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LETTERA DI CLEMENTE
(materiale tratto dall'Enciclopedia Grolier e da altre fonti in parte in bibliografia)
La lettera in questione è indirizzata ad un certo Teodoro, che si lamenta dei Carpocraziani. Venne trovata dal Prof. Morton Smith nel 1958 a Gerusalemme.
Tra i vari passi della lettera cito solo i seguenti:
"In quanto a Marco, dunque, durante il soggiorno di Pietro a Roma, scrisse una cronaca dei fatti del Signore, non già, tuttavia, narrandoli tutti, e neppure accennando a quelli segreti, bensì scegliendo quelli che giudicava più utili per accrescere la fede di coloro che venivano istruiti"
Affermazione questa già di molto interesse in quanto qualifica espressamente l'opera nota di Marco come precostruita a fini particolari.
"Ma quando Pietro morì martire, Marco venne ad Alessandria, portando i suoi scritti e quelli di Pietro (il probabile vangelo di pietro), e da essi trasferì nel suo libro preesistente le cose adatte a favorire il progresso verso la "gnosis" (conoscenza)"
Dopo varie dissertazioni sull'opportunità di tale intervento, Clemente prosegue:
"Perciò, come ho detto più sopra, non si deve cedere a loro (carpocraziani), e quando propugnano le loro falsificazioni non si deve ammettere che il Vangelo segreto è di Marco, bensì lo si deve negare per giuramento. Perchè non tutto il vero deve essere detto a tutti gli uomini"
A questo punto Clemente cita esplicitamente l'intero passo del Vangelo di Marco relativo all'episodio di Lazzaro, completamente espunto dalle edizioni successive e presente, come tale, soltanto nel vangelo attribuito a Giovanni :
"A te , quindi non esiterò a rispondere a ciò che hai chiesto, confutando le falsificazioni mediante le stesse parole del Vangelo. Ad esempio dopo "Ed essi erano per via, diretti a Gerusallemme" e ciò che segue, fino a "Dopo tre giorni egli risorgerà" il Vangelo segreto contiene quanto segue, parola per parola: "Ed essi giunsero a Betania, dov'era una certa donna, il cui fratello era morto. Ed ella venne, si prosternò davanti a Gesù e gli disse:"Figlio di Davide, abbi pietà di me". Ma i discepoli la rimproverarono. E Gesù, incollerito, andò con lei nel giardino do'era la tomba, e subito dalla tomba si udì giungere un grande grido. E avvicinandosi, Gesù rimosse la pietra che chiudeva la porta del sepolcro. E subito, andando dove giaceva il giovane, tese la mano e lo fece levare, prendendolo per la mano. Ma il giovane, vedendolo, subito lo amò e gli chiese di poter rimanere con lui. E uscendo dalla tomba entrarono nella casa del giovane, poichè egli era ricco. E dopo sei giorni, Gesù gli disse ciò che doveva fare, e la sera il giovane venne a lui, portando un drappo di lino sulle sue nudità. E quella notte rimase con lui, perché Gesù gli insegnò il mistero del regno di Dio. E lasciato quel luogo, ritornò sull'altra sponda del Giordano"
Le ragioni dell'eliminazione di questo passo, se si esclude la connotazione omosessuale che potrebbe vedervi un lettore moderno, sembrano essere le allusioni ad un iniziazione di carattere "misterico".
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