02/10/2001 |
confusione...!?
In questi drammatici momenti, malgrado sia anche per me un periodo spiacevole (della qual cosa, giustamente, non frega un cazzo a nessuno), mi è sorto il dubbio che i nostri intellettuali non abbiano ancora raggiunto l'apice del cretinismo, cui tendono con vigore e passione da oltre mezzo secolo.
Immagino che, come spesso capita, sarebbe saggio mettersi d'accordo sul significato delle parole, ma la domanda sembra essere, in sostanza, questa:
E' la nostra civiltà occidentale superiore alle altre?
La mia risposta personale è che non me ne frega un cazzo! non credo sia importante! ritengo sia una domanda mal posta e mal risposta!
La banda di intellettuali e teologi dementi che ama pontificare sulla necessità di accettare culture diverse, di considerarle alla medesima stregua, sull'opportunità di "accettare" gli ipotetici "diversi", oltre a non avere chiari concetti sul significato dei termini "cultura" e "diverso", pare aver perso di vista le "moderne" (nel senso di attuali) esigenze di vita comune ed i "moderni" (nel senso di civili o evoluti) diritti fondamentali della persona. Contesti culturali nell'ambito dei quali, interi settori della società vengono schiavizzati, brutalizzati e crudelmente repressi, possono essere "tollerati" per ragioni politico-economiche, ma è certo che non possono essere accettati in quanto tali.
Non mi importa affatto che la mia "civiltà" sia meglio di altre. So che in questa civiltà godo persino dello strambo diritto di oppormi ad essa, di combatterla (entro limiti formalizzati) oltre a fruire di una normativa certa e laica che, almeno astrattamente, permette ai più deboli di battersi per i propri diritti (eguali a quelli dei più forti) e spesso di avere il sopravvento. So che in quello che scioccamente chiamiamo Occidente esistono molte imperfezioni, un numero enorme di incongruenze morali ed una percentuale fisiologica di devianza (faticosamente controllata), ma, sperimentati altri costumi ed altre culture, mi è proprio impossibile attribuire ad essi la medesima valenza etica.
Ho sostenuto altrove (venti secoli di papato) che il cattolicesimo è stato una catastrofe e non sosterrei mai il suo privilegio rispetto ad altre nobilissime religioni, ma qui non si parla di religione, se non indirettamente. Si tratta invece di ricordare che ci è costato un durissimo prezzo raggiungere lo stato in cui siamo: duemila anni di morte e di belligeranza, duemila anni di tragedie, di stragi, di spaventosa fatica ed orribili sacrifici, il tutto mitigato dalla capacità di trovare soluzioni nuove e dalla volontà di riservare ai propri figli uno futuro migliore. E' vero! abbiamo schiavizzato ed "eliminato" fisicamente intere nazioni, ma siamo stati comunque capaci di smettere di farlo (nei paesi "terzi", cui normalmente ci si riferisce, schiavismo e diritto di strage sono tuttora parte della cultura dominante e possiamo ringraziare solo la nostra civiltà economicamente e militarmente avanzata se, almeno oggi, non corriamo il rischio di vivere la parte degli oppressi).
E la pianterei, per quanto sopra, anche di pontificare sui furti delle nazioni ricche, sullo sfruttamento dei popoli e dei paesi del terzo mondo. Compriamo e paghiamo lautamente la merce di cui abbiamo bisogno e sarebbe cretino ed economicamente immorale che i prezzi d'acquisto fossero fuori mercato (del nostro mercato, che per noi è l'unico che ha senso).
Non voglio intavolare una spiacevole discussione sulle diverse religioni, per le quali nutro una certa dose di avversione, assimilabile a quella che riservo a tutti gli strani individui che ritengono di possedere una fantomatica "verità" e la perversa volontà di imporla, direttamente o indirettamete, ad altri, ma non dimentico che le cosiddette nazioni ad economia avanzata (il famoso "primo mondo") sono sostanzialmente laiche ed in esse qualunque riferimento ad eventuali Entità Divine ha caratteri di astrattezza ed indefinibilità che ne impediscono qualsiasi utilizzazione pratica ai fini di una civile convivenza.
Soprattutto in Italia sembra eticamente corretto darsi delle martellate sui coglioni, con una magistratura che oscilla tra il leccare il culo alle banche ed alla grande industria e il baciare il cazzo agli antiglobalizzatori (mentre striscia tra le pieghe di una sinistra che sembra sempre di più una destra immeschinita), con una "intelligentzia" che appare felice solo quando può autoflagellarsi in un empito di amore per il "diverso" (strana e mostruosa parola della quale, riferita ad esseri umani, non si capisce nemmeno il senso), con un'opposizione che si parla addosso ed ha perso serietà ed ideali ed un governo che si aggrappa disperatamente ad un pugno di tecnici competenti, lottando in un'atmosfera che pare una palude fangosa.
E' vero che uno con un cancro vede le cose da una prospettiva diversa, ma credo che, forte o debole di una civiltà alla cui base è stata posta la Costituzione, non ho avuto paura del terrorismo prima e non l'avrò domani. Posso studiare e comprendere le ragioni dei terroristi, ma lo farò dopo averli messi nell'impossibilità di nuocere, solo allora preoccupandomi dei possibili rimedi. Farlo ora rispecchierebbe il vecchio adagio del chiudere la stalla quando i buoi sono scappati e condurrebbe ad altri morti innocenti (e sarebbero morti che avevo il dovere di proteggere).
E' vero, abbiamo molte responsabilità. Ragioni politiche ed economiche ci hanno reso difficile essere corretti con i palestinesi, favorendo una nazione, Israele, che sembra aver perso anch'essa, insieme ai palestinesi, il senso della misura. Nessuna delle deliberazioni degli enti sovrannazionali è mai stata applicata ed Israele le ha violate tutte, approfittando di ogni circostanza per schiacciare e svilire quel disgraziatissimo popolo. Non siamo stati capaci di tenere a freno, confidando in capacità e doti che non avevamo, i molti mostri che abbiamo contribuito a creare.Abbiamo venduto armi a tutti quelli che ce le chiedevano per mere ragioni economiche o per convenienza politica, ed anche questo deve assolutamente cessare (pensate se le armi potessero essere cedute o commerciate soltanto all'interno di paesi che rispondessero a determinati requisiti connessi al rispetto dei diritti umani o non potessero essere commerciate affatto),
Però, ripeto, nei paesi cosiddetti "occidentali" l'obiettivo comune è il rispetto e l'eguaglianza dei diritti di tutti, è la libertà di espressione e di parola. E' persino la libertà di costume! ed anche, diciamolo pure, un certo benessere diffuso.
Abbiamo fatto molti errori ed altri ne faremo , ma non butterò nel cesso la libertà mia e degli altri occidentali per un malinteso fraintendimento storico.
Non so se la mia cultura sia o meno superiore alle altre ma, onestamente, la mia "civiltà" è meglio!
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