26/09/2000 |
D'Alema,
Berlusconi ed il grande fratello
Passo dal Festival dell'Unità . qui a Genova, proprio quando parla D'Alema. Ha fatto il liceo Doria qualche anno dopo di me . Era compagno di scuola di un mio amico , Ugo Cami, e lo ricordo abbastanza bene perché era un ragazzino antipatico e presuntuoso. Mi ha sempre fatto venire in mente un particolare personaggio di Scaramouche (che non preciso per tranquillità personale).
Lo trovo (da diversi anni) molto migliorato. Meno antipatico e , forse , anche meno presuntuoso ma... non capisco quello che dice. La politica è veramente molto strana, ma generalmente , a parte il desiderio di avere il sopravvento sugli avversari, dovrebbe cercare di fornirTi indirizzi, scelte ideologiche, magari anche vantaggi sociali ed economici. L'unica cosa che si riesce a comprendere chiaramente è che il "grande fratello" (la superficiale e goliardica trasmissione di Mediaset) rappresenta, alla data odierna, il maggior peccato di Berlusconi.
Chi è davvero Berlusconi? si chiede D'Alema, l'imprenditore che compra e manda in onda un "format" volgare (ma di successo) oppure lo statista equilibrato e moderato. E il baffetto si lancia in un confuso sproloquio sul conflitto di interessi, sull'incoerenza di mister fondo tinta e sulla sua irresponsabilità. Ed io, apolitico per scelta (nel senso che di volta in volta decido di appoggiare o sostenere singole posizioni relative a singoli problemi), non ci capisco più un cazzo.
Credevo che la sinistra avesse ancora qualcosa da dire. Che non avesse abdicato ai suoi ideali "sociali", se non socialisti. Che mi potesse presentare un piano politico a lungo termine che dettasse comportamenti ed indirizzi delle forze costruttive e lavoratrici del paese. Invece un tubo! Scopiazza progetti degli avversari e fa suoi comportamenti della prima repubblica come se facessero, questi si, parte del suo DNA.
Vorrei delle proposte....delle idee... qualcosa, insomma!
Invece ...niente!
Si demonizza l'avversario. Lo si combatte anche in una maniera che ha tutte le caratteristiche della slealtà, ma con una vuotezza di idee, di carattere e di grandezza morale che fanno sicuramente pena se non schifo.
Almeno fossero ordinariamente cattivi o ordinariamente onesti o buoni. Invece danno l'impressione di essere soltanto ordinariamente "quaquaraquà" (praticamente incollati alla poltrona).
Mi dispiace...mi dispiace molto. Invecchiando gli aspetti sociali di tutta la faccenda assumono rilievo e significato assai più pregnanti. Si comprende la fatica, la sofferenza e l'ingiustizia (etica) di molti profitti. Si desiderano soluzioni che abbiano comprensione per i più deboli, pur senza incatenare al giogo dello statalismo i più forti ed i più giovani.
"Fondo Tinta" è un imprenditore capace. Le sue aziende sembrano funzionare ed è abbastanza ricco da potersi dedicare vita natural durante a spendere quanto ha guadagnato in questi anni. Perlomeno lui , personalmente, non ruberà. E quanto meno (lo ha dimostrato la funzionalità della "legge Tremonti") cercherà di rendere questo paese un po' più ricco, magari anche per guadagnare di più.
Non condivido troppe delle sue posizioni ideologiche (cattolico, famigliofilo, probabilmente favorevole ad una globalizzazione spinta, etc. etc.) per dargli una fiducia piena, ma, condizionata e nei limiti di una economia funzionale, beh...magari quella gliela posso dare.
Almeno, avendo io svolto una professione economica, capisco i suoi indirizzi imprenditoriali.
Degli altri, di quella nobile e splendida sinistra con cui mi confrontavo, non riesco più a comprendere nulla.
Ma chi diavolo sono? sembrano persino peggio dei democristiani (senza offesa).
Tralascio l'argomento Veltroni, più americanista di un americano, perché mi fa sentire poco bene, e l'utilizzo politico del "grande fratello" da parte di D'Alema perché lo fa sembrare deficientista più di un vero deficiente.
opinioni
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