sorta di megafono.
Notte dopo notte tormentò il papa:"Celestino...., Celestino...,lascia il tuo
incarico....è un peso troppo grande per te".
Dopo diverse notti di questa sorta di ipnosi subliminale posta in essere, secondo
Celestino, dallo Spirito Santo, l'ingenuo monaco decise di abdicare, dopo appena
quindici settimane di papato.
("ab hoc ferunt deceptum Cælestinum voce tamquam
clitus missa per cannam ad eum factam, ut defereret pontificatum et Bonifacium
institueret" da Summa omnium conciliorum et pontificum, 1691, Lugduni)
Naturalmente Gaetani , a questo punto, pretese il papato... e lo ottenne.
Nominato nel dicembre 1294 rinchiuse, per sicurezza e tranquillità
personale, Celestino nel Castello di Fumone, dove il vecchio eremita morì pochi
mesi dopo.
Purtroppo per Bonifacio la famiglia Colonna venne a sapere come Bonifacio aveva
ingannato Celestino e, per tutto il periodo del suo papato, Bonifacio visse
nell'incubo che venisse messa in discussione la sua nomina.
Con i cardinali Colonna ci furono anche scontri militari e, ad un certo punto,
Bonifacio riuscì anche ad estrometterli dal collegio cardinalizio.
Vinta questa battaglia Bonifacio decise di distruggere anche l'ultimo rifugio
dei Colonna, suoi nemici mortali, e fece radere al suolo la bellissima cittadina
di Palestrina ed uccidere tutti gli abitanti che non erano riusciti a fuggire
(nei rapporti si parla di seimila morti).Venne distrutto tutto. Il palazzo di
Giulio Cesare, i mosaici antichi e preziosi, il tempio della Vergine Maria in
marmi preziosi. Solo la cattedrale venne risparmiata.
Per quest'atto mostruoso, compiuto nella primavera del 1299, Dante lo seppellì
nell'ottavo cerchio dell'inferno.
Circa tre anni dopo, in seguito alla disputa con Filippo di Francia (il Bello) , già colpito da interdetti e anatemi vari (conseguenti alla Bolla "Clericis Laicos", nella quale si scomunicava qualunque religioso che pagasse alcunché ad un laico, fosse pure re o imperatore), Bonifacio decise di emettere un'altra Bolla, che in seguito molti avrebbero preferito non avesse mai scritto:"Unam Sanctam" che, tra le altre cose, affermava "Esiste soltanto una santa, cattolica e apostolica chiesa, fuori della quale non esiste salvezza o remissione dei peccati...Colui che nega che la spada temporale è nel potere di Pietro interpreta erroneamente le parole del Signore:"rimetti la tua spada nel fodero".Entrambe le spade, la spirituale e la temporale, sono nella potestà della Chiesa. Quella spirituale è brandita dalla Chiesa, quella temporale per la Chiesa. La prima per mano dei preti; la seconda per mano dei re e dei principi secondo il volere e la tolleranza del prete. Una spada deve sottostare all'altra; la materiale sotto la spirituale, così come l'autorità temporale è in generale sotto quella spirituale.....Il potere spirituale deve decidere sul potere terreno e giudicare se sia buono o meno. Come disse Geremia: Guarda, io ti ho messo sopra tutte le nazioni e i regni." Come ultima pennellata aggiunse:"Noi dichiariamo, annunciamo e stabiliamo che è senza dubbio necessario per la salvezza di ogni creatura assoggettarsi al Romano Pontefice".
Uno dei consiglieri del re di Francia commentò:"La spada del
papa è fatta di parole, quella del mio padrone è d'acciaio."
Il re diede incarico a Nogaret di fare tutto il necessario per deporre il papa,
cosa che Nogaret fece con abilità ed astuzia. Un anno dopo, riunite le sue forze
con quelle di Sciarra Colonna e corrotti alcuni guardiani , conquistava d'un
colpo e all'improvviso Anagni, roccaforte del papa, che tutto si aspettava meno
questo. Pestato e denudato, mentre ripeteva attendendo la morte da Sciarra "ec
le col, ec le cape (ecco il mio collo, ecco la mia testa), fu salvato dall'intervento
di Nogaret che aveva incarico di portarlo a Lione.
Dopo alcuni giorni di tormento i cittadini di Anagni si ribellarono,
temendo di essere colpiti dall'anatema papale e di poter fare la fine di Palestrina,
e cacciarono Sciarra e Nogaret, rilasciando il pontefice dalla sua prigionia.
Purtroppo (o meglio, per fortuna!) l'uomo era completamente sconvolto e trascorreva
il suo tempo sbattendo la testa contro il muro. Secondo quanto riportato morì
poco dopo (trentacinque giorni) asserragliato nella sua stanza nel Laterano
e solo come un cane ("morieris ut canis" era stata la profezia di Celestino).
(Dalla profezia derivò la breve frase con cui Bonifacio
veniva definito: intravit ut volpes, regnavit ut lupus, mortuus est ut canis,
ibid.)
La curiosità finale della storia della "Bestia Nera" di Dante,
papa eretico, mondano, assassino, etc, etc., è che quando nel 1605 la sua tomba
fu spostata ( per completare la nuova Basilica di San Pietro), il sarcofago
si ruppe aprendosi ed il suo corpo apparve, dopo tre secoli, perfettamente intatto.
Solo le labbra ed il naso mostravano segni di danneggiamento.
Se fosse stato ammazzato da Sciarra e Nogaret avrebbe persino rischiato di essere
fatto santo.
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