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10/04/2002

 

Palestina....

Non riesco a pensare a "soluzioni" che siano qualcosa di più di tentativi.

Quando mi soffermo a meditare su questo dramma mi torna sempre in mente la storiella di Isaac Deutscher citata da Riccardo Calimani nel suo bellissimo libro "Ebrei e pregiudizio" (A.M.E. 2000) :
"Un uomo si trovò a dover saltare dall'ultimo piano di un palazzo in fiamme, nel quale erano già periti molti suoi familiari. Riuscì a salvarsi: ma cadendo andò a finire su una persona che se ne stava nella strada, spezzandogli le braccia e le gambe. L'uomo che era saltato dall'edificio non aveva altra scelta; e ciò nonostante la persona che ebbe gli arti spezzati vide in lui la causa della sua sfortuna. Se entrambi si fossero comportati con raziocinio non sarebbero divenuti nemici. L'uomo sfuggito all'incendio, una volta rimessosi, avrebbe dovuto cercare di aiutare e consolare l'altro malcapitato;e quest'ultimo avrebbe dovuto capire di essere vittima delle circostanze sulle quali né lui né il feritore potevano esercitare un controllo. Ma ecco cosa succede allorché queste persone si comportano irrazionalmente: il ferito accusa l'altro e minaccia di fargliela pagare. L'altro, impressionato dai propositi di vendetta del ferito, prende ad insultarlo, a dargli dei calci, a picchiarlo ogni volta che gli capita d'incontrarlo. L'inimicizia, dapprima del tutto fortuita, si fa sempre più aspra, sino a diventare l'aspetto dominante della vita di entrambi, avvelenandone la mentalità".
Calimani commenta "Ebrei e Palestinesi protagonisti, nelle parole di Deutscher, di una storia metaforica."

Ed io, con uno strano e disperato orrore, guardo ad una metafora intrisa di dolore e sangue restando cieco a ragioni "accettabili" che le diano un senso comprensibile.

So assai bene che "vendetta" e "legami di sangue" sono padroni potenti e violenti, ma non ricordo siano mai sfuggiti al mio controllo e, ritenendomi inferiore al più misero degli uomini per la mia personale incapacità, devo cercare altre ragioni a questa lunghissima follia distruttiva. Qualcosa che possa superare l'amore per i figli, per la famiglia, addirittura per la razza/specie (se mai esiste qualcosa del genere), che obbligherebbero chiunque a trovare un limite per la propria limbica pazzia.

E devo, obbligatoriamente, riflettere sul monoteismo o sui tre monoteismi principali: ebraismo, cristianesimo e islam. Stessa origine, stessa matrice e stesso folle radicalismo trascinato per quasi trenta secoli in un vortice di orrore che, visto da una certa distanza, non trova paragoni in alcuna altra esperienza storica umana.

Null'altro che il fanatismo monoteista poteva e può avere tale impatto spaventoso e costringere per così tanto tempo due popoli (sostanzialmente con lo stesso corredo cromosomico) a sbranarsi a vicenda.

Le ridicole "persecuzioni" dei romani in Palestina contro gli ebrei (originari inventori del terrorismo e del sicario, estirpato dai Romani soltanto con la diaspora), o a Roma contro i Cristiani, scompaiono, insieme alle guerre di conquista dei greci, dei vandali, degli unni o dei normanni, di fronte ai molti milioni di cadaveri che queste tre mostruose creazioni della nostra follia divina hanno prodotto tra gli esseri umani.

Ed ai miei occhi ciechi non è valida giustificazione il ridicolo sacrificio di un Dio, cosciente in ogni secondo del suo ipotetico martirio della propria possibilità di modificare la realtà o di far cessare il dolore. Non è valida giustificazione la fede in una vita al di là di questa o il desiderio di uno strambo e noiosissimo paradiso (parola presumibilmente di origine persiana) nel quale hanno trovato probabile scampo disumani criminali che in qualsiasi altra cultura o tempo sarebbero stati considerati con orrore. Non è valida giustificazione l'unico Dio, miseramente accompagnato in ciascuno dei tre monoteismi da un Pantheon di profeti , di madonne o di santi, tali da far scomparire Osiride, Brahma o Giove come fossero dilettanti del settore.

Vorrei che fossimo tutti animisti o adoratori della Dea Madre. Nel primo caso avremmo tutti i nostri piccoli dei e rispetteremmo quelli degli altri. Nel secondo...beh...per una madre tutti sono figli di qualcuna e al massimo finirebbe in una litigata, magari furibonda ma non sanguinosa, tra vicine di casa.

 

opinioni

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