10/07/2002 |
sviluppo sostenibile?!
Potrei dire : di nuovo a sparare stronzate!
Il WWF ha buttato fuori il suo ultimo rapporto, con l'"impronta ecologica" * e la previsione di una crisi definitiva per l'anno 2050.
*)viaggiando per il sito del wwf italia o per myfootprints.org Vi sarà possibile verificare e calcolare la Vostra personale IMPRONTA ECOLOGICA, riscontrando, con una rapida modifica dei parametri, che l'unico sistema per avere un'IMPRONTA ECOLOGICA che soddisfi quelli del WWF è di lasciarsi morire di fame e di sete. La metodica usata dai deficienti per effettuare i loro calcoli è palesemente errata ed erronei sono i parametri presi in considerazione . Nella specie, se consideriamo il nostro paese, cui viene attribuita una "biocapacità" di 1, 3 ettaro per persona, contro un'impronta valutata nel 4,2 ettari/pro capite, i poveri dementi sembrano dimenticare che la popolazione è numericamente invariata da quasi mezzo secolo, epoca nella quale con la cosiddetta "impronta" ci si poteva pulire il......
In realtà
andrebbe tutto bene..., sarebbe tutto lecito e persino condivisibile se non
insistessero tanto sul comportamento suicida della specie e sulla fine del mondo.
Vogliamo parlare di inquinamento, di avvelenamento della razza (specie), di
problemi sanitari connessi con una vita che non è fatta per noi esseri
umani (o alla quale siamo pervenuti troppo in fretta).
Beh! E' abbastanza vero.
Quando la vita media era di circa 30/33 anni, il nostro ciclo vitale (in particolare
il cardiociclo) corrispondeva grosso modo a quello di tutti gli altri mammiferi.
Il cuore di un mammifero sembra avere fisiologicamente in serbatoio un numero
di battiti che va da circa 800.000.000 a circa 1.200.000.000, perciò
dovrebbe essere normale che un essere umano concluda il suo ciclo vitale in
una trentina d'anni (con rare eccezioni presenti anche tra gli animali mammiferi).
Il nostro cuore, invece, ora ed in un ambiente che il nostro sistema corticale ha reso "agevole", batte mediamente quasi tre volte tanto (3.400.000.000 battiti), unico tra i mammiferi viventi (insieme , a dire il vero, a cani e gatti, che con noi convivono, la cui vita media si è allungata quasi del doppio insieme al numero di pulsazioni) e così non era fino ad un paio di millenni addietro, quando la durata della nostra esistenza rispettava i parametri propri dei mammiferi in generale.
Non dubito
del fatto che il nostro cervello possa metterci nei guai (cosa che probabilmente
ha già fatto in altre precedenti occasioni) ma sino ad ora, se dobbiamo
essere onesti, ha contribuito a rendere la nostra vita più lunga, più
facile e più decente.
Il mito del "buon selvaggio" di J.J.R. è appunto questo : un
mito, ed un mito stupido per di più.
Se J.J.R. si riferiva alla vita del cacciatore raccoglitore "generico",
beh! la gran parte non sopravviveva vent'anni e la sua capacità elaborativa
era fortemente ridotta da una lotta disperata condotta sull'orlo di una possibile
estinzione (stiamo parlando di 100, 200 mila soggetti in tutta Europa, alcuni
dei quali sono stati persino in grado di elaborare utensili complessi e di disegnare
figure bellissime). Se invece considerava l'agricoltore primitivo, solo un numero
limitatissimo di soggetti era "libero" di pensare (diciamo 1 su mille).
Gli altri lavoravano come "bestie" e conducevano una vita da "bestie",
anche se la durata della vita media era già salita da vent'anni a trenta
(in Europa si tratta di un numero di soggetti da 2 a 6 milioni). Nel breve volgere
di 30/40 secoli siamo nelle condizioni di nutrire (più o meno bene, ma
sempre meglio di prima) circa 6/7 miliardi di esseri umani e di permettere agli
stessi 6/7 miliardi di tizi, caie e sempronie di "pensare". Il fatto
che di questi sette miliardi circa quattro vivano di merda non dipende certo
dalla nostra crescita intellettuale e dalle moderne comodità o invenzioni,
ma, in via generale, dal fatto che per questi quattro miliardi gli usi, i costumi,
la religione, il sistema di potere non sono stati in grado di modificarsi, adattandosi
ad un diverso, più evoluto e più complesso sistema di vita.
Se un pericolo c'è, pare sia proprio questo: che insulsi tirannelli locali
(ma si tratta di governanti di paesi grandi venti volte l'Italia e con una popolazione
doppia o tripla) , beduini di un deserto del rispetto e della vita democratica
(che non hanno nulla a che fare con i veri beduini), possano, pagando, schiacciare
il loro popolo con armi e mezzi di una cultura più evoluta (tanto per
cominciare , per poi finire con il rompere i coglioni anche a noi, che stupidamente
(questa volta sì) abbiamo venduto loro strumenti e tecnologia).
Poche balle! a nessuno di noi salterebbe in mente (fatti salvi pochi subnormali
fanatici, anche vili e meschini) di eliminare fisicamente i propri ipotetici
"nemici", consapevoli anche che , in una società multifattoriale
come la nostra, persino i nemici di oggi, nel contesto appropriato, possono
divenire gli amici o gli alleati di domani.
Nel corso di questi ultimi due miliardi d'anni questa palla di fango ha attraversato cataclismi che hanno eliminato radicalmente , più o meno, il 99,99% delle specie viventi mai esistite. Glissando su terremoti, comete, vulcanismo, etc.etc., Essa è' passata autonomamente da periodi di glaciazione così spaventosi da far impallidire qualunque inverno, a periodi di tropicalizzazione e desertificazione tali da far sembrare Sahara e Mohave dei giardinetti fioriti.
Sembra, dato il contesto, quasi ridicolo ed orrendamente antropomorfico attribuire all'Uomo la responsabilità di tutti i presunti "mali" del nostro mondo.
E questo
considerando che, dal 1960 ad oggi, il WWF non è riuscito a centrare
una previsione che sia una. Secondo Club di Roma, wwf, verdi, etc. etc. dovremmo
essere estinti da una decina d'anni.
Ogni volta le catastrofiche previsioni degli eredi di J.J.R. hanno sbarrellato
malamente, scontrandosi con un pianeta che se fotte allegramente delle loro
preoccupazioni ed con una specie di animali (noi) che convive con Gaia nei termini
e nella misura che questa stessa ha fissato e deciso, ma trovando continuamente
soluzioni nuove.
Siamo animali, animali che pensano. E, se tali siamo, nulla di ciò che facciamo è innaturale o "cattivo" (valutazione etico/morale propria di categorie del pensiero) di per se.
La vita e la Terra non paiono assegnare giudizi morali o etici. Si limitano a consentire ai più adatti la sopravvivenza, proteggendo (si direbbe e con riferimento a contesti generali) i più "egoisti", geneticamente parlando, ed i più astuti.
Mi permetto
di dubitare della distruzione delle risorse del pianeta (nei termini demagogicamente
esposti dal WWF) e non credo agli allarmismi di qualche rintronato verde; anche
se ammetto che appare indispensabile (per noi primomondisti) forzare i quattro
miliardi di "disgraziati" subnutriti a comportamenti meno pericolosi,
illiberali e violenti; appare necessario controllarne la crescita demografica
(per non soccombere e non farli soccombere in spaventosi eccidi) ed imporre
una educazione ed una cultura appiattita fin che si vuole , ma democratica ed
egualitaria (la quale, peraltro, ci renderebbe possibile quella relazione commerciale
e culturale biunivoca che ha funzionato così bene in altre occasioni).
Non pare funzionale agire nell'ottica di un'"etica globale".
Etiche e Morali possono operare utilmente solo in contesti nei quali le regole
sono uguali o riconosciute per tutti e da tutti, e così non è.
Il nostro sistema di vita, istituzionale, commerciale e giuridico funziona discretamente
(usando come riferimento i singoli individui) in quanto laico e "scientifico"
nell'accezione metodica del termine. Cattolicesimo, Ebraismo, Islamismo (tanto
per citare le tre maggiori fedi monoteistiche) costituiscono in se medesimi,
se assorbiti in uno schema di potere materiale, sorgenti di insanabili ed inconciliabili
contrasti. Possono qualificarsi come sistemi di riferimento "collaterali",
ma previa la consolidazione e l'inviolabilità di poche regole certe relative
all'uguaglianza ed alla libertà dei singoli.
Alla fin fine, comunque, io mi preoccupo della "mia" specie e della mia/nostra cultura e questo è quanto.
opinioni
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