IL PERIODO DI COMPORTO

Sono tornato a lavorare.

Non che avessi smesso, soltanto ho anche ripreso l'attività di lavoratore dipendente, mentre sino a ieri ero in malattia come impiegato e continuavo a svolgere, da autonomo e con molta misura, la mia attività di commercialista professionista.

Insomma io ero e sono uno sporco doppiolavorista.

E' vero che dieci anni di terapie neoplasiche giustificano un mucchio di cose, soprattutto quando sono completamente inutili ed i tuoi terapisti fanno quella ridicola faccina del "non riesco a capire come fa questo disgraziato ad essere ancora vivo e a sembrare sano", ma , in verità io avrei continuato a fare il doppio lavoro anche se non mi fosse venuto il cancro.

Con una serietà ed un paternalismo d'altri tempi l'Istituto di credito per cui lavoro mi ha costretto, al fine di poter continuare a mantenermi, a rientrare al lavoro per quattro mesi.

Lo chiamano il " periodo di comporto" ed è quel quantitativo temporale minimo di lavoro che un bancario deve prestare continuativamente per potersene poi stare a casa due o tre anni senza fare un tubo, sia pure da malato terminale.

Gli esperti della Banca hanno escogitato tutti i meccanismi più astrusi per non violare le leggi sul lavoro ed il Contratto, evitandomi nel contempo ogni sforzo e fatica che potessero essermi di danno.

Permessi per ragioni di famiglia, di studio, di salute, ferie non godute, ferie arretrate, ferie future, visite mediche, visite ai musei, ai canili municipali, etc . etc..

Insomma , dopo avermi riammesso in ufficio, previa visita dell'Istituto di Medicina del Lavoro, che ha accertato il mio stato di perfetta salute (dopo avermi dichiarato malato terminale e completamente invalido appena due anni fa) , sono riusciti a ridurre la mia permanenza al lavoro ad una ventina di giorni effettivi.

All'inizio ero contentissimo.

Mi sembrava una prova di umanità ed una dimostrazione di riconoscenza verso la mia passata attività che meritavano grande apprezzamento.

Ora che sono agli ultimi giorni non so se sia proprio così.

In queste tre settimane ho vagato per i corridoi come un fantasma.

I colleghi mi fermavano solo per chiedermi come stavo e nessuno mi ha mai chiesto di fare alcunché.

Ogni tanto li sentivo discutere di procedure e di modelli di sviluppo che avevo il torto di aver progettato e mi si stringeva il cuore.

Ero completamente inutile.

Un'esperienza terribile!

Non vedo l'ora di tornare a fare soltanto il commercialista, sia pure alle spalle della Banca e dell'Inps. Almeno lì, quando invento una scappatoia fiscale, i miei clienti si comportano come le api con il miele ed io ho una corretta misura della mia importanza.

Almeno credo!?

aprile '96




Per informazioni rivolgersi a:

Marco Capurro

capurromrc@colrag.ge.it
Via Granello, 3/7
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Italia

 


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