VITA DI CASA

Mattina,

Ore 7,30.

Di corsa in ufficio, con la camicia che spunta dalla patta aperta dei pantaloni ed una calza verde ed una blu marin.

Attivo il terminale e mi impiombo su di un paio di problemi fiscali/amministrativi.

Verso le undici mi ricordo di timbrare.

So bene che nessuno oserà mai dirmi un cazzo, ma so anche che, quando guarderanno i miei orari, penseranno di avere alle loro dipendenze un pazzo incontrollabile che lavora un'ora al giorno, timbrando in entrata alle undici ed in uscita alle dodici (di pomeriggio mi dimentico regolarmente di timbrare).

Nessuno sa mai con precisione se ci sono o non ci sono e la cosa non favorisce la mia cosiddetta carriera.

Problemi del Gruppo, comunque, io infatti ho una coscienza di cristallo.

Va in pezzi al minimo urto.

Alle undici e cinquantacinque Lei telefona per comunicarmi la Sua solitudine e la Sua infelicità.

Alle dodici e trentasette, dopo quarantatré minuti di abissale ed incomunicabile dolore esistenziale, Ella mi comunica che, tornando a casa, dovrò acquistare cinque pacchi di merendine, due litri di latte, sei coca-cole grandi, light e normali, ace, biopresto (bucato a mano), sapone di marsiglia, coppe del nonno, etc. etc..

Tutta roba assolutamente necessaria.

Peccato che il mercoledì pomeriggio gli alimentari siano chiusi sino al giorno dopo.

Mentre mi annoto le Sue imperiose richieste il mio cervello esamina mille possibilità a velocità ultraluce.

Potrei fingere un grave incidente stradale e buttarmi con la vespa contro un cartellone pubblicitario.

O mimare un pericoloso collasso vagale.

Vomitare sulla moquette appena arrivato a casa è cosa che ho già fatto e non ci cadrebbe più.

La congedo con cordialità e chiamo immediatamente la mia Capo reparto pregandola di telefonare a tutti i supermercati della zona. Chiamo mia madre per accertare le sue riserve alimentari. Finalmente un collega mi comunica che, a certe condizioni capestro, sua suocera aprirebbe il negozio fornendomi quasi tutto il necessario.

Arrivo a casa carico come una bestia e con il doppio petto stracicato come se avessi fatto il percorso di guerra.

Sorrido allegro pensando che tutto va bene e mi becco una botta di:

"STRONZO!!!…

SEI IN RITARDO DI UN QUARTO D'ORA!? CHE CAZZO HAI FATTO?

TU FUORI A DIVERTIRTI ED IO SEMPRE CHIUSA IN CASA. GUARDA CHE IO NON FACCIO UN CAZZO.

PULISCI TUTTO E NON ROMPERMI I COGLIONI CHE' SONO NERVOSA…"

Il sudore mi si raffredda di colpo su tutto il corpo e mi rendo conto, con orrore, che ho un collasso con contemporaneo attacco di diarrea.

Seduto sulla coppa del gabinetto, parzialmente isolato dalle Sue strida, rifletto su quello che mi dicevano i miei genitori per farmi mangiare:

"O mangi la minestra o salti dalla finestra!".

Attualmente mangerei volentieri la minestra, se qualcuno me la proponesse, e salterei serenamente dalla finestra.

08.10.93




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Marco Capurro

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