12/03/2002 |
Una maledetta paura!
Assisto
alla trasmissione di Vespa di questa sera e non mi sento tanto bene.
Se avete letto qualcosa dei miei scritti conoscete già la mia opinione
sulla magistratura, alla quale riconosco comunque un difficile compito, ma ascoltare
questi giudici tutelari, restando fuori, esterni al problema, è un'esperienza
traumatica.
Ho qualche esperienza di assistenti sociali e preferisco evitare di parlarne per non cadere nella trappola del "conosci solo quelli deficienti e pericolosi". Tutti gli altri sono bravissimi!
Immagino di aver fatto del mio meglio per crescere i miei figli (27 e 25 anni), che sono diversi da me, che spesso non capisco, che amo con cuore e corpo e dai quali sono misteriosamente, per me, riamato in maniera che non avrei creduto possibile.
Sono due splendidi ragazzi (per me), con i loro difetti o meglio, le loro differenze. Bravi, seri, intelligenti, capaci di comprendere, discutere e, a volte, anche di ammettere possibili errori e improprietà.
Non ho idea del cosa rappresenti l'inadeguatezza e/o la violenza sui minori ed ho permesso ai miei figli di non conoscere mai censure o impedimenti. Ho lasciato che leggessero e guardassero quello che ritenevano meglio, cercando sempre di raccontare loro quale fosse la mia opinione o il mio punto di vista. Ma in quanto tale: un opinione, appunto!
Non mi sono mai vergognato a girare nudo (quando giustificato da esigenze di tempo o di momento) e non mi sono stupito del loro far lo stesso in talune occasioni e della loro assenza di "vergogna" nei nostri (di genitori) confronti. Credo continuino a considerare mia moglie e me come due grossi peluches cui ricorrere quando si ha bisogno di ritrovare odori e calori che ricordano l'infanzia, una sicurezza ambientale ed emotiva quasi materiale, quando necessario, e non riesco a trovare in questo alcunché di strano o sbagliato.
Sono stato educato, in tempi e con modalità diverse, a trovare conforto fisico e morale, appoggio incondizionato (che non vuol dire "difesa" incondizionata) e spassionata critica nei miei genitori e ho fatto lo stesso con i miei figli.
Ma ascoltando questi tizi torno indietro nel tempo (ormai i miei piccoli sono cresciuti) e penso con terrore ed orrore all'ipotesi che la mia condotta avesse dovuto essere sottoposta al loro giudizio, al loro malsano, interessato e presuntuoso esame. Avrebbero scambiato il mio amore "bestiale" ed animalesco per impulsi pedofili che, in un soggetto che riconosce e percepisce quale suo obbligo primario la difesa dei piccoli della specie, risultano non solo impossibili ma addirittura incomprensibili (ancora adesso, a quasi sessant'anni, continuo a considerare "piccole" le amiche più giovani di mia moglie).
Immagino le critiche osservazioni su buona parte della mia biblioteca, della quale i miei figli hanno potuto liberamente disporre ancora prima di aver imparato a leggere, che di certo non costituisce un capolavoro di repressione (data l'italica e cristiana abitudine ad "emendare" i testi nel corso della traduzione, in qualche caso ho tradotto per loro io stesso i testi originali). E cosa avrebbero potuto pensare questi alieni "singoli" personaggi, cui viene astrusamente demandato il potere di decidere della vita (e della morte) dei nostri bambini, della mia abominevole abitudine di spiegare "scientificamente" i fatti della vita senza coprire con buffe metafore realtà dolorose, dure o bellssime?
E come avrebbero saputo scoprire l'impossibile equilibrio tra il diritto all'amore, all'essere figli, all'essere cuccioli dei ragazzi (che solo possiamo ritrovare con i nostri genitori) ed una vita familiare non sempre facile o nel benessere o in una mortifera quiete?
Non so che dire!?
Ma so che
questi "giudici" si sono giustificati o scusati malamente e spesso
impropriamente, ricorrendo al formale rispetto delle norme, alle perizie dei
ctu, che non posso considerare, in se medesime, come elementi conclusivi di
decisione (e avendo io fatto il ctu, qualche idea in proposito devo averla),
vista anche l'autoreferenziazione (tra "esperti" del settore) che
questo particolare genere di valutazione impone ai periti. Li ho visti tesi
in una spietata difesa del ruolo e della casta che nulla spiega o giustifica.
Ho osservato il loro mostruoso evitare gli aspetti economici che il "bambino
cespite" comporta e produce. Il gigantesco giro d'affari, spesso legato
direttamente o indirettamente anche alle residenze per i tossicodipendenti.
Mi sono parsi squallidi e meschini, magari immeritamente.
Ho pensato (come tutti i bravi malpensanti) alle connivenze tra istituti di affidamento, periti, giudici, tribunali. Al sistema di valutazione del lavoro dei giudici. Alle rette versate dallo stato, spesso indebita fonte di congrui guadagni. Alle parcelle dei periti. Alla disgrazia di assistenti sociali la cui qualifica è sovente frutto di incompetenti e superficiali valutazioni. Agli psichiatri infantili, raccapriccianti nella sostanziale differenza che le diverse scuole terapeutiche riverberano negli approcci ai piccoli pazienti e nei trattamenti. Alle frequenti condanne inflitte all'Italia dalla Corte di Strasburgo/Bruxelles proprio in relazione alla giustizia cosiddetta "minorile".
Mi sono veramente spaventato (e i giudici mi terrorizzavano già molto prima) e vorrei veramente che questo genere di processo avesse forma e formule diverse, perchè di esso non posso proprio fidarmi.
opinioni
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