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06/02/2006

 

confronto di civiltà?

ma di che diavolo stiamo parlando? forse sono troppo stupido ma non capisco,...proprio non capisco.
-Non bisogna parlare di "scontro di civiltà".
-Non si deve parlare di "noi occidentali" e "loro islamici".
-E' vietato farne una "guerra di religione".
-Non si può dare agli integralisti fanatici ulteriori "pretesti".
-E' inammissibile ferire il sentimento religioso altrui.
-E' necessario uscire dalle utopie (globalizzazione, civiltà tecnologica, etc.) e dalla "immagine vecchia dell'idea e della pratica della laicità".
-La libertà non è un valore assoluto.
-Etc.Etc.
Mah?!
Ma sono tutti fessi?
Capisco ancora il Vaticano, che ritiene di fare il suo sporco interesse, come, del resto ha sempre fatto per duemila annetti, cercando di recuperare stronze posizioni di potere sulla disgraziata umanità, troppo disperata per non sperare in un premio in un'altra vita,...ma gli altri?

E' probabilmente vero! non si tratta di uno scontro di civiltà, nel senso paventato da Huntington. La civiltà è molte cose, la più evidente delle quali è costituita dal progresso tecnico, culturale e sociale, mentre la più pregnante sembra corrispondere alla diffusione ed estensione della libertà di pensiero, di espressione e di azione entro i limiti "comuni" (estesi a tutti e sempre relativi) imposti dalle leggi dello stato, pur se, con riferimento alla libertà di pensiero e di espressione, ogni limite costituisce un rischio estremo contro il quale sarebbe saggio battersi.
Per questo, al momento, non si può parlare di scontro di civiltà. Al massimo, forse, di scontro di culture. Quelle islamica, induista, ebraica o cattolica per ora non possono definirsi civiltà. E, forse, non lo sono mai state. nell'accezione di "progresso" sociale ed intellettuale. Trattasi di vera barbarie o di tragici e brutali residui di una barbarie che ha prodotto milioni di cadaveri e continua a sperare ed a tentare di produrne altre milionate. A queste barbarie accomuno anche gli stupidi totalitarismi, quali comunismo e nazi-fascismo (e altri, tra i quali non è ultimo l'imperialismo economico), che, in fondo, sono anch'essi espressioni di fanatica religiosità annegata nella comune perdita della pietas, della reciproca tolleranza e dell'umana comprensione

Non è vero! si deve parlare di "noi occidentali" e di "loro islamici" (o "loro cattolici integralisti", o "loro ebrei ultra-ortodossi") perchè lo spread o la cesura culturale è mediamente così ampia tra i due ipotetici gruppi da non permettere, allo stato dei fatti, un'integrazione che non esiga perentoriamente l'adeguamento del "loro" comportamento ai "nostri" principi del diritto ed ai "nostri" criteri di valutazione dei comportamenti sociali. E non sembra abbia peso sufficiente l'argomentazione di molte "anime belle" per le quali povertà ed ignoranza della maggior parte degli islamici sono giustificazione valida ai massacri estemporanei di tutti coloro che capitano a tiro. Troppo dolore e troppo sangue ci è costato (ed anche noi eravamo poveri ed ignoranti) lo stilare costituzioni (solo occidentali) che prevedono la parità sociale dei cittadini e l'eguaglianza di fronte alla legge (senza distinzioni di sesso, di razza, di lingua, di opinioni politiche, di condizioni personali e persino di religione. Che prescrivono l'inviolabilità della libertà personale, che puniscono violenza fisica e morale sugli eventuali soggetti sottoposti a restrizioni, che stabiliscono l'inviolabilità del domicilio. la libertà di circolazione, di associazione, la libertà di manifestare il proprio pensiero con ogni mezzo lecito e persino la libertà di religione e di propaganda della medesima, entro i limiti della legge. E lascio perdere i diritti giudiziali perchè qui quasi non esiste confronto possibile.

E' anche una guerra di religione. Non può essere altro e non è altro. Solo che le nostre due mostruose e codificate religioni (cattolicesimo ed ebraismo) da noi hanno un guinzaglio che la loro non ha. E non è detto che, al dunque, non passino in fretta dall'altra sponda, per espugnare questa piccola parte di Terra che ha trovato nel relativismo laico e nella libertà di espressione la sua fede imperfetta. Trovata da pochissimo, storicamente parlando, anche se Habermas, p.e., sembra darla rischiosamente per scontata, ciò che non è, mentre Severino giustamente ricorda i costi enormi che la dimostrazione dell'impossibilità di ogni "presupposto" statuale etico o religioso ha comportato e la necessità di difenderla strenuamente.

Non occorre dare pretesti ai fanatici, di qualsiasi tipo siano.
Si tratta di "fanatici", religiosi o meno che siano.
Come sempre è successo e come è ampiamente dimostrato dalla storia (scritta, ricordiamolo, sempre dai vincitori) i pretesti si inventano con invereconda facilità, trasformandosi in verità di fede, e la faccenda delle vignette maomettane ne è un esempio evidente.

Quanto al ferire il sentimento religioso, trattasi di questione che non ci riguarda. Fatta salva l'Italia, nella quale vige sostanzialmente un trattato, nelle democrazie occidentali la religione non fruisce di speciali diritti.
Negli stati "occidentali" esistono meccanismi di difesa giudiziaria che proteggono quelli (diritti) di tutti, vaticano compreso, ed a questi meccanismi ci si deve affidare per ottenere giustizia, senza bruciare ambasciate o giornali, distruggere grattacieli o fare strage di coloro eventualmente responsabili della presunta violazione. E che i credenti, comunque, siano "relativamente" cretini per un ateo è quasi un dato di fatto e, per un laico, la fede è solo una libera scelta individuale che non ha diritto a speciali trattamenti. Quindi non devono assolutamente rompere i coglioni.

L'uscita dalle utopie, la morte della civiltà tecnologica e relativistica e la rinuncia all'idea ed alla pratica della laicità è, purtroppo, un parto del Vaticano. Un orribile e criminale parto che dimostra quanto sia lieve la patina di "civiltà" che si stende sulle nostre poche e misere teste. Ci vuole un niente a spazzarla via e farci tornare le bestie "crudeli" che siamo. A ricondurci alla sopraffazione dei pochi sui molti, alla schiavitù dell'animo, della mente e del corpo a regole e tormenti che ci hanno torturato per quasi venti secoli. Alla tirannia ed alla violenza come regole di comportamento. E questo è un aspetto da non trascurare, anche da parte degli islamici. Un amico, citando Tocqueville, mi ha ricordato che le democrazie sono lente a muoversi, anzi, preferiscono non muoversi, anche perchè quando si muovono non riescono ad arrestarsi. Forse sarebbe meglio "mostrare i muscoli", molti "muscoli", riducendo il rischio di una guerra globale ad episodi locali ed estemporanei. Ed è qui che la tecnologia potrebbe fare la differenza, anche se la nostra individuale sete di denaro e ricchezza produce fratture profonde (quasi tradimenti) in società poliedriche come quelle occidentali.
Ma se noi occidentali torniamo bestie saranno guai grossi per tutti, non solo per noi e per i nostri discendenti.

La libertà è un valore assoluto! è l'unico valore assoluto di questa civiltà, checchè ne dicano gli Stati Pontifici (che, probabilmente, amerebbero tornare al Syllabus di Pio IX). Ed il suo limite è costituito soltanto dall'altrui libertà e dal bene comune su questo pianetucolo (e non in un ipotetico paradiso o giardino delle delizie).

Generalmente ripudio la violenza ma non sono disposto a tollerarla aggratis da alcuno.


opinioni

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