20/11/2002 |
la paura e il caso Andreotti
Malgrado
tutti i miei personali problemi e la confusa preoccupazione per il brusco accorciamento
della mia probabile vita, riesco sempre ad incazzarmi con una magistratura che
sempre più appare qualificabile come una banda di inconsulti deficienti.
E la mia paura cresce in maniera esponenziale.
Questa "giustizia" ed i suoi amministratori continuano pervicacemente
ad insistere nello spaventarmi a morte, anche se dubito fortemente lo facciano
apposta. E nello stesso modo mi impauriscono altri strani soggetti, come Di
Pietro o la Finocchiaro, che, squallidamente, di fronte all'idiozia, all'impreparazione
ed all'incompetenza della magistratura appaiono come acciecati dall'averne fatto
parte e dall'averla sfruttata politicamente. Sembrano persino troppo stupidi
per essere "veri".
Mi tocca prescindere dalle conoscenze e dai rapporti di prima mano che ho avuto ed ho con i magistrati (pur se risulterebbero indicativi di una notevole pochezza culturale e di un'incompetenza professionale spaventevole) ma risulta sufficiente la sentenza d'appello del processo di Perugia (al senatore Andreotti) per rendersi conto della terrificante e miserevole cretineria di una condanna nflittagli in qualità di mandante nell'assenza assoluta di esecutori materiali (e quindi senza possibile collegamento tra "responsabile" e "vittima"). E, pare, senza remissione degli atti alla procura per ulteriori indagini ai fini degli accertamenti relativi agli esecutori materiali.
Sembra trattarsi, a parte l'incoerenza giuridica, di una sorta di rincoglionimento giurisprudenziale che meriterebbe di essere inserito nel Guinness.
Non conosco Andreotti che quale avversario politico (da cittadino sinistrorso a grande politico democristiano). Non ne condivido le convinzioni, la fede, parte dei suoi probabili ideali e, verosimilmente, abbiamo visioni diverse sulla politica economica e su quella internazionale, ma, a parte l'aver letto i suoi libri e l'averne seguito la carriera per oltre cinquant'anni, la sola idea che un uomo del suo calibro possa aver commesso cazzate così madornali, come quelle che gli vengono attribuite da quattro deficienti in toga, risulta ostica e ributtante persino per me.
L'uomo è
intelligente, prudentissimo e coerente con le proprie convinzioni ideali (stemperate
da una notevole dose di umana comprensione). Per mezzo secolo ha operato in
questa nazione, sicuramente con coerenza e responsabilità. Non mi risulta
(e non risulta ad alcuno) che abbia agito a fini di arricchimento personale.
Averlo coinvolto in una stupidaggine, come questa del delitto Pecorelli, sembra
una scia, un residuo dei deliranti anni sessanta/settanta. Gli anni magnifici
di quel deficiente rintronato di Capanna, che solo quelli sembra aver fatti,
vissuti e ritenuti degni di considerazione. Gli anni del grande Vecchio, della
suprema pokazuka, delle scatole cinesi e del ragno che tesse la tela. Gli anni
degli "gnomi" svizzeri e delle sette sorelle, che pure sono esistite
(esistono ancora) e parecchi casini li hanno combinati, così come altri
ne combinano adesso le diverse multinazionali operanti nei diversi settori economici
mondiali.
Ma seguire la trama della tela troppo spesso non permette di vedere il quadro.
Di certo
di Giulio Andreotti non condivido la pacata fiducia nelle istituzioni e, specificamente,
nella magistratura.
E questo contribuisce ad aumentare la mia considerazione e la mia stima per
una capacità dell'uomo di trascendere la propria posizione ed il proprio
interesse, della quale dubito sarei capace e che non riesco a scorgere in molti
altri rappresentanti della nostra vita politica.
Io sarei incazzato come una bestia! furente, e ne avrei ben d'onde.
Troppe, nel suo caso (come in molti altri), le incongruenze e le idiozie dei nostri procuratori e dei nostri giudici, a partire dal mancato interrogatorio di Badalamenti, passando per la serie infinita di testimonianze a carico o decisamente false o non comprovate, anzi smentite, dai fatti, e finendo ad un delitto con due mandanti che sembrano non conoscersi e nessun esecutore materiale.
Capisco la passione letteraria, anzi , probabilmente ne sono schiavo anch'io, ma non è lecito in alcun modo accettarla in coloro che amministrano la giustizia, sia pure con la minuscola. Si rischia di rendere una farsa, una pagliacciata inaffidabile la più alta responsabilità inerente alla gestione dell'umana convivenza: il rendere giustizia.
Questi non sembrano nemmeno giudici, ma solo dei cretini!
opinioni
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