POSTEGGIO

Drrriinnn....!

Drrinn....!

Drin....!

Cado dal divano...

A quattro zampe mi avvento verso il telefono e do' una tremenda facciata nel tavolo di radica inglese del settecento.

Con un sapore di sangue e di rigurgito in bocca afferro la cornetta e vi sibilo un "Pronto!?".

"Marco...,

mio caro!..."- cinguetta la Stronza - "sono qui da Cristina e non riesco ad uscire dal posteggio.

(lunga pausa)

Dovresti fare un saltino ad aiutarmi!.?.!".

"Ochei!...arrivo".

Se penso alla settimana che seguirebbe ad una mia risposta negativa mi suicido friggendomi a pezzi con uno zippo.

Controllo il mio attuale abbigliamento: mutande (tipo eminence due taglie più grandi) e canottiera.

Perfetto!

Afferro il Chiodo di mio figlio, mi infilo i Levi's, pianto i piedi nelle Superga slacciate e scendo le scale a balzelloni.

La cosa non ha niente di atletico.

Sono infatti ancora fuso come una campana e ho sbagliato il primo gradino.

Per non schiantarmi contro qualche muro devo adottare la tecnica di discesa del muflone selvaggio delle Ande.

In vespa mi ricordo di non essere sbarbato e di avere i capelli sciolti (porto i capelli lunghi da vecchio Hippy, ma normalmente sono pettinati lisci ed intrecciati sulla nuca).

Ad un semaforo, sotto la pioggia battente, mi osservo in una vetrina e penso sogghignando ingenuamente che farei cagare sotto anche un grosso camionista bulgaro (notoriamente cazzoso).

Dopo circa mezz'ora di sbandate, scivolate e strisciate alla Omar Togni, completamente accecato dalla pioggia e dagli spruzzi di acqua salmastra della litoranea, arrivo da Cristina.

La mia Metà riconosce la vespa, saluta Cristina e guardandomi con sussiego mi porge le chiavi della macchina.

Senza neanche manovrare esco dal posteggio e Le lascio la sua auto.

L'egregia signora mi osserva dal posto di guida con scientifico distacco, mi spara uno "Straccione!..Morto di fame!...non sperare che finisca qui!" e parte in tromba.

Resto lì,

attonito....,

con la pioggia che , scivolando sul collo, scorre fino nell'incavo delle natiche, cercando forse, consolatoria , di raffreddare anche l'unica parte non congelata che mi rimane.

Penso....

Penso che quando mio figlio vedrà il suo Chiodo bagnato fradicio sentiranno il suo strepito sino in Piazza De Ferrari.

Penso che avrei dovuto mettermi il doppio petto e prendere la Range.

Penso che ho cinquant'anni ma sono lo stesso scemo di quando ne avevo quindici.

Mi viene da piangere!...

Poi guardo la mia vespa.

Un 180 GL del '64, giallo merda di piccione, arrugginita, praticamente a pezzi......

Ma...viva!

Cazzo!?!

Non riusciranno a rompermi le reni.

Al massimo mi romperanno le palle.


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