18/10/2000 |
fasce
orarie: una prigione?
Non avevo mai considerato seriamente il problema delle cosiddette "fasce orarie", che i lavoratori dipendenti in malattia sono obbligati a rispettare.
Tanto per chiarire: i dipendenti che si ammalano, al fine di permettere il controllo del loro stato di malattia, hanno l'obbligo di restare nel loro domicilio, "espressamente dichiarato" all'Ente Previdenziale o a chi per esso, dalle ore 10 alle 12 e dalle 17 alle 19 di "ogni giorno", sabati e domeniche compresi. Non è loro permesso fruire di ferie, permessi o altre alternative di costosa libertà, perchè mentre sembra che la malattia possa in qualche caso interrompere le ferie pare che, giurisprudenza docet, l'inverso non si possa verificare.
Se arriva il medico incaricato della "visita di controllo" (che viene sempre effettuata in questo periodo temporale , 10/12 o 17/19) e non ti trova in casa , scatta l'obbligo di una "visita ambulatoriale" da effettuare il giorno successivo e, nel caso tu non ti sottoponga a questa, scattano le sanzioni (sospensione dell'assegno malattia, o retribuzione o altro), sino ad arrivare al licenziamento, se la cosa si ripete più volte. Di tutta questa maledetta faccenda ci sono alcune cose che mi colpiscono in maniera speciale:
a)la prima è che l'ente previdenziale ha trasformato un controllo dello stato di malattia (previsto ex lege) in un vergognoso e squallido guardianaggio del rispetto da parte del malato (del quale, sempre ex lege, va presunta la buona fede) di stupidi ed inutili orari che nulla hanno a che vedere con la malattia o la capacità lavorativa del lavoratore assente. Questo con la mostruosa connivenza della Magistratura, che solo in rari casi è stata capace di risovere in maniera umana e civile la questione (privilegiando , come di dovere e di legge, il criterio del rispetto della salute). Devo per correttezza rilevare che le ultime sentenze della Cassazione hanno piacevolmente invertito il corso sanzionatorio in vigore sino a qualche anno addietro.
b)la seconda è che appare impensabile, in un paese civile, che , una volta che tu , non risultando presente nelle fasce orarie, ti sia sottoposto a visita ambulatoriale (presso ASL o altro organismo abilitato dall'INPS), risultando debitamente malato e bisognoso di cure, debba essere lo stesso sanzionato "per l'assenza". Insomma se la visita, come previsto dall'art.5 della Legge 300, viene effettuata per controllare lo stato di malattia , l'infermità , del dipendente, non si capisce come, una volta accertata questa "infermità", si possa limitarne la libertà di movimento come fosse un galeotto. La scusa/giustificazione dei vari tribunali che si sono pronunziati sulla questione è che il fatto che il paziente se ne vada in giro per la città costituisce un'aggravante della malattia ed un probabile ritardo/prolungamento dei tempi di guarigione (sic). Quindi , se io ho avuto un infarto cardiaco e mi è stato raccomandato di muovermi prudentemente ma il più possibile al fine di recuperare il normale stato di funzionalità fisica, dovrò invece essere costretto a restare chiuso in casa come un bambino capriccioso ed incosciente. Vengo inchiodato ad una croce formata da quattro maledette mura, in genere di una casa formicaio (con gli stipendi che girano...), comunque e senza dubbio meno igenica dell'aria libera (si fa per dire) circostante. Un po' come nel cinquecento, quando pensavano che le malattie venivano causate dai "miasmi", dall'aria cattiva tanto per chiarire, e così se uno si ammalava lo chiudevano in casa, sbarrando anche le imposte, in maniera da costringerlo a vivere nei suoi stessi rifiuti ed ammazzarlo nel più breve tempo possibile. E' vero che allora ti facevano anche i salassi (magari con le sanguisughe, che erano assai più igieniche dei loro coltellacci), ma anche adesso non si può dire scherzino poi molto (emocromo, etc.etc.).
c)la terza è che, malgrado le ripetute sentenze di Cassazione che ribadiscono la priorità del controllo dello stato di "malato" e l'importanza della salute, Aziende , Amministrazione e Magistratura comune non riescono a considerare il dipendente come un essere umano adulto e responsabile. L'idea è che il dipendente non vuole lavorare e per non lavorare (o per fare i cazzi propri) si finge malato. Così, naturalmente, è un truffatore ed un bugiardo il medico di famiglia che ha prescritto la malattia. E' o sono truffatori e bugiardi i medici dell'ASL che nel corso della visita ambulatoriale hanno "verificato" lo stato di malattia, confermando anche la prognosi (il periodo di tempo nel quale dovrai considerarTi, se tutto va bene, malato). E' o sono truffatori e bugiardi gli specialisti dai quali (per guarire prima, perché continuavi a stare male) ti sei recato nel periodo della visita di controllo (perché vai a dire ad un cardiologo che "puoi concedergli di visitarti" soltanto prima delle 10, dopo le dodici ma prima delle 17, oppure dopo le diciannove) e che poi, quando gli domandi di scriverTi due righe che confermino la visita in questione (lascio perdere il problema della fattura perché è come parlare d'aria, di miasmi appunto!), ti guardano come fossi la famosa "merdaccia" fantozziana. Insomma sono tutti truffatori e bugiardi ma l'unico che viene punito sei tu, che sei anche un disgraziato malato! Una vera schifezza.
d)la quarta è
che, con questo ricattatorio ed incivile sistema da galera (e non mi si dica
che non so di cosa parlo, perché io cerco di parlare sempre con cognizione
di causa, oppure che esagero tutta la faccenda) le aziende datrici di lavoro
e)la quinta è
che ci sono un certo numero di Aziende
Egli spesso non ha difese ragionevoli. Vive dello stipendio e qualsiasi "contestazione
legale", anche con l'ausilio dei sindacati, ha sempre un costo altissimo
per lui e per la sua disgraziata famiglia. Lui non può attendere, deve
pagare le bollette e, diciamolo pure, deve mangiare (anche per guarire nei termini
della prognosi). Nel caso poi di un lavoratore il cui lavoro non è protetto
dal alcun organismo associativo.., beh!.. , allora è proprio un gran
casino. Il malcapitato "sottofantozzi" (perché non è
nemmeno all'altezza del distinto personaggio in questione) brucia in pochi giorni
i sudati risparmi, trova un avvocato di millesima categoria (a cui bisogna sempre
dare un gigantesco anticipo) che non solo non conosce le norme e le procedure,
ma si dimentica in pochi minuti della sua stessa esistenza. Insomma ....meglio
la prigione (italiana, se possibile).
Non Vi rompo con il periodo di comporto, la malattia d lunga durata ed il cancro perché avrete già le Vostre rogne, così come non mi permetto di citare gli "sponsors" (ignari, involontari e felici della propria crudele ferocia) di questa pagina web
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