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27/02/2001


quoque tu...

E' sempre di ieri/oggi la spiacevole notizia che il leader del Polo ha espresso la meditata opinione che occorre rivedere la normativa sull'aborto (poi parzialmente corretta in senso "non del tutto abolizionista").

Comprendo l'esigenza politica di catturare l'elettorato cattolico, capisco le necessità di trovare (e creare quando possible) accordi di compromesso con gli alleati, ma andarsi a cercare una gatta da pelare così sconcia sembra l'opera di un idiota integrale.

Non credo che alcuno l'abbia costretto, così come non penso che possa essere stato forzato dai suoi vice-capi.

Un gesto "spontaneo", per così dire, e tragicamente squallido.

Ignorare la storia del diritto canonico e la storia delle prescrizioni religiose del cattolicesimo è non soltanto lecito, ma abbastanza normale (almeno tra i cattolici), ma dimenticarsi come andavano le cose prima della legge 194, beh! questo ha dell'incredibile.

Mi permetto di ricordare che all'epoca (e cioé in regime di prescrizione penale del reato di aborto) le statistiche (non ufficiali) parlavano di cifre varianti tra 150.000 e 300.000 aborti per anno (quelle ufficiali parlavano di 100/150.000 interruzioni spontanee), conditi sovente con la morte della disgraziata che aveva "dovuto" ricorrere alla penosissima procedura. Episodi che si verificavano in luoghi spaventosi, con procedure che non avevano alcunché di "sanitario" e tra il disprezzo ed il biasimo della "società".

Attualmente la cifra è di circa 100/130.000 aborti (numero di per se inferiore alle cosiddette precedenti interruzioni spontanee).

Certo l'aborto resta e resterà sempre una procedura da evitare, ove possibile, ma non ha diritto di lagnarsene una Chiesa che sputa sui sentimenti più puri e sani dei suoi fedeli, imponendo loro una vita di ulteriore sacrificio e penitenza per la quale non esiste giustificazione alcuna, così come il branco di dementi imbecilli che tratta mogli e figlie come vacche da sbattere e mungere ( e magari, in qualche caso, da macellare, sia pure astrattamente)..

Silvio, cerca di usare gli stessi criteri liberali che vorresti applicare alle attività economiche anche agli altri settori della società!

Proibizioni e punizioni devono fare parte del corpus sociale, ma solo nei limiti che ne permettono la "funzionalità, e non è questo il caso.

Le censure, al contrario, sono solo inutili e pericolose.

Difendi la Tua politica!

Evita le cretinate demagogiche o torna a fare l'imprenditore.

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opinioni

 

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